La sua giornata è cominciata molto presto oggi. Si è alzata alla prime luci del giorno, si è vestita, lavata, ha fatto colazione al volo e poi è andata ad aspettare l'autobus per andare a lavorare.
Sono già passate tre ore dall'inizio del suo turno e fortunatamente ancora non si sente stanca. Ma sa che non potrà durare a lungo e che nel pomeriggio l'aspetta una nuova sfida.
Klaus le ha mandato un messaggio per dirle che sarebbe stato di ritorno a casa per le 15 e che dovevano parlare. Aveva sospirato nel leggere il messaggio e gli aveva risposto con un semplice ok. Sarebbe stato un pomeriggio molto lungo.
Inoltre tra poco più di una settimana deve dare due esami e ancora deve finire di prepararli. Non può farcela. Dovrà chiedere a Bob come minimo due giorni liberi. Cosa che le scoccia visto che non vuole sprecarsi le ferie così. Ma non può evitare di farlo se vuole passare gli esami.
"Posso avere un caffè con un cornetto. Per favore?" una voce maschile la distrare dai suoi pensieri.
"Si, certo" risponde Elena, sollevando lo sguardo per sorridere al cliente.
Quando i suoi occhi incontrano quelli della persona davanti a lei, rimane a fissarlo incredula.
Non ci può credere.
Elena è felice e sorpresa allo stesso tempo di vederlo lì.
"Elena!"
"Damon!" esclamano insieme.
"Che ci fai qui? Non eri a New York per gli studi?" gli domanda la barista, mentre lo osserva.
È così diverso da come lo ricordava. Sembra più alto e sicuramente è più muscoloso di qualche anno fa. I capelli sono più lunghi e la barba che gli contorna la mascella lo fa sembrare più grande. L'unica cosa che il tempo non è riuscito a cambiare sono i suoi occhi. Quell'azzurro così bello e intenso è rimasto sempre lo stesso.
Damon frequentava il suo stesso liceo. Per l'esattezza era in classe con Malik. Ma era completamente diverso da lui. Sempre sorridente e sempre pronto ad aiutare gli altri e a difenderli dalle persone come il moro. Si erano conosciuti proprio per merito di questo suo atteggiamento.
Ricorda ancora il loro primo incontro.
Elena all'epoca era solo una matricola, spaesata e intimorita per quel nuovo percorso di studi che l'attendeva. Non riusciva a trovare la sua aula e immersa nei suoi pensieri così com'era, non si era accorta della sua figura, ed era finita per andargli addosso. Nella colluttazione i suoi libri erano finiti sparsi per il pavimento e lei si era subito abbassata per recuperarli, il più velocemente possibile. Era già in ritardo. E sicuramente arrivare in ritardo alla prima lezione del suo primo giorno di scuola non era incoraggiante. Damon le aveva dato una mano e si era anche scusato, nonostante la colpa non fosse stata la sua. A quel punto Elena aveva alzato il viso per incontrare quello dello sconosciuto davanti a lei. Si era sentita in imbarazzo sotto quello sguardo così intenso. E aveva balbettato delle scuse, a sua volta. Poi era tornata a concentrarsi sui libri e nel prendere l'ultimo rimasto le loro mani si erano sfiorate. Lui l'aveva subito ritratta ed Elena ne aveva approfittato per afferrarlo e tirarsi su velocemente. Poi con il cuore che le batteva a mille lo aveva ringraziato e gli aveva sorriso timidamente. Incrociando per la seconda volta il suo sguardo. Prendendosi del tempo per osservarlo. Era molto bello anche all'epoca. Ricorda che non riusciva a smettere di fissarlo negli occhi. Erano di un azzurro da togliere il fiato. Damon le aveva sorriso e l'aveva guardata a sua volta. Era la prima volta che la vedeva per cui ne aveva dedotto che fosse una matricola. Le aveva chiesto per ciò, avendola vista in difficoltà, se le servisse una mano e lei timidamente, sentendosi una sciocca che riesce a perdersi nella scuola, aveva annuito. Gli aveva spiegato che non riusciva a trovare la sua aula e lui gentilmente si era offerto di accompagnarla. Da quel giorno, tutti i giorni per due anni, finchè lui non si era diplomato, passavano le ricreazioni insieme e quando erano liberi uscivano il pomeriggio assieme ai suoi migliori amici. Poi Damon due anni fa, esattamente durante il suo ultimo anno di liceo, aveva lasciato Londra per andare a studiare economia a New York, e non l'aveva più visto. Ogni tanto capitava che si sentissero, soprattutto durante i periodi delle festività. Elena non credeva che lo avrebbe mai rivisto sinceramente. Ma ora è contenta di averlo qui. Infondo ne aveva sentito la mancanza.
"Mio padre non sta bene. Quindi sono tornato per stargli vicino. Seguirò gli studi a distanza" le risponde sincero, grattandosi nervoso i capelli all'attaccatura del collo.
Suo padre gestiva un importante casa di moda, e gli sarebbe piaciuto che il figlio portasse avanti l'attività di famiglia. Damon non ha mai amato quel settore, ma per far contento il padre si era offerto di gestire la parte economica dell'azienda. D'altronde con i numeri è sempre stato bravo. Per questo è volato a New York per frequentare la migliore università.
"Mi dispiace" gli risponde, abbozzando un sorriso e mettendogli davanti una tazzina di caffè fumante.
"Tu che ci fai qui? Credevo studiassi" le domanda lui curioso mentre Elena si allontana per prendergli il cornetto.
"Si, infatti studio. Ma lavoro anche qui" gli risponde alzando di poco la voce per farsi sentire.
"Come lo vuoi il cornetto?" gli domanda poi.
"Alla crema se c'è ancora"
Prende il cornetto, lo mette in un piattino con un fazzoletto e torna da lui.
"Grazie" gli sorride mentre gira il caffè.
"Da quanto lavori qui? Non ti ho mai visto prima"
Ed Elena a quella domanda si ritrova ad aggrottare le sopracciglia.
Non l'ha mai vista?
Ma da quanto è che è tornato?
"Da quest'estate. Però di solito lavoro la sera." risponde
"Ah, ecco perché non ti ho vista prima di oggi.... Io vengo quasi tutte le mattine a fare colazione qui, prima di andare al lavoro di mio padre. L'ufficio è qui vicino." Le spiega, addentando un pezzo di cornetto.
"Ma da quant'è che sei tornato?" non può fare a meno di domandarglielo a questo punto.
"Da due settimane circa."
Alla sua risposta può benissimo notare lo sguardo ferito di Elena. Si aspettava almeno un messaggio da parte sua che l'avvertiva del suo ritorno. Ma non ha ricevuto nulla e un po' ne è rimasta delusa. Forse Damon non aveva voglia di rivederla.
"Potevi mandarmi un messaggio. Mi avrebbe fatto piacere rivederti dopo 3 anni" gli dice, e la voce le esce più piccata di quello che in realtà avrebbe voluto.
"Avrei voluto" le dice subito, con sguardo ferito.
"Ma ho cambiato telefono e ho perso tutti i numeri" continua spiegandole la situazione.
Non vuole che pensi che non voglia vederla. Perché non è così. Da quando è tronato a Londra, non ha smesso nemmeno un minuto di pensare a come fare per rintracciarla. Fortuna che il destino ci ha messo il suo zampino.
Elena annuisce solamente e dopo aver accennato un sorriso, concentra la sua attenzione su un altro cliente, arrivato da poco.
Damon finisce di fare la sua colazione, osservandola quando lei non può vederlo.
È cambiata molto.
La trova ancora più magra se possibile e si ritrova a domandarsi se pratichi ancora la danza. I capelli le sono cresciuti molto e ormai non ha più quel viso da bambina.
È diventata una donna.
Una donna bellissima.
Ma lo è sempre stata.
Aspetta in silenzio che si liberi e poi si alza per raggiungerla e pagare così la sua consumazione. Questo spiacevole imprevisto gli ha fatto fare tardi a lavoro. Gli porge i soldi, senza che lei gli dica il costo, non ce ne è bisogno. Prende sempre il solito.
Elena lo guarda un istante e poi allontana la mano che le porge i soldi.
"Offre la casa" gli dice dolce con un sorriso.
Dopo tre anni che non lo vede ci manca solo che non gli offra la colazione. Damon ovviamente cerca di insistere, ma alla fine, vedendola irremovibile getta la spugna. Mai che riesca a vincere contro di lei. Anche in questo non è cambiato niente. Ha sempre quel carattere ostinato di cui si ricordava.
"Grazie" le sorride, sporgendosi poi oltre il bancone per lasciarle un bacio sulla guancia.
"Ah! Prima che mi dimentichi" comincia dandosi un schiaffetto, teatrale, sulla fronte
"Dammi il tuo numero, così ci mettiamo d'accordo per andare a mangiarci una pizza" le dice ammiccandole.
Ed Elena ride, prima di scrivere, al volo, su un pezzo di carta il suo numero e darlo al ragazzo di fronte a lei.
"Ecco a lei signore" gli dice per prenderlo in giro.
Damon alza gli occhi al cielo e ridacchia.
"A presto signorina" la saluta, stando al suo gioco.
Elena sorride e lo saluta con la mano. Proprio non se l'aspettava di vederlo lì. È stata davvero una dolce sorpresa. Lo racconterà sicuramente a Ludovica.
Il suo collega arriva un'ora dopo per permetterle di andare in pausa. Sebastian, il cuoco, le ha preparata un panino con contorno di verdure. Lo ringrazia e va a sedersi in un tavolo appartato per stare un po' tranquilla. Mentre consuma il suo pasto, messaggia con la sua migliore amica che non manca di dirle quanto si annoi a lezione senza di lei.
Elena ne approfitta per raccontale del suo incontro con Damon e anche Ludovica si dimostra molto contenta del suo ritorno. Ora che ci pensa, non gli ha chiesto per quanto si ferma. Ma avrà sicuramente occasione di farlo.
Ludovica le ricorda anche dell'appuntamento che hanno domani con Liam per proseguire le sue lezioni di storia, che avevano momentaneamente interrotto per via dei troppi impegni di Elena.
Meno male che glielo ha ricordato, se ne era già dimenticata. Pensa ridacchiando tra se e se.
Nel nominare Liam, non può evitare che la sua mente pensi al suo migliore amico, a Zayn, in particolare al loro ultimo incontro, risalente a ieri, finito non proprio bene. Si accorge in quel preciso momento che il tavolo che occupa è proprio quello dove lui e la sua banda si siedono tutte le sere.
Come è possibile che tra tutti i posti dove poteva sedersi sia andata a mettersi proprio lì?
Deve essere il suo subconscio che le gioca brutti scherzi.
Si alza dal tavolo, scuotendo la testa, come per cercare di scacciare l'accaduto e porta i piatti sporchi in cucina. Butta un occhio all'orologio e sospira contenta. Tra due ore finisce il suo turno.
Le due ore passano così velocemente, tra clienti serviti e battute con i colleghi, che quasi non si accorge che è ora di staccare. Si leva il grembiule, lo mette nel suo armadietto e recupera le sue cose. Saluta i colleghi e il capo e senza perdere un altro minuto si dirige fuori il locale, incamminandosi verso la fermata del bus, non notando la macchina in sosta davanti al Momo. Se ne accorge solo quando il suono del clakson la fa girare in quella direzione.
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Come un uragano
RomanceElena non lo sapeva, ma presto si sarebbe resa conto di amare proprio colui che aveva sempre odiato e evitato. Un amore che agli occhi di tutti sembra impossibile, persino ai suoi. Un amore difficile sin dal principio. Un amore capace di ferire e...