21. Se lo scoprono sei fuori

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Charles
Ci siamo. Il primo weekend di gara.
Il monegasco si sentiva elettrizzato e tremendamente agitato. Non era mai stato tanto teso prima di una gara. Sembrava tutto ragionato ai minimi dettagli: avevano provato il cambio gomme, studiato la strategia, lui si sentiva fisicamente pronto. Eppure non riusciva a trovare la calma che lo aveva sempre caratterizzato.
Già durante le prove libere aveva avvertito una tensione estranea al suo modo di essere e di guidare. Le qualifiche erano andate bene. Aveva finito in terza posizione: un buon risultato per iniziare.

"Sei stato bravo."
Silvia si era integrata bene nel team, e aveva mostrato entusiasmo per il primo weekend nel paddock. Lui l'aveva osservata: si muoveva con scioltezza tra le varie aree del circuito. Si confrontava con gli ingegneri, con gli addetti stampa, con Binotto. Sembrava essere nata per stare in pit lane.
"Questa è la versione ufficiale, adesso dimmi la verità."
Lei sorrise, lasciando intendere al ragazzo di averci preso. Aveva altro da dire.
"Tra curva 5 e curva 8 hai perso qualche decimo, molti più degli altri."
"Perché non me lo hanno detto?"
"Perché non lo hanno notato?" Azzardò lei pungente.
"Dai, certo che lo hanno notato. Dovrei licenziare tutto il team altrimenti."
"Allora fatti due domande, no?"
Non capiva dove volesse andare a parare Silvia. Sembrava sapere qualcosa che lui non sapeva.

"Silvia, mi spieghi?" Chiese più risoluto.
"Ti ho sentito in radio, hai avuto qualche momento di vuoto. Hai detto di non voler sentire altro. Il team ti ha preso in parola, ti avrebbero detto tutto domani. Ma io non credo che sia la cosa giusta."
"Quindi mi stai dicendo queste cose anche se il team aveva optato per una strategia diversa?"
Lei si limitò a guardarlo di traverso.
"Se lo scoprono sei fuori."
"Allora vedi di mostrarti sorpreso domani mattina."
E sparì.

Silvia
Le qualifiche erano andate abbastanza bene, questa era la sensazione generale nel paddock. A lei invece erano sembrate un completo disastro: Charles era andato nel panico, la macchina di Carlos lo aveva abbandonato dopo qualche giro, le Red Bull sembravano nettamente più veloci.
Avete il prosciutto sugli occhi, avrebbe voluto dire lei agli ingegneri esultanti.
Aveva visto Charles e aveva preso una decisione completamente folle. Le indicazione del team erano nette: solo complimenti, domani affronteremo la questione errori e tempi.
Certo, e come farà a capire come risolvere il problema se glielo fate notare due ore prima della gara?, avrebbe voluto urlare Silvia.
E prese una decisione che di certo non aveva l'autorità di prendere: ma era arrivata lì con un obiettivo, e sarebbe stato impossibile raggiungerlo adattandosi silenziosamente alle assurde strategie del team.

Sperava che le cose andassero meglio in gara, soprattutto dopo il suggerimento che non avrebbe dovuto dargli. Quella mattina Charles si era effettivamente mostrato sorpreso nel briefing col team, e aveva prontamente collaborato per migliorare i tempi. Non le aveva rivolto una parola, nonostante lei fosse lì a due passi. Solo poco prima di allontanarsi per l'inizio della gara le aveva rivolto uno sguardo che non aveva saputo decifrare.

La gara era già a metà e Silvia aveva notato che i tempi del ragazzo erano decisamente migliori rispetto alla sera precedente: era riuscito a non perdere il passo delle due Red Bull che lo precedevano, ma recuperare sarebbe stata un'impresa ardua.
A una decina di giri dalla fine le conversazioni con il team radio si fecero più tese: Silvia aveva intuito la volontà del pilota di spingere per provare ad agguantare un piazzamento migliore. Il muretto, al contrario, voleva mantenere la posizione e evitare rischi inutili.
Pur comprendendo l'ambizione di Charles, non poteva che dar ragione al team: le Red Bull erano oggettivamente irraggiungibili e un terzo posto non era male.

Il ragazzo però non voleva saperne: Silvia si rese conto che non avrebbe rispettato le indicazioni del team. Si avvicinò pericolosamente a Perez, in seconda posizione, e tentò il sorpasso. Il messicano non aveva alcuna intenzione di cedere il suo posto e chiuse la traiettoria, obbligando Charles a frenare.
Dopo pochi secondi la Ferrari numero 16 si era schiantata contro le barriere.

Silvia trattenne il fiato per interminabili secondi, fino a quando il pilota non uscì dalla macchina sulle sue gambe e apparentemente intero. La preoccupazione lasciò spazio alla rabbia.
Sentiva il team mormorare.
È sempre il solito, diceva qualcuno.
Aveva gettato nel cesso i primi punti del mondiale, aveva distrutto l'auto, aveva rischiato di farsi male. Aveva letteralmente sputato su mesi di preparazione.
Silvia si sentiva frustrata: aveva preso parte all'enorme processo di studio necessario per arrivare pronti all'inizio della stagione, e vedere sfumare un podio così la faceva incazzare.

Poi però vide Charles rientrare nel paddock, con un volto che lasciava poco spazio all'immaginazione. Era deluso, lo sguardo basso che non riusciva a nascondere gli occhi lucidi, la rabbia che trapelava da ogni gesto e movimento.
Il post gara fu teso: nessuno sapeva cosa dire durante il briefing e fu Charles a parlare.
"Mi dispiace, ho fatto una cazzata. Pensavo di passare. Scusate, davvero."
Nessuno commentò oltre la situazione e l'attenzione si spostò su Carlos che si era piazzato undicesimo. Di certo non il primo gran premio che Silvia si aspettava.

Si stava per mettere a letto quando sentì una notifica.
'Possiamo parlare? In terrazza, tra 5 minuti.'
Era Charles: non sapeva come avesse il suo numero.
Prese una felpa, uscì dalla stanza e si diresse in terrazza.

PROMISES - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora