14. Sei fidanzata?

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Silvia
Si stava rigirando nel letto da ore, incapace di prendere sonno. Il viaggio, a differenza di Charles che era visibilmente distrutto, non l'aveva provata più di tanto. Il ricordo di poche ore prima, sul divano, le rendeva difficile addormentarsi.
Mi stai provocando, chérie?, le aveva chiesto Charles, con un tono di voce che lasciava poco spazio all'immaginazione.

Per un attimo, aveva pensato di rinunciare a quello stupido scherzo per gettarsi nel turbine che intravedeva negli occhi del ragazzo. Poi però, si ricordò il motivo della sua presenza lì. Si ricordò si avere di fronte non un ragazzo comune ma un pilota di Formula 1.

Doveva decisamente porre fine a quel lato del suo rapporto con Charles. Si conoscevano da poco, ma l'attrazione tra i due diventava ogni secondo più evidente. Ogni volta che la situazione prendeva quel risvolto, Silvia sentiva le sirene di pericolo accendersi nella sua testa. Charles era indubbiamente bello. Aveva immediatamente notato gli occhi del pilota: l'eterocromia rendeva il suo sguardo impossibile da dimenticare. Sorrideva sempre, lasciando intravedere le fossette ai lati delle labbra. Ed era dannatamente sveglio, furbo ma gentile, intelligente ma senza arroganza. Il classico ragazzo per cui avrebbe facilmente perso la testa. Ma era un cazzo di pilota.
Doveva togliersi dalla testa ogni pensiero diverso dal mondiale: era lì per quello.

L'indomani Silvia si svegliò con l'odore di pancake per tutta la casa. Le sembrava strano che Charles si fosse dedicato alla cucina, e infatti scendendo vide una donna bionda ai fornelli. Alle sue spalle, la voce di un giovane la raggiunse, assieme a quella di Charles.
"Buongiorno, mio fratello e mia mamma mi hanno fatto una sorpresa." Disse il ragazzo quasi per scusarsi.
"Lieta di conoscervi, sono Silvia."
"Arthur."
Sentì i due fratelli parlottare mentre si avvicinava alla donna.
"Piacere cara, sono Pascale."
Silvia ringraziò di aver imparato un po' di francese.
"Sono felice che tu sia nel team di mio figlio, gli ho sempre detto che le donne sono più sveglie."
Lei sorrise e poi si accomodò a tavola. Fare colazione con la famiglia Leclerc quasi al completo non era di certo ciò che si era aspettata dal suo primo giorno a Miami.

Però la giornata si rivelò piacevole; Pascale e Arthur si allearono immediatamente contro Charles, tirando fuori aneddoti divertenti e mettendolo in imbarazzo.
Lei rise, dando man forte ai due, raccontando della serata precedente, senza entrare nei dettagli delle battute che si erano scambiati.
"Non sembra ma è sempre stato pauroso, da bambino entrava di nascosto nel mio letto sostenendo che il mostro nell'armadio volesse mangiarlo."
I tre risero di gusto; Charles sembrava leggermente infastidito, ma sorrideva ai racconti della madre.

Charles
Ci mancavi solo tu, mamma, pensò Charles vedendo Silvia prendersi gioco di lui con la sua famiglia. Non si aspettava quella visita, ed era certo che se avesse detto loro della presenza della ragazza non sarebbero piombati in casa in quel modo. Ormai però il danno era fatto. Si sarebbero trattenuti solo pochi giorni, prima di volare a New York, dove Arthur avrebbe partecipato a un evento di beneficenza.
Mentre la madre sistemava la casa, Arthur si diresse verso la piscina. Charles ne approfittò per parlare con Silvia.
"Mi dispiace, non avevo idea che si sarebbero fermati qui."
"Non devi chiedermi scusa Charles, è la tua famiglia, ci mancherebbe. Anzi, sono felice di averli conosciuti." Silvia era sinceramente felice.

"Per quanto riguarda le camere..."
"Tranquillo, posso stare sul divano, o andare in hotel come aveva suggerito Binotto."
"Cosa? No, assolutamente. Tu resti qui. Solo che, ecco..."
Charles sembrava titubante.
"Non pensare male, ma dovremmo condividere la stanza, se per te va bene."
"In realtà preferirei condividerla con tuo fratello." Dopo un attimo di shock il monegasco sorrise.
"Scordatelo, è piccolo, me lo traumatizzi."
"Eh addirittura, non è che sei geloso?"
Charles notò negli occhi della ragazza la stessa luce della sera precedente: stavano entrando, di nuovo, nella pericolosa atmosfera rovente che lei aveva prontamente interrotto con quello stupido scherzo.
"Non mi rispondere. Va bene, vieni tu qui?" Lo gelò lei.
"Si, mamma è abituata a stare nell'altra stanza."

La giornata fu piacevole: Arthur sembrava molto interessato a Silvia. Non aveva evitato battutine, ma aveva trovato una ragazza che rispondeva per le rime ad ogni sua frecciatina. La madre rideva di gusto, vedendo la strana complicità che entrambi i suoi figli avevano instaurato con la giovane italiana.
"Sei fidanzata?"
Chiese d'un tratto, rivolta alla giovane.
"No, mi sono lasciata qualche mese fa."
"Ti ha lasciata lui?"
"Mamma!" Urlò Charles, ritenendo che la madre avesse ampiamente superato il limite.
"Beh che c'è? Se non vuole rispondere me lo dirà lei, non credi?"
"Nessun problema. L'ho lasciato io. In realtà ci sono andata dietro per anni, poi ci siamo fidanzati e mi sono accorta che lo avevo idealizzato troppo."
"Succede spesso, soprattutto alle ragazze sveglie come te. Non ti accontentare di un ragazzetto, hai bisogno di un uomo. Altrimenti meglio senza."
Silvia sorrise, approvando le parole della donna.
"Bene, ora che le hai fatto il terzo grado direi che possiamo uscire."
Pascale fulminò il più piccolo dei suoi figli, che prontamente rispose.
"Non si può nemmeno scherzare." Urlò Arthur tra l'offeso e il preoccupato.

I tre ragazzi uscirono e Pascale si chiese chi dei due si sarebbe innamorato prima di quella ragazzina tutto pepe.

PROMISES - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora