Quella mattina Elena si sveglia e si prepara come se fosse un automa. È in trans, non prova nulla, bloccata nel limbo della sua mente, che l'ha tenuta sveglia per tutta la notte.
Si lava i denti, indossa un paio di jeans a zampa di elefante, una camicetta bianca e si alza in capelli, lunghi, in una coda alta solo perché sa di doverlo fare. Le sembra di essere estranea al suo corpo, e di guardarsi da lontano compiere tutti quei gesti a rallentatore senza essere veramente presente.
E come potrebbe dopo quello che ha fatto?
Forse tutta la notte sveglia, a rigirarsi nel letto, le è servita per stancarle la mente, per spegnerla e annebbiarle i pensieri.
Fa colazione seduta sullo sgabello, alla penisola della cucina in totale silenzio, girando il cucchiaino dentro la tazza del caffè anche se lo prende amaro.
Fissa il vuoto e non si accorge nemmeno del fratello che è entrato in cucina, con giacca e cravatta già pronto per andare a lavorare.
Le dice qualcosa, ma non sa veramente che cosa, la voce le giunge ovattata come se lei fosse dentro a una bolla e nessuno vi potesse entrare.
Klaus non ci fa molto caso, ha fatto tardi quella mattina e la sorella è sempre un po' strana la mattina di un esame.
Afferra perciò un biscotto da dentro la confezione, le si avvicina poggiandole una mano sulla spalla e le dà un bacio sulla guancia."Buona fortuna....Ci vediamo dopo" le dice solo, portandosi poi il biscotto alla bocca e addentandone un pezzo prima di scappare dalla stanza.
Solo in quel momento Elena sembra riprendersi un attimo, e si gira giusto in tempo per vedere la figura del fratello scomparire dietro l'arco.
Quando sente la porta che si chiude sbattendo, riconcentra la sua attenzione sulla tazza, accorgendosi solo in quel momento di aver perso tempo a girare il suo caffè.
Sospira frustata, butta in malo modo il cucchiaino sul bancone e si porta la tazza alle labbra.
Le basta un solo sorso per confermare quello che già sospettava: il caffè è freddo.
Fa una smorfia di disgusto e digrignando i denti per la frustrazione abbandona la tazza li dove è, e si alza per andare a recuperare la sua roba.
Prenderà il suo caffè all'università, se ne avrà tempo. Ma spera vivamente di riuscirci, perché diventa intrattabile se non ha una buona dose di caffeina, in circolo nel corpo di prima mattina.Come se fosse uno scherzo del destino, arriva a destinazione cinque minuti prima del suo esame.
L'autobus ha fatto ritardo contribuendo a rendere il suo umore ancora più nero.All'entrata trova Ludovica ad aspettarla, appoggiata al cancello, intenta a leggere i suoi appunti sulla materia d'esame.
"Dove eri finita?!" Le chiede, visibilmente agitata, quando si accorge della sua presenza.
"L'autobus ha ritardato" le risponde solo, stringendo il manico della tracolla.
"Potevi chiamarmi, ti sarei venuta a prendere" le dice con fare ovvio.
Non capisce perché, a volte l'amica si comporti così.
Rifiuta sempre l'aiuto di tutti e pur di non chiedere una mano si cucirebbe le labbra."Non fa niente" risponde, sempre con un tono di voce neutro.
Vorrebbe davvero provare qualcosa, regalare un sorriso all'amica per la sua premura, ma davvero non ci riesce. Non prova niente e le è anche difficile fingere che sia il contrario.
Ludovica sbuffa esasperata, alzando gli occhi al cielo, prima di affiancarla.
"Sei riuscita a ripassare?" Le chiede stringendosi gli appunti al petto.
Lei non ha fatto altro che farlo, da quando si è alzata quella stessa mattina.
È un esame importante e non possono permettersi di non passarlo."Lo sai che non ripeto mai il giorno stesso dell'esame" le risponde, continuando a camminare e non guardandola.
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Come un uragano
RomanceElena non lo sapeva, ma presto si sarebbe resa conto di amare proprio colui che aveva sempre odiato e evitato. Un amore che agli occhi di tutti sembra impossibile, persino ai suoi. Un amore difficile sin dal principio. Un amore capace di ferire e...