13. Hai paura, per caso?

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Charles
Arrivati a Miami, i due ragazzi salirono su un van che li portò nell'abitazione del pilota.
"Accidenti, ti tratti male." Disse Silvia vedendo la villetta in cui avrebbe soggiornato per tre settimane.
"Guadagno parecchi soldi, è il caso che li spenda, no?"
Rispose il ragazzo sorridente.
Prima di salire, fecero un giro del giardino: Silvia notò il prato curato, le palme, la piscina. Poi, voltando di poco lo sguardo, una Ferrari attirò la sua attenzione. Era nera e lucidissima.
"Tutti gli anni affitto questo posto, e quell'auto, per non sentire troppo la mancanza della mia bimba." Disse il pilota, anticipando le domande della giovane.
"Sei proprio un viziato." Sentenziò Silvia, mentre si dirigeva all'interno.

Charles aveva sempre odiato quel tipo di commenti, ma con il tempo aveva imparato a farci l'abitudine. In fin dei conti era vero: il fatto che potesse permettersi il lusso più sfrenato non lo obbligava di certo a scegliere l'auto più costosa o la villa più bella. Però, quasi sempre, la sua scelta ricadeva su quello. I soldi non sarebbero mancati e aveva deciso di viverseli. Senza esagerare, come ripeteva sempre mamma Pascale, ma senza fare i finti umili.
Amava le Ferrari e poteva tranquillamente permettersi di affittarne una quando si trovava lontano dalla sua. Perché non farlo?

"Allora, mi mostri la camera?"
"Cosa ti fa pensare che avrai la tua camera?" Rispose Charles provocatorio.
"Vuol dire che la cercherò da sola."
Il monegasco rise e seguì la ragazza su per le scale, togliendole di mano la valigia che si ostinava a trascinarsi dietro.
"Quella in fondo è la mia. Questa invece è tutta per te."
Charles si era fatto un'idea guardando il profilo della ragazza, che infatti si mostrò felice di poter godere del tramonto dalla sua stanza.
La lasciò sistemare le sue cose, le mostrò il suo bagno e poi si defilò nella sua stanza. Si buttò sul letto e si scoprì stanco di quel viaggio: in effetti, di solito era abituato a passare gran parte delle sue traversate oceaniche dormendo. Quella volta, la parlantina di Silvia lo aveva tenuto sveglio.
Si ripromise di riposare solo per qualche minuto, ma non fece in tempo a impostare la sveglia che era già caduto tra le braccia di Morfeo.

Silvia
Aveva appena finito di sistemare le sue cose quando, uscendo dalla camera, notò Charles nella sua stanza. La porta era aperta e lei si avvicinò. Stava dormendo. Di brutto. Non aveva neanche aperto le valigie, notò Silvia. Facendo meno rumore possibile tornò indietro e scese in salotto.

Dopo due ore, Charles la trovò in cucina a preparare la cena.
"Cosa stai facendo?"
"Sono in cucina, ci sono delle padelle e del cibo, tu che dici? La dormita ti ha rincoglionito."
Il ragazzo sorrise, ormai rassegnato alle rispostine della giovane.
"Dove hai preso questa roba?"
Silvia rise. Ti ha proprio rincoglionito, si.
"Sono andata a fare la spesa e ora sto cucinando." Spiegò lei come se stesse parlando con un bambino.
"Si ma..."
"Pollo, insalata con pomodori e avocado, pane di segale. Ho la tua dieta, smetti di far girare il cervello e siediti, tra 10 minuti ceniamo almeno ti riprendi."
"Si forse è meglio." Rispose il ragazzo ancora sfasato dal viaggio e dalla dormita.

Silvia portò in tavola i due piatti e i due iniziarono la prima cena americana.
"Grazie per la cena, avrei pensato a tutto io ma..."
"Ma la principessa era troppo stanca dal viaggio." Lo schernì Silvia.
"In effetti si, la tua presenza mi ha impedito di dormire come avrei voluto." Charles rispose piccato.
Silvia sorrise, sorpresa dal repentino cambio di atteggiamento del pilota. Poi, come tutte le altre volte, l'atmosfera tornò quella cordiale di sempre.
"Seriamente, sei mia ospite. E invece mi sembra più il contrario... prima quando ti ho visto ai fornelli mi sembravi mia mamma."
Silvia rise, ma il ragazzo sembrava serio.
"Non prendermi in giro! Sembri davvero mia mamma... specialmente quando guidi."
"A proposito di guida, ho preso la tua bimba di riserva."
Charles spalancò gli occhi.
"Sei davvero andata a far la spesa con la Roma?"
"Non te l'ho battuta, tranquillo."
Charles sorrise.
"Vorrei anche vedere, se la danneggio partono 20000 euro."
Adesso fu Silvia a sbiancare. Poi Charles rise, stemperando la tensione.
"Scherzi a parte, mi fa piacere. Se guidi anche la Ferrari vuol dire che sono un bravo maestro."

"Faccio io i piatti."
"Ma se sei ancora rincoglionito. Lascia a me, poi domani fai tutto tu." Il pilota si arrese: Silvia sapeva che lui la stava scrutando, ma fece finta di niente.
"Guardiamo un film appena hai fatto, ti va?"
Silvia annuì e il monegasco si spostò in salotto alla ricerca di qualcosa da guardare. La cena preparata dalla ragazza lo aveva effettivamente svegliato. Così, per completare la sua opera di sfinimento, selezionò un horror.
Ma che cazzo di film hai messo, pensò Silvia due minuti dopo essersi posizionata sul divano.

"Hai paura, per caso?" Sentì il ragazzo ridere.
Lei si limitò a lanciargli un cuscino e lui rise ancora più forte.
"Dai vieni qua." Il pilota le fece cenno di avvicinarsi.
"Beh dal ricordarti tua mamma al provarci con me è un attimo vedo."
Colpito.
Charles la guardò stupito.
"Va bene allora, rimani lì. Sarà ancora più divertente vederti urlare."
E Silvia non si mosse. Poco dopo, però, fu lui ad avvicinarsi.
"Devo togliere?" Chiese ridacchiando.
"Ti sei avvicinato per chiedermi questo?" Rispose lei serissima.
"Mi stai per caso provocando, chérie? Perché con me non funziona."
In quel momento, Silvia fece partire il video che aveva preparato. Un urlo si diffuse in tutta la stanza.
Charles sobbalzò. E lei non riuscì più a trattenersi.
Lui la fulminò, ma poi, contagiato dalle risate della giovane che si stava letteralmente rotolando per terra, si unì a lei.
"Sei veramente una stronza."

PROMISES - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora