19. Mi rendi le cose difficili

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Silvia
Quando Silvia aprì gli occhi si rese conto di essere sola. Si guardò intorno e notò i vestiti della sera precedente ancora sparsi sul pavimento. Si sentiva stordita dalla notte appena passata. Si alzò e raggiunse il bagno, vestendosi lungo il tragitto. Guardandosi allo specchio notò il segno rosso sul collo lasciato da Charles: maledetto.
Fece un respiro profondo prima di scendere le scale e affrontare il pilota.

Lo trovò ai fornelli, con addosso solo i pantaloncini. Avvicinandosi notò il segno della sue unghie sulla schiena e sorrise. Lui sembrava concentrato sulla padella perché non si rese conto del suo arrivo. Si soffermò a guardare quel corpo che aveva stretto, baciato, sfiorato. Solo adesso notava molti particolari: i muscoli tesi, le vene sulle braccia leggermente in evidenza, i capelli scompigliati. Il monegasco sentì di essere osservato e si voltò.
"Buongiorno, dato che ieri ho fatto il furbo sto preparando i pancake."
Notò in quel momento il telefono vicino ai fornelli, una video ricetta sullo schermo. Sorrise per il gesto del ragazzo.

Si accomodò al tavolo e attese la sua colazione. L'atmosfera era serena, rilassata: sicuramente diversa da quella che si era aspettata. Charles la raggiunse in pochi minuti, con un piatto di pancake, nutella e fragole. Era sinceramente stupita: si era impegnato davvero.
Iniziò a mangiare e assaporò quella colazione che aveva ancora il gusto della serata precedente.
Charles la guardava di tanto in tanto e lei stava attenta a tenere gli occhi sul piatto: aveva molto da dire, ma la situazione che si era ritrovata davanti non era quella che aveva immaginato. E il pilota mezzo nudo seduto di fronte a lei non aiutava.

Charles
Non aveva detto una parola. Neanche una. Aveva fatto di tutto per farla sentire a suo agio: immaginava che al risveglio si sarebbe trovata a dover affrontare i dubbi e le domande che quella notte avevano scatenato. Si era sforzato di mostrarsi calmo, misurato. Stava davvero provando a comportarsi come prima di quella notte, ma la ragazza gli rendeva le cose difficili.
"Sono buoni." Disse all'improvviso lei, spezzando il silenzio nel quale si era trincerata.
"Quel tono stupito non mi piace."
Lei sorrise, ma non era lo stesso sorriso che aveva sul volto il giorno precedente. Gli era bastato guardarla negli occhi per un decimo di secondo per capire che qualcosa non andava.

Nonostante i tentativi, Charles faceva fatica a nascondere il suo nervosismo. Una marea di domande si facevano strada nella sua mente. Accanto ai pensieri più stupidi, alcuni dubbi iniziavano a fargli capire le implicazioni di quella notte. E così, nonostante la paura di ricevere risposte, si trovò costretto a interpellare la ragazza.

"Stai bene?"
Ma che cazzo di domanda è? Avete scopato, non fatto un incidente, si disse immediatamente Charles.
"Si, tu?"
"Benissimo. Anche se stai dicendo una cavolata e questo mi fa stare un po' meno bene."
Lei sorrise. E sospirò.
"Charles, penso che dovremmo prenderci qualche giorno."
Lui sorrise. Non sapeva se essere felice di conoscerla così bene o deluso per aver ricevuto la conferma che quella notte non si sarebbe ripetuta.
"Certo, lo capisco. Ti ho fissato un volo, oggi pomeriggio."
Silvia lo guardò un po' di traverso e lui specificò il suo intento.
"Non voglio che tu vada via. Credimi, sarei più che felice se tu decidessi di restare. Ma un po' ti conosco, e so che adesso vuoi solo andare più lontano possibile da me."

Charles lo aveva sempre saputo: nel momento in cui l'attrazione tra i due fosse esplosa, lei sarebbe fuggita. Un po' la capiva: più volte gli aveva spiegato il valore che quel lavoro aveva per lei. E avere un rapporto di quel tipo con il proprio pilota era decisamente poco professionale.
Da quel punto di vista, fu sollevato dal fatto che lei avesse deciso di mettere al primo posto il lavoro. Sentiva di avere di fronte una persona esattamente come lui: motivata, con un focus preciso, in grado di controllare le emozioni. Anche se quella notte non erano stati poi troppo bravi a controllarsi.

"Quindi ci vediamo direttamente al gran premio."
Sapeva degli impegni del ragazzo. Lui non aveva ben realizzato la cosa: due mesi senza vederla. Dopo quei giorni passati insieme, 24 ore su 24, gli sembrava strano pensare di trascorrere tutto quel tempo lontano da lei.
"Qualche giorno prima, credo." Rispose cercando di non dare a vedere il suo dispiacere.
Lei si ritirò nella sua stanza, probabilmente per fare la valigia.

Gli sembrava impossibile che tutta la passione della sera precedente si fosse spenta così. Non poteva sapere che Silvia, al piano di sopra, si stesse chiedendo se non fosse più giusto restare, e viversi il cataclisma che sentiva dentro ogni volta che lui la guardava.
Si disse che doveva farle capire ciò che aveva significato per lui quella notte, e la raggiunse.
"Senti, prima di accompagnarti in aeroporto, volevo darti una cosa."
Andò in camera e raccattò la maglietta che aveva la sera precedente, che si trovava ancora per terra.
"Non credo ti piaccia particolarmente, ma dal modo in cui me l'hai tolta penso che dovresti tenerla."
Che discorso di merda.
Lei rise e arrossì simultaneamente.
"So che è una stronzata, ma vorrei farti capire che per me non è stata una scopata fatta tanto per. Tu mi piaci, davvero. E voglio che te lo ricordi."
Silvia sospirò a lungo prima di rispondere.
"Mi rendi le cose difficili, Charles. Soprattutto se ti presenti senza maglia e con quella faccia."
Eccola di nuovo, l'indole provocatrice che si faceva strada per nascondere il dubbio e l'emozione.
Gli prese la maglietta dalle mani e la piegò con cura, prima di metterla in valigia.
"Immagino che adesso vorrai qualcosa di mio."
Vorrei le tue labbra, le tue mani, i tuoi baci e i tuoi sospiri. Ma non poteva dirlo e si limitò a sorridere.

Lei però si avvicinò e lo baciò. Un bacio tenero e dolce.
"Non ho molto altro da darti, al momento."
Silvia aveva capito che nessun oggetto sarebbe stato in grado di lasciare al monegasco qualcosa di lontanamente comparabile alle sue labbra. Le fu grato per quel gesto e sorrise. Con la consapevolezza che forse non avrebbe più sentito quel sapore.

PROMISES - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora