Capitolo XIV

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La sveglia suona puntuale alle sette, quella mattina, facendo sbuffare Elena, che non ha alcuna intenzione di svegliarsi.
Ha dormito qualcosa come quattro ore e non ce la fa nemmeno ad aprire gli occhi. Perciò a tentoni cerca di trovare il suo telefono, poggiato chi sa dove sul comodino. Quando lo trova sorride soddisfatta e spegne la sveglia.
Si volta poi dall'altro lato del letto coprendosi la faccia col cuscino, per cercare di ripararsi gli occhi dalla poca luce che filtra dalle tapparelle. Chiude gli occhi e prova a riaddormentarsi, ma poco dopo li spalanca e si tira a sedere, prontamente, sul letto, ricordandosi il perché della sveglia.
Oggi è il suo primo turno di mattina, non può arrivare in ritardo. Così sbuffando per l'ennesima volta, scosta le coperte per cercare di alzarsi da quel letto. A quell'azione sente subito un lamento arrivarle dalla parte opposta del letto. Si volta lentamente verso la persona che ha emesso quel suono e rimane sconvolta nel vedere la figura del moro che dorme tranquillamente nel suo letto. Frastornata come era prima dal sonno, non si è ricordata di quello che è accaduto la sera precedente. Della sua aggressione, di lui che interviene e la porta via da lì, di lei che gli chiede di restare, di non andarsene.
E se ne vergogna.
Si vergogna di essersi mostrata vulnerabile ai suoi occhi.
Ma sorride anche, perché anche se non vuole ammetterlo, anche se sa che è sbagliato anche solo pensarlo, si è sentita protetta, al sicuro a saperlo lì accanto a lei.
Ed è bello.
Dannatamente bello con il volto rilassato dal sonno. La faccia premuta sul cuscino, le labbra, quelle dannate labbra, tirate leggermente in un sorriso, e quelle ciglia dannatamente lunghe che creano delle ombre sui suoi zigomi.
Perfetto.
Ai suoi occhi, in quel momento Zayn Malik, le appare dannatamente perfetto.
Deve essere impazzita, non ci sono altre soluzioni.
Scuote la testa per scacciare quei pensieri perché non può permettersi di soffermarsi a pensare al significato di questi, o almeno non ora. Deve prepararsi per andare a lavoro.
Dopo avergli lanciato un ultima occhiata decide che è arrivato il momento di alzarsi. Cerca di fare il meno rumore possibile, non vuole svegliarlo, non ora almeno. Lo farà una volta pronta ad uscire.
I suoi tentativi di essere silenziosa non sembrano funzionare perché poco dopo la voce bassa e roca del moro riecheggia nella stanza.
"Che ore sono?" le chiede con gli occhi semi chiusi, allungando il braccio verso la parte del letto, che poco fa occupava.
"Sono le 7:20" gli risponde dopo aver controllato l'ora sull'orologio.
"E dove vuoi andare a quest'ora? Torna a dormire" si lamenta prima di girarsi dall'altro lato del letto.
È risaputo che non sia un tipo mattiniero. Cazzo hanno dormito si e no quattro fottute ore, e lei è già in piedi.
Come è possibile?
Come diamine fa?
Lui vuole solo tronare a dormire. Diventa nervoso se non dorme abbastanza.
"Devo andare a lavoro" gli spiega
"Tu intanto continua a dormire, tranquillo" continua poi premurosa.
A quell'affermazione il moro si rigira nella sua direzione e mettendosi a sedere la guarda.
"A che ora devi essere lì?" le domanda ora già più sveglio.
"Attacco alle 10:00" gli risponde non capendo il motivo della sua domanda.
Che volesse sapere quanto tempo ancora poteva dormire?
Questo pensiero la fa ridacchiare.
Zayn annuisce di fronte a quell'informazione. Non ha bisogno di chiederle il motivo per il quale si sia svegliata così presto, se deve attaccare a lavoro alle dieci. Sa che Elena non avendo l'auto avrebbe preso l'autobus.
"Quanto ci metti a prepararti?" le domanda ancora.
E la barista aggrotta le sopracciglia ancora più confusa.
Perché vuole saperlo?
"Meno di 10 minuti" gli risponde lo stesso.
Il moro rimane un attimo in silenzio per fare due calcoli prima di parlare.
"Metti la sveglia alle 9:20. Ti accompagno io" afferma poi guardandola.
Si morde il labbro per reprimere un sorriso, di fronte ai suoi capelli arruffati e al viso assonnato. Elena lo guarda sorpresa e sorride. È così carino e stranamente gentile e premuroso, ultimamente, nei suoi riguardi.
"Dai torna a dormire" la rimbecca poi battendo la mano sul letto.
La barista annuisce e dopo aver rimesso la sveglia, con l'orario da lui indicato, si rinfila, contenta di poter dormire altre due ore, nel letto. Reprime la voglia di abbracciarlo, ma gli si avvicina comunque quel tanto che basta per poter sentire il calore del suo corpo. Girata di fianco sorride e chiude gli occhi.
Zayn è colto alla sprovvista da quella vicinanza inaspettata. Se allunga di poco la mano potrebbe accarezzarla, sa che deve reprimere la voglia di farlo ma proprio non ci riesce. Perciò aspetta di sentire il suo respiro farsi regolare prima di accarezzarle leggermente i capelli. Successivamente avvicina il viso, immerge il naso tra i suoi capelli e ne annusa l'odore. Deve essere completamente uscito di senno per aver fatto una cosa del genere. Non ci sono altre spiegazioni.
Quando la sveglia risuona, questa volta Elena non aspetta nemmeno un secondo prima di fiondarsi giù dal letto. Apre l'armadio, recupera la divisa di lavoro e poi vola in bagno per prepararsi e lavarsi i denti.
Anche Zayn si sveglia, ma al contrario della barista fa tutto con calma, tanto non è che debba fare chissà cosa.
È già vestito.
Ha dormito con gli abiti della giornata passata, perciò si infila solo le scarpe adagiate al lato del letto e poi si risiede sul di esso per aspettarla.
Elena nel frattempo dopo essersi vestita e lavata i denti è ferma a guardare il proprio riflesso allo specchio. Non è proprio il massimo e quel livido sulla guancia, segno degli avvenimenti dell'altra sera le fa accapponare la pelle e ricordare dell'accaduto. Si porta una mano a toccare quel punto e sente gli occhi pizzicarle per il ricordo delle mani di quel ragazzo su di lei. Viene risvegliata dai suoi pensieri dal bussare della porta e dalla voce del moro
"Angelo. È tutto apposto?" le domanda dall'altra parte.
Se non si muove farà tardi.
"S...si. Arrivo" gli risponde con voce tremante fissando il suo riflesso allo specchio.
Deve cercare di coprirlo, non può andare a lavoro così. Non vuole che i suoi colleghi lo vedano, ma soprattutto non vuole vederlo lei.
Deve muoversi.
Nel breve tempo che le resta fa quello che può e il risultato non è male. È riuscita a coprirlo quasi del tutto.
Prende un profondo respiro prima di convincersi ad uscire.
Sta bene.
È tutto sotto controllo.
Quando apre la porta il moro è proprio lì di fronte che la aspetta. La osserva in volto, leggermente preoccupato, cercando di leggervi qualcosa. Si accorge che ha cercato di coprire il livido, si vede di meno rispetto a questa mattina.
"Va tutto bene?" le domanda avvicinandoglisi e prendendole il volto fra le mani.
La sente trattenere il respiro.
Le tocca lo zigomo e poi il labbro inferiore, lì dove è leggermente spaccato.
La sente tremare sotto il suo tocco e non sa se è perché è spaventata oppure per colpa sua. Spera più nella seconda opzione e di fatti è proprio quella.
Elena è agitata per la loro vicinanza e per l'effetto che le mani fredde del moro le procurano. Lo guarda negli occhi e ci legge preoccupazione, e forse anche un po' di tormento.
Non riesce a dire nulla.
Non va tutto bene.
Non si sente del tutto bene.
È ancora spaventata, ha paura di incontrare quel tizio di nuovo.
"Si" si convince a rispondergli, con tono insicuro prima di indietreggiare e annullare così la loro vicinanza, che la metteva in soggezione.
Zayn sbuffa.
Come lui è cocciuta e sicuramente non gli dirà mai la verità su quello che prova. Perciò si arrende decidendo di credergli.
"Ok. Andiamo" dice allora afferrando la giacca dalla sedia e avviandosi verso la porta.
Elena lo segue giù per le scale e recupera la borsa con le chiavi di casa.
"Hai una gomma da masticare?" le chiede poi il moro prima che varchino la soglia.
Non ha potuto lavarsi i denti e sicuramente non ha intenzione di andare in giro con l'alito che puzza. Elena annuisce e sparisce in cucina per poi tornare con quello che gli è stato chiesto.
"Grazie" le sorride prendendo l'oggetto piccolo dalle sue mani e portandoselo alla bocca.
"Prego" ricambia il sorriso guardandolo, mentre chiude a chiave la porta di casa. Montano in sella e Zayn parte a tutta velocità. Destinazione MoMo.
Arrivano davanti al locale con 10 minuti di anticipo. Decidono di fumarsi una sigaretta insieme fuori dal locale. Elena sembra essere più rilassata, sorride con lo sguardo rivolto verso la luce del sole, che li riscalda leggermente. Nessuno dei due parla, non serve. Stranamente entrambi si sentono a proprio agio immersi in quel silenzio. Zayn ogni tanto la osserva ed è felice di vederla più serena. Quando finisce di fumare butta il mozzicone a terra e si passa una mano fra i capelli per cercare di sistemarli.
Gli danno fastidio.
Elena lo guarda e rimane a fissarlo desiderando di potergli toccare i capelli. E più bello senza gel, con i capelli che gli ricadono liberi e selvaggi sul viso. Ma non trova il coraggio di dirglielo.
"Perché non entri? Ti offro la colazione" gli dice invece con il labbro fra i denti, per reprimere quel sorriso imbarazzato che altrimenti le avrebbe illuminato il volto.
Vuole ringraziarlo per tutto e quello le sembra il minimo.
Il moro la guarda attento e si passa la lingua sulle labbra. Infondo ha fame e inoltre quella è un ottima scusa per passare ancora del tempo con lei. Perciò annuisce prima di seguirla all'interno del locale. La osserva salutare i suoi colleghi e recarsi dietro il bancone per posare la sua roba.
"Siediti. Io arrivo subito" gli dice prima di scomparire dalla sua visuale.
Fa come gli è stato detto e si siede a un tavolo poco distante dal bancone. La vede spuntare poco dopo con un vassoio in mano e dirigersi verso di lui.
Elena aveva chiesto altri dieci minuti, ai suoi colleghi, per fare colazione, e visto che non c'era ancora tanta gente poteva prenderseli tranquillamente. Si siede al tavolo, che il moro ha occupato e gli poggia davanti il vassoio.
"Non ti ho chiesto cosa volevi, quindi spero che questo possa andare bene" gli dice con un sorriso.
Zayn guarda prima lei, poi successivamente il vassoio e sorride. C'erano due bicchieri strapieni di caffè, due cornetti e anche un piatto contenente dei pancake con la nutella sopra. Elena si era ricordata della volta che avevano fatto colazione insieme e di quello che il moro aveva ordinato.
"Grazie. Va benissimo" le fa sapere non riuscendo a trattenere un sorriso , afferrando il caffè e il cornetto.
Lei in risposta distende le labbra all'insù, prendendo a sorseggiare il suo amato caffè. Lo osserva in silenzio, quando è sicura che non possa vederla e sorride. Non riesce a capire come siano arrivati a quel punto. Prima lo odiava ora invece passare del tempo in sua compagnia le fa piacere.
Come ci è riuscito?
Lo aveva sempre visto come il bulletto di turno, lo stronzo che pensava solo a se stesso e invece in poco tempo è stato capace di farle cambiare idea. Ha avuto la possibilità di vedere il suo lato dolce, premuroso e le piace la sua capacità di irritarla ma allo stesso di farla ridere. E forse è proprio per quello che gli piace. Fuori può sembrare un ragazzaccio, ma in realtà non lo è affatto. Nel poco tempo che lo conosce, si è sempre preoccupato per lei, nonostante non facesse che trattarlo male. L'ha accompagnata più volte a casa, senza che lei glielo chiedesse, gli ha dedicato un murales, rischiando di essere arrestato, solo per farsi perdonare, e ieri l'ha salvata da quel ragazzo. Tutte attenzioni che oramai le mancano da tempo. E poi non può non ammettere che sia attratta da lui, lo ha capito già da un po' di tempo, ma non l'ha mai ammesso a se stessa prima d'ora. Si sentiva in qualche modo di star tradendo il suo ragazzo, ma ormai non può più negare l'ovvio.
È attratta da lui.
D'altronde come può non esserlo.
È oggettivamente un bel ragazzo, con quei lineamenti asiatici, le labbra piene e carnose e quegli occhi intensi.
Quegli occhi.
Forse sono stati proprio quelli ha fregarla.
Così particolari, così belli.
Dalla prima volta che li ha incrociati sono stati in grado di stregarla, di ammaliarla. Proprio quegli occhi ora la stanno guardando curiosi di sapere che cosa pensa.
Zayn si è accorto del suo sguardo perso e del suo silenzio. Ed Elena si sente in soggezione sotto quello sguardo così penetrante, che sembra riuscire a leggerle dentro. Si morde il labbro e cerca di non arrossire per essere stata beccata a fissarlo.
"C'è qualcosa che non va?" le domanda mentre addenta il secondo cornetto.
Ha fame.
Elena, in risposta, scuote la testa.
"Stavo pensando solo che mi dispiace" decide di ammettere sincera, sospirando.
"Per cosa?" le domanda confuso, alzando un sopracciglio.
"Mi dispiace di averti giudicato senza conoscerti Zayn, mi dispiace di averti trattato male. Sono stata una stronza." gli spiega.
E Zayn si ritrova ad essere sorpreso. Non si aspettava queste scuse, ma gli fanno piacere, lo fanno sorridere.
"Non ti preoccupare Angelo. È acqua passata" le dice facendole l'occhiolino.
Elena ridacchia, sentendosi ora più sollevata. Poi le viene in mente una cosa.
"Non avevi detto che avresti smesso di chiamarmi così, non appena io avessi smesso di chiamarti per cognome?" gli chiede divertita.
"L'avevo detto" concorda con lei guardandola con quel sorriso da furbetto sul viso.
"Vuoi che smetta?" le domanda guardandola.
Sa già la risposta, ma vuole una conferma.
Elena a quel quesito si morde il labbro.
Vuole davvero che smetta?
Infondo ormai si è abituata a quel nomignolo. Le piace quindi:
"No" gli risponde allora.
E Zayn sorride contento. Non le chiede il perché, per il momento non gli interessa, gli basta solo questo. E poi anche se avesse risposto di si, non lo avrebbe fatto comunque.
Gli piaceva chiamarla così.
"Allora non lo farò" le fa sapere, provocandole un dolce sorriso.
"Grazie per la colazione" le dice poi.
"Era il minimo che potessi fare per ringraziarti" risponde così, prima di controllare l'ora sul grande orologio davanti a lei.
Deve cominciare a lavorare, non può più aspettare. I dieci minuti sono più che passati.
"Ora devo proprio andare a lavoro.....Grazie" gli dice mentre si alza dal tavolo.
Anche il moro si alza con lei e le dà una mano a sparecchiare.
"A che ora stacchi?" le domanda mentre l'accompagna al bancone.
"Alle 15" gli risponde domandandosi il perché di quella domanda.
"Ti serve un passaggio a casa?" indaga.
"Mi hai già accompagnato a lavoro oggi. Non ti preoccupare, prenderò il bus" gli risponde seria, mentre si lega il grembiule in vita.
Non vuole che la venga a prendere, ha già fatto tanto per lei nelle ultime ore.
"L'ho fatto solo perché così potevo dormire di più. Mica per te" le risponde ridacchiando, buttandola sul ridere.
E di fatti Elena ride. Lo sa, che non l'ha fatto solo per quello.
"Grazie lo stesso" gli dice ridendo, stando al gioco.
"Ti aspetto alle tre fuori allora" le dice il moro e prima che lei possa ribattere se ne va.
Elena si ritrova a sospirare, deve fare sempre quello che vuole, non l'ascolta mai, ma allo stesso tempo sorride felice.
Durante tutto il resto della mattinata la situazione rimane tranquilla, tanto che si sente quasi annoiata. Preferisce lavorare di sera, quando il locale è più affollato, ricco di vita. Il tempo le passa più velocemente.
Durante la sua pausa pranzo, che consiste in un panino preparato da Michel, il cuoco del locale, Elena si concede del tempo per controllare il telefono.
Non lo utilizza da ieri.
Pessima idea.
Ha un sacco di chiamate perse e di messaggi del fratello e svariati messaggi anche della sua migliore amica. Ovviamente di Elijah neanche l'ombra. Decide di evitare, per il momento, di rispondere al fratello e si concentra su Ludovica. L'ultimo messaggio la invitava a chiamarla non appena le sarebbe stato possibile, si era preoccupata ieri sera quando era sparita senza dirle niente. Perciò, quando finisce di mangiare, esce fuori per chiamarla e per fumare una sigaretta. Si mette le cuffie, e una volta avviata la chiamata aspetta che l'amica risponda.
"Elena!"
Ludovica risponde pochi attimi più tardi, la voce preoccupata ma allo stesso tempo sollevata di sentirla.
"Ehi" la saluta così, accennando anche un sorriso che l'amica non può vedere.
"Ehi un corno! Mi hai fatto spaventare ieri sera. Non ti ho visto più tornare, poi Liam mi ha detto che Zayn gli aveva scritto per dirgli che ti stava riaccompagnando a casa. Liam mi ha detto che non è nemmeno tornato a dormire a casa ieri sera....Cosa è successo?" le domanda.
Elena chiude gli occhi, sospira, e dopo aver fatto un tiro di sigaretta comincia a raccontarle, con difficoltà gli avvenimenti di quella notte.
"Oddio Elena!" esclama l'amica alla fine di tutto seriamente spaventata da tutto quello che le ha raccontato.
"Mi dispiace. Tu come stai? Vuoi che venga a casa da te?" continua riempiendola di domande.
"No tranquilla, non ti preoccupare è tutto apposto" cerca di rassicurarla.
"Sto bene ora, ho solo un livido sullo zigomo sinistro. Ma niente di che. Passerà" dice alzando le spalle, come per autoconvincersi che non è nulla di che.
D'altronde poteva andarle peggio.
"Dovevo accorgermi che c'era qualcosa che non andava, quando non ti ho visto tornare" dice l'amica sentendosi in colpa.
Era così presa da Liam che si era dimenticata di lei.
"Non è colpa tua" risponde prontamente Elena, che non vuole che si senta responsabile per quello che è accaduto, perché non è affatto così.
"Lo so, ma mi dispiace lo stesso......Meno male che c'era Zayn" afferma sollevata che il moro sia arrivato in tempo per aiutarla.
Deve proprio ringraziarlo.
"Già....meno male" risponde ripensando alla sensazione di sollievo che ha provato nel vederlo lì, e al senso di sicurezza che gli ha trasmesso essere stretta tra le sue braccia. "Stasera vengo a cena da te" le dice poi autoritaria.
"Va bene, va bene" risponde ridacchiando. "Così mi racconti di te e Liam" continua con voce maliziosa, per metterla in difficoltà.
Non si è dimenticata di quello che ha visto ieri sera e vuole farglielo sapere. Vuole che l'amica sappia che ha visto. E vuole che sappia che lei vuole sapere tutto.
"C-cosa?" balbetta di fatto l'amica, agitata e ora rossa in viso.
"Sai di che cosa parlo" insiste ridendo.
"Io non so niente" mente spudoratamente, ringraziando di essere dall'altra parte del telefono e che Elena non possa vederla rossa come un peperone.
"Sei fortunata che ora debba rientrare a lavoro. Ma continuiamo la conversazione questa sera a cena, magari con un bel bicchiere di vino" dice Elena, mentre spegne la sigaretta e la butta in un cestino li vicino.
"Non ci contare" è la risposta dell'amica.
"Ooo ci conto. Eccome se ci conto" le dice prima di attaccare al telefono, non dandole nemmeno il tempo di rispondere.
Questa sera si divertirà a metterla in imbarazzo. Eccome se si divertirà.
A fine turno è leggermente stanca, l'ora del pranzo è stata quella più affollata e frenetica. Certe volte odia la gente, tutto il caos che fa e l'arroganza che ostenta nel pretendere le cose.
Odia quel tipo di persone.
Si lascia cadere su una sedia lì vicino e chiude gli occhi. Solo al pensiero di tornare qui dentro alle dieci, per il turno serale, le viene male. Ed è solo il primo giorno, gliene mancano altri sei. Morirà alla fine, ne è più che sicura.
"Tutto apposto?" gli chiede una collega.
Lei apre gli occhi e la guarda, abbozzando un sorriso.
"Si grazie".
Si alza, recupera la sua roba e dopo aver salutato tutti quanti, compreso il suo capo che era arrivato da poco, si dirige all'uscita.
Si morde il labbro per reprimere un sorriso gigante nel vedere la figura del moro, appoggiata alla sua moto nera mentre fuma una sigaretta, fuori dal suo locale.
Sexy è l'unica parola che ha in testa in questo momento.
Dannatamente sexy.
Vestito tutto di nero dalla testa ai piedi. Non sembra essersi accorto di lei, per cui gli si avvicina e lo saluta.
"Ehi!" dice sorridendogli, attirando così la sua attenzione.
"Ehi Angelo" ricambia guardandola.
"Come è andata?" le domanda.
Elena sposta il peso da un piede all'altro e si porta i capelli da un lato.
"Bene, tutto tranquillo. Sono solo un po' stanca" risponde sospirando.
"Beh allora andiamo a casa. Che aspetti" gli dice allegro.
Quando era tornato a casa si era rimesso a dormire e poi verso l'ora di pranzo era andato alla riunione organizzata da Andy. Nel tardo pomeriggio sarebbe arrivato un nuovo carico di roba e lui doveva occuparsi del ritiro. Quindi non hanno tanto tempo da passare ancora insieme.
Butta la sigaretta a terra e recupera dalla moto il secondo casco passandoglielo. Elena lo afferra e dopo averlo indossato monta in sella. Se all'inizio aveva paura di salire su quell'aggeggio infernale ora le piace.
Le piace sentire il vento tra i capelli e sfrecciare tra le strade affollate di Londra. E Zayn di sicuro non va piano, non si cura dei limiti di velocità o di fare lo slalom tra le auto. Non riesce a capire come faccia ad essere ancora illeso.
Ci impiegano 20 minuti, nonostante il traffico, ad arrivare a casa sua.
"Vuoi entrare? Ti offro un caffè" gli propone, davanti alla porta di casa.
Ed il moro accetta volentieri, potrebbe farci anche l'abitudine. Così si ritrovano in cucina, seduti su uno sgabello, con i gomiti appoggiati al bancone, mentre aspettano che il caffè sia pronto.
"Siete sempre solo tu e tuo fratello?" si ritrova a domandarle.
Vuole sapere qualcos'altro su di lei.
"Si" si limita a rispondergli Elena, che non vuole parlare di quello, perché sa già la piega che prenderà quella conversazione.
"E i vostri genitori dove sono?" gli domanda di fatti poco dopo.
Elena di spalle chiude gli occhi per un attimo e prende un profondo respiro. Versa il caffè nelle tazzine e poggia quella del ragazzo sul bancone davanti a lui.
"Non ci sono" risponde sorseggiando il suo di caffè.
Non capisce perché voglia sapere dei suoi genitori.
Zayn si accorge della sua poca propensione a parlare di quell'argomento, sa che dovrebbe rispettare la sua volontà di non parlarne, ma vuole sapere. Sta per chiederle altro ma viene interrotto dal campanello. Elena sospira sollevata, perché non ha voglia di parlare della sua famiglia, ma allo stesso tempo si domanda chi può essere. Aspettava Ludovica per cena, non certamente ora. Prima di aprire guarda dallo spioncino della porta e si paralizza sul posto.
"Cazzo" sussurra impanicata.
Sfreccia in cucina, agitata e il moro la guarda non capendo cosa stia succedendo.
"Devi nasconderti" gli dice velocemente, alternando lo sguardo da lui alla porta.
Zayn la guarda allibito, con le sopracciglia aggrottate.
Davvero non capisce.
Il campanello riprende a suonare.
"Ti prego.....Ti spiego più tardi" continua sullo stesso tono tirandolo, per farlo alzare, dalla maglietta.
"Okok" la segue velocemente.
"Aspetta qui" lo implora mentre accosta la porta del bagno.
Corre poi verso la porta, si aggiusta i capelli velocemente e cerca di calmare il respiro agitato prima di aprirla.
"Che cosa ci fai qui?" domanda infastidita alla persona che ha di fronte. Che sembra essere più arrabbiata di lei.
"Sono venuto a controllare che fossi viva" le risponde piccato, entrando in casa senza il suo permesso.
Non che ne avesse bisogno.
"Beh se ti interessava tanto potevi mandarmi un messaggio o farmi una telefonata" ribatte incrociando le braccia al petto.
Elijah si gira a guardarla e gli scoppia a ridere in faccia.
"Certo, perché mi avresti risposto come fai con tuo fratello no?" la beffeggia, trafiggendola con lo sguardo.
Ah! Ecco perché è qui.
Perché l'ha mandato suo fratello, non perché è preoccupato per lei.
Ma che novità.
Anche lei scoppia a ridere.
"Ah quindi ti ha mandato lui" afferma
"Mi sembrava strano che tu fossi venuto qui di tua spontanea volontà" continua dura.
"Sono venuto perché volevo venire" risponde prontamente.
"Puttanate! Se ti interessava saresti venuto prima, o mi avresti chiamato" alza la voce stufa di essere presa in giro.
Non si cura nemmeno del fatto che il moro è chiuso in bagno e che potrebbe sentire tutto.
Non le interessa.
"Lavoro. Lo sai che non ho tanto tempo libero" prova a giustificarsi, alzando anche lui i toni.
"Smettila Elijah di nasconderti dietro questo. Non ti interessa è questa la verità. Anche io lavoro e studio ma il tempo per te l'ho sempre trovato" risponde con la voce che le trema.
Sente gli occhi pizzicarle, ma non vuole piangere.
"Come puoi dire una cosa del genere. Ci sono sempre stato per te" risponde lui ferito.
E la chiave di tutto è proprio lì, nel verbo al passato che ha appena usato.
"Dove sei ora Elijah? Dove? Ultimamente sei sempre a lavoro, quando stiamo insieme ti sento assente, e appena quel maledetto telefono squilla mi lasci sempre sola" dice gesticolando.
"Hanno bisogno di me. Lo sai" cerca di farla ragionare.
Il suo lavoro è importante, non può permettersi di metterlo da parte, le persone hanno bisogno del suo aiuto.
"Anche io ho bisogno di te!" alza di nuovo la voce.
"Ho bisogno di una persona presente nella mia vita. Non di gente che mi abbandona. Di quelle sono già circondata" continua abbassando la voce.
Tutti intorno a lei sembrano metterla di lato, accantonarla.
L'hanno fatto i suoi genitori, lo sta facendo Klaus e ora lui.
"Lo so, mi dispiace. Cerco di fare del mio meglio"cerca di spiegarle, provando ad avvicinarglisi.
Elena non si muove, si passa solo una mano sotto gli occhi per eliminare quella lacrima maledetta che è riuscita a sfuggire al suo controllo.
"Non sembra. Sei sparito" riesce a dire poco dopo.
"Lo hai fatto anche tu" l'accusa.
"Tuo fratello era così preoccupato che non gli rispondevi al telefono che stava per chiamare la polizia" le fa sapere.
Ed Elena a quella rivelazione spalanca gli occhi guardandolo. Ok forse ha un po' esagerato, deve ammetterlo.
"Si può sapere che ti è passato per la testa?Non sei più una bambina, non puoi comportarti così" la rimprovera.
E lei sente la rabbia montarle di nuovo.
Ma non risponde.
No sa che cosa dire, perché in fondo ha ragione. Si è comportata da irresponsabile. "Hai ragione.....però come puoi vedere sto benissimo. Quindi non c'è bisogno che vi preoccupiate per me, so cavarmela da sola. Hai fatto il tuo compito, puoi riferirlo a mio fratello" gli dice, invitandolo quindi alla porta.
"Perché devi fare sempre così" sospira lui, stanco di questa situazione.
È possibile che non riescano mai a trovare un punto di incontro.
"Cosa devo fare con te?" si lascia scappare affranto.
"Potresti interessarti a quello che mi succede per esempio. Non ti sei domandato perché mi comporto così ultimamente? Perché non riusciamo più ad andare d'accordo?" gli chiede.
"Diciamo che l'altro giorno sei stata più che chiara" le dice accusatorio, riferendosi alla loro ultima litigata.
A quando gli aveva tirato uno schiaffo. A tal proposito crede proprio che per quello dovrebbe scusarsi.
"Non mi sembra tu abbia capito però Elijah il problema quale è.......E già che stiamo parlando dell'altra sera....mi dispiace per lo schiaffo, non so a cosa stessi pensando. Non avrei dovuto" gli dice, con tono più pacato verso la fine, per scusarsi.
"Già, non avresti dovuto" ribadisce il concetto lui. Ancora arrabbiato per l'accaduto.
"Ti ho detto che mi dispiace" gli ridice ora scocciata.
Sa di aver sbagliato, non c'è bisogno che lui lo sottolinei.
"Ok"
Stava per dirle qualcos'altro ma il suono del suo cellulare interrompe la loro discussione. Lo prende dalla tasca posteriore dei pantaloni e dopo aver visto il mittente la guarda.
"Scusa, devo rispondere" le dice e lei alza gli occhi al cielo.
Sa già come andrà a finire.
"Certo" gli dice infatti con fare ovvio.
Sono nel pieno di una discussione e lui non può proprio fare a meno di rispondere a quel cazzo di telefono.
Quando si avvicina al bagno Elena ha un sussulto e comincia a sudare freddo. Spera solo che Zayn non faccia rumore e che a Elijah non venga voglia di andare in bagno proprio ora.
Il suo tormento dura solo qualche minuto, perché poi il suo ragazzo fa ritorno in soggiorno da lei.
"Fammi indovinare" comincia beffarda, toccandosi il labbro con un dito, facendo finta di pensare a qualcosa.
"Devi andare?" gli dice, e può leggerla nei suoi occhi la risposta, senza bisogno che lui lo dica.
Ha lo stesso sguardo, da cane bastonato, di tutte le volte che la molla per correre al suo lavoro.
"Si, mi dispiace....Ne parliamo dopo, promesso"dice velocemente, avvicinandoglisi.
Le posa una mano sulla spalla e le lascia un bacio sulla guancia.
"Si certo, come no" risponde lei delusa, ma tanto sa che non può farci niente.
"Una volta non era un problema il mio lavoro" le dice con la mano sulla maniglia.
"Una volta non mi lasciavi così spesso" controbatte prima di vederlo chiudersi la porta dietro.
Perfetto!
Non solo non hanno risolto niente, ma molto probabilmente, se non quasi sicuramente Zayn ha sentito tutto.
Sospira frustrata e se fosse sola urlerebbe, ma visto che non può farlo si limita a coprirsi il volto con le mani e a reprimerlo.
Deve stare calma.
Ci penserà dopo.
Zayn aspetta solo che ci sia qualche altro minuto di silenzio prima di uscire dal bagno. Tutto avrebbe pensato tranne di assistere a una discussione tra loro. Se si fosse fatto beccare, probabilmente il suo ragazzo sarebbe uscito di testa. A quell'idea sorride. In effetti non sarebbe stata male come idea.
Ci sono delle cose che ha sentito che lo hanno incuriosito e vorrebbe tanto avere delle risposte per capire che tipo di rapporto c'è tra loro.
Quando raggiunge l'ingresso trova Elena con le mani sul volto.
"È tutto apposto?" le domanda avvicinandoglisi, anche se sa che non lo è. Elena a sentire la sua voce si irrigidisce, credeva di avere più tempo per ricomporsi.
Toglie le mani dal volto lentamente, e lo guarda.
"Hai sentito tutto?" gli chiede.
"Si" risponde sincero.
Fantastico!
"Mi dispiace" gli dice forzando un sorriso e sorpassandolo per andare in cucina. Ha bisogno di un bicchiere d'acqua.
"Vuoi parlarne?" le domanda.
"No" risponde secca.
Non doveva nemmeno fargliela quella domanda.
Secondo lui lei gli avrebbe raccontato dei suoi problemi di coppia?
"Perché stai con lui se non ti rende felice?" insiste il moro.
Lei sospira.
"Per favore Zayn...Non voglio parlarne. Inoltre non sono cose che ti riguardano" gli dice piccata, girandosi a guardarlo mentre si porta alle labbra il bicchiere.
"Non puoi rifiutarti" le dice il moro con un sorrisetto.
Ed Elena spalanca gli occhi. Non può davvero credere che stia giocando questa carta.
Non ora.
È un colpo basso.
"Non puoi tirarti indietro. A meno che tu non voglia essere obbligata a fare qualcosa" continua furbo.

Come un uraganoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora