2. La rabbia e la passione

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Novembre 2022
Charles
L'ultimo gran premio si era appena concluso determinando la vittoria di Verstappen: secondo titolo mondiale. E Charles Leclerc, il predestinato, niente.
La stagione era stata complicata per la Ferrari, che si era dovuta accontentare di un doppio secondo posto nelle classifiche costruttori e piloti.

Charles non era soddisfatto: era il primo pilota eppure non sembrava così. Dopo Silverstone, il team aveva più volte fatto la scelta sbagliata. E Charles ci aveva messo del suo. Era finito a muro tre volte nelle ultime 4 gare, non una buona media.

E adesso, nella sua camera super lusso ad Abu Dhabi, con il team che festeggiava nella hall, pensava a come porre rimedio al peggior anno della sua vita. E ne aveva avuti, di anni di merda.
Quello però li superava tutti: non si sentiva capito. Da nessuno. Il team non lo supportava, il suo compagno di squadra sembrava non avere la sua stessa ambizione, la fidanzata continuava a ripetere che le cose sarebbero migliorate. Come, se non faccio niente per cambiarle?, si chiedeva Charles.

Il monegasco si sentiva saturo, e quella sera scoppiò. Mandò la fidanzata alla festa Ferrari, promettendole che l'avrebbe raggiunta. Inventò una scusa credibile con il team principal. Poi fece la valigia, uscì dal retro dell'hotel, e raggiunse l'aeroporto. Qui un jet privato che gli era costato più di quanto avrebbe mai ammesso lo riportò a casa.

Pianse per tutto il viaggio, il predestinato. Era un peso che sentiva addosso da quando aveva iniziato a correre: prima la morte di Jules, poi la morte del padre. E ogni evento della sua vita sembrava irrimediabilmente avvicinarlo al suo destino. Hai sofferto, ma vincerai. E invece la vittoria non arrivava mai.
Charles era stanco, annebbiato dalla delusione, e come spesso succede nei momenti di down prese una decisione drastica: basta correre. La Ferrari lo avrebbe scoperto il giorno successivo, leggendo la lettera che Charles aveva chiesto di far recapitare a Binotto.

Aveva deciso, e per la prima volta si sentiva davvero libero. Libero da quel nome che lo legava a un destino che, forse, non era il suo. Però si sa, le cose non vanno mai come ti aspetti, e il destino di Charles stava già camminando verso di lui.

Silvia
"Allora, chi ha vinto?" Chiese Silvia al padre rientrando in casa dopo una domenica passata con le amiche.
"Verstappen, ovviamente." Un sorriso amaro increspò le labbra del padre.
Se non altro quello strazio era finito: dopo Silverstone aveva seguito con più passione le gare, e l'unica costante era la cazzata quotidiana della Ferrari. Che fosse colpa del team o del pilota aveva poca importanza: non c'era mai stata una gara tranquilla.

Silvia si sentiva frustrata, soprattutto vedendo la delusione sul volto di Leclerc: sembrava ogni domenica più incazzato, ogni domenica meno sicuro. Aveva iniziato a sbagliare le cose più semplici, e anche quando le gare andavano bene non sembrava felice. Sembrava aver perso la voglia e la passione. Proprio mentre in lei cresceva quella passione smisurata per le quattro ruote.

E proprio quella passione crescente l'avevano spinta a rispondere a un'offerta di lavoro: tirocinante in Ferrari. Non aveva senso. A settembre aveva trovato un buon lavoro a due passi da casa. Quel tirocinio le avrebbe garantito la metà dei soldi a più di 130 km di distanza. Però sentiva di doverlo fare. Inviò il proprio curriculum, consapevole di non avere tutti i requisiti richiesti: nessuna conoscenza ingegneristica. Per compensare, allegò una lettera di presentazione dettagliata in cui spiegava in cosa avrebbe potuto aiutare il team.

Non si aspettava neanche di ricevere una mail di replica, figuriamoci di riceverla la domenica dell'ultimo Gran Premio. E invece, accedendo il pc, si accorse della risposta. Una mail fin troppo formale la informava di aver convinto, con la sua lettera, di meritare una possibilità. Avrebbe avuto un primo colloquio conoscitivo a distanza. In caso di esito positivo, sarebbe stata contattata per raggiungere la sede di Maranello.

Silvia pensava che fosse un sogno, ma si ridestò all'istante: il colloquio su zoom sarebbe stato il giorno successivo. Si rese conto che quella notte non avrebbe dormito.

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