9. Ti faccio vedere come si guida

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Silvia
Il primo giorno del suo nuovo lavoro in Ferrari era terminato e stava aspettando l'arrivo di Charles Leclerc. A pensarci era tutto assurdo, per un attimo Silvia si chiese in quale momento la sua vita fosse diventata un cazzo di film.
Il campanello interruppe i suoi pensieri. Charles era davanti al suo palazzo.
"Scendi?" Chiese sorridendo attraverso il videocitofono. Silvia uscì di casa e si avviò all'ascensore.

Non appena le porte si aprirono notò la Portofino, la stessa del suo primo giorno a Maranello.
"Non penserai che io guidi quella, vero?"
"Cosa ti fa pensare che ti lascerei guidare la mia bimba?"
"Il fatto che me lo hai proposto due mesi fa, senza nemmeno conoscermi."
Charles rise di gusto e lasciò un bacio sulla guancia della giovane. Sentì il suo profumo, lo stesso che gli aveva lasciato in macchina a novembre.
"Dai sali, facciamo un giro e poi ti porto a guidare."
"Senti, non c'è bisogno, davvero. Neanche mi serve l'auto, sono a due passi da tutto."
"Stai già iniziando a trovare scuse?"
Silvia incassò il colpo e si lasciò andare a un sospiro.

"Allora, raccontami qualcosa di te. Non so niente, non posso neanche spiarti sui social."
Silvia rise. Leclerc che mi spia sui social, siamo nel multiverso, pensò.
"Mi chiamo Silvia, sono di Siena, ho 25 anni. Sono laureata in lettere e prima di perdere la testa lavoravo in una casa editrice."
"Perché perdere la testa, non ti piace qui?"
"Prendo la metà di quello che prendevo a Siena, non ho idea di quello che devo fare e non sono sicura di saperlo fare. L'unico motivo per cui sono qui sei tu."
Charles la guardò stranito, come per chiedere spiegazioni.
"Non fare quella faccia, non sono mica scema. Sono qui perché ti ho convinto a non smettere, e non l'ho neanche fatto volontariamente. Ho visto come mi guardavano tutti..."
"Aspetta, se pensi che in Ferrari sappiano qualcosa sei fuori strada. Solo io, te e Binotto siamo a conoscenza di quel giorno. Però se ti sei sentita osservata credo che sia proprio colpa mia. Sai, avevo preannunciato prima del tuo arrivo che ti volevo nel mio team, molti sono in Ferrari da anni e ambiscono a lavorare per me. Erano invidiosi, nient'altro."
"Immagino di doverti ringraziare..."
Charles sorrise e poi si concentrò sulla strada.
"Allora, me lo dici dove stiamo andando?"
"Adesso lo vedi."

Charles
Il pilota entrò in un cancello con la Portofino e parcheggiò in garage.
"Benvenuta a casa mia."
Silvia lo guardò perplessa.
"Tranquilla, solo per prendere la macchina. Non sono quel tipo di ragazzo."
La ragazza sembrava combattuta: se da un lato si sforzava di mantenere una certa distanza, dall'altro non riusciva a celare la simpatia provata per il monegasco.
Charles adorava vederla trattenere le risate, per poi cedere e ridere di gusto.

"Ok, hai la patente quindi sai come si guida."
Silvia era visibilmente nervosa, ma sperò che si fidasse di lui.
"Sono ore che penso che sia una cavolata, ma ora che sono qui confermo che è proprio una stronzata."
"Non ti ascolto nemmeno, metti in moto e andiamo al circuito, la strada è questa."
Disse perentorio Charles, indicandole il navigatore.
"Non mi dire che ti arrendi così facilmente..."
Colpita nell'orgoglio, Silvia partì.

Charles riconosceva l'insicurezza delle prime guide e poteva percepire lo stato d'ansia della giovane.
"Beh, stai andando bene. Non sembri una che ha paura di guidare."
"Perché in questo momento non ho paura di guidare. Ho paura di schiantarmi e di porre fine alla tua carriera. O alla tua vita."
Charles rise. Te la devo comunque la mia carriera, pensò il ragazzo.

Dopo i primi minuti Silvia si era sciolta. Guidava con più sicurezza e si era decisa a spingere sull'acceleratore.
"Abbiamo superato il livello nonna. Adesso guidi proprio come mia madre."
"Non credo che il tuo metro di giudizio sia obiettivo. Siamo a 65, è notte e non so dove cazzo stiamo andando. Mi sembra anche troppo."
Charles alzò le mani in segno di resa, ridacchiando.
"Sono certa che tua madre mi darebbe ragione."
"Oh senza dubbio, se potesse mi brucerebbe la patente. E anche le macchine."
I due risero di gusto e raggiunsero, finalmente, il circuito.

"Non te la sei cavata male. Ora però ti faccio vedere come si guida."
Charles fece segno a Silvia di seguirlo all'interno. Entrarono in un garage e il pilota alzò il telo che copriva la vettura.
"Metti il casco e vieni con me."
"Col cazzo."
Charles era sconvolto dalla totale assenza di reverenza mostrata dalla ragazza. A lei non fregava assolutamente niente di avere di fronte Leclerc: non filtrava le sue risposte e non modificava il suo carattere davanti a lui. Lo faceva impazzire.

"Prometto che non andrò troppo veloce. Anche perché non sanno che sono qui, e vorrei evitare che lo scoprissero perché ci schiantiamo."
"Mi stai dando sempre più motivi per non farlo."
Convincerla si sarebbe rivelato più difficile del previsto, ma Charles era determinato a usare le sue carte.
"Mettiamola così: per essere parte del mio team devi capire come guido, la mia tecnica, i miei punti deboli. E quale modo migliore se non salire in quella macchina con me?"
"Non ho mai chiesto di essere parte del tuo team, Leclerc."
Sputò acida Silvia, facendo sorridere il monegasco. Però mise il casco e salì in macchina.

"Tu sei pazzo."
Urlò Silvia uscendo dall'auto.
"Ma che cazzo di problemi avete, mi sta per venire un infarto."
Charles rideva: si era immaginato una reazione simile, ma vederla era tutta un'altra cosa.
Il pilota sistemò la macchina e chiuse il circuito, raggiungendo Silvia nel parcheggio.
"Non mi dici neanche bravo?"
La ragazza lo fulminò e lui capì che era meglio evitare ulteriori frecciatine. Si mise in auto e rispettò tutti i limiti di velocità, diretto verso la casa di Silvia.
"Bravo, questa guida mi è piaciuta."
Lui sorrise, la paura aveva lasciato spazio all'adrenalina.
La ragazza gli lasciò un bacio sulla guancia e salì in casa.

Charles raggiunse la sua villa e si buttò sul letto. Notò subito il messaggio di Silvia.
'Grazie.'
Un messaggio tanto semplice quanto significativo. Ripensò a quella conversazione in macchina: l'unico motivo per cui sono qui sei tu, aveva detto Silvia.
Charles sorrise, poi rispose alla ragazza.
'A te, chérie.'

PROMISES - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora