5. Ogni promessa è debito

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Silvia
Dopo le parole di Binotto, Silvia si sentiva sopraffatta. Le aveva teso un tranello, ormai era evidente. E lei aveva vinto.
"Mi scuso per averla messa in questa situazione, ma ieri, poco prima della nostra videochiamata, ho ricevuto una lettera di Charles. Sono sincero, non sapevo come fargli cambiare idea. Poi l'ho conosciuta e ho pensato che forse una persona simile a lui potesse mostrargli la strada."
"Crede davvero che abbia mostrato la strada a Charles Leclerc, il predestinato?" Chiese Silvia sarcastica.
"Credo che vedere una giovane ambiziosa abbia risvegliato qualcosa in lui. Comunque, direi di darci del tu. Adesso ti faccio firmare il contratto e ti spiego tutto nei dettagli."

Binotto mostrò alla giovane il contratto in ogni punto; lo aveva già pronto perché, in cuor suo, era certo che la ragazza avrebbe fatto cambiare idea a Charles. Le spiegò il da farsi, le disse che le avrebbe trovato personalmente una sistemazione. Le domandò se aveva il passaporto e rispose di no, le disse di farselo. Poi le chiese di inviare due fototessere per mail per il badge e i pass. Silvia annuiva ma non era propriamente lucida.

"Senta, signor Binotto..."
"Dammi del tu."
"Si, scusa. Mattia, davvero Leclerc voleva lasciare la Ferrari?"
"No, in realtà voleva smettere di correre. Per il futuro, non usi quel soprannome, il predestinato, con lui. Non gli piace."
Silvia annuì e uscì. Adesso era reale: aveva firmato un contratto in Ferrari, aveva conosciuto Leclerc. O meglio, aveva impedito a Leclerc di fare l'errore più grande della sua vita.

Charles
Binotto sapeva come usare le sue armi, poco ma sicuro. Aveva trovato la persona giusta per riaccenderlo. Era la prima volta che qualcuno parlava di mondiale come obiettivo concreto. E quel qualcuno stava uscendo da Maranello proprio in quel momento. Charles mise in moto e suonò il clacson, facendo imprecare la ragazza.
"Si mamma, ti richiamo appena sono in treno e ti spiego tutto ok?"
"Ciao, ti do un passaggio."
"Non serve, grazie comunque."
Fa la difficile, pensò Charles.
"Dai, sali. Sono in debito con te, ma non ti pregherò."
Lei salì e subito chiese: "Sei in debito con me per cosa esattamente, signor Leclerc?"
"Come se Mattia non ti avesse detto tutto, comunque sono Charles."
Il ragazzo staccò la mano dal volante per presentarsi, ma la ragazza lo fulminò.
"Senti, siamo a 180, vedi di rimettere quella mano al suo posto." Lui rise.
Per la prima volta da mesi una risata spontanea increspò il suo volto.
"Guarda che questa macchina potrebbe guidare da sola, e sono abituato ad andare ben più veloce in pista."
"Si dà il caso che io non sia in pista, mentre sono proprio qui adesso e non ho molta voglia di morire. Sai, ho appena conosciuto Leclerc, vorrei raccontarlo." Charles rise di nuovo, ma riappoggiò la mano sul volante, facendo tranquillizzare la giovane.

"Allora, è vero che volevi smettere?"
"Si."
"E cosa ti ha fatto cambiare idea? Binotto dice l'ambizione, ma non credo che si tratti di quello."
"E cosa credi?"
"Non ne ho idea, per questo te lo chiedo." La fiera dell'ovvio.
"Tu hai parlato di mondiale, nessuno lo ha mai fatto. Non con la convinzione con cui lo hai detto te."

Arrivarono alla stazione di Modena in netto anticipo rispetto all'orario del treno.
"Abbiamo tempo... Vuoi provare a guidare la mia bimba?" Silvia sgranò gli occhi. Ho firmato un contratto di lavoro in Ferrari, ho conosciuto Leclerc e ho guidato la sua macchina. Una bella storia da raccontare, pensò Silvia.
"In realtà non guido." Toccò a Charles sgranare gli occhi.
"Non hai la patente?" Tentò il pilota.
"In realtà ce l'ho, ma ho paura di guidare." Charles rise di gusto, e Silvia gli diede uno schiaffetto sul braccio.
"Io ti salvo la carriera e tu ti prendi gioco di me in questo modo, veramente?"
"Hai ragione, scusa. Facciamo un patto, ci stai?"
"Dipende..."
"Dai!"
"Ok, ci sto. Dimmi."
"Prometto che ti faccio passare la paura di guidare." Silvia rise scuotendo la testa, ma notò che Charles era decisamente serio.
"Dai, tocca a te."
"Ok, prometto che farò del mio meglio per farti ritrovare la passione, per farti avere di nuovo il desiderio di correre."

Charles rimase senza parole. Pensava che lei tirasse in mezzo il mondiale, non dando peso alla promessa fatta a uno sconosciuto, ma non lo fece. Invece lo guardò dritto negli occhi e colpì il suo punto debole, come se sapesse esattamente dove mirare per fare più male. Eppure, per la prima volta, Charles si sentì protetto, non giudicato.
"Adesso devo andare, il treno è in arrivo. Grazie per il passaggio."
Lasciò un piccolo bacio sulla guancia di Charles e uscì dalla macchina, lasciandolo confuso e intontito. Chissà se manterrai la tua promessa, pensò Charles guardandola sparire nel sottopassaggio della stazione.

PROMISES - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora