Si sveglia la mattina con la voglia di non fare niente. È una bella giornata oggi a Londra, ed è sabato. Questo significa che ha metà giornata per fare quello che vuole e poi dovrà andare a lavorare. Quel lavoro la stressa, e con l'università non è convinta che riuscirà ha resistere ancora per molto. Quando è di chiusura al locale, dorme si e no quattro ore prima di alzarsi per andare in facoltà. Ma non può permettersi di lasciare quel lavoro. Le serve. Da donna sente la necessità di avere la sua indipendenza, di non chiedere niente a nessuno. Nonostante suo fratello cerchi di non farle mancare niente e di convincerla a lasciare quel postaccio che non glie è mai piaciuto. Ma quel postaccio, come lo chiama lui, le da un buono stipendio, se vogliamo essere gentili.
La porta della sua stanza si apre di poco e appare il volto sorridente di Klaus, che si affaccia per vedere se è sveglia.
"Ehi sei sveglia?" chiede a bassa voce, come per cercare di non svegliarla in caso ancora dormisse.
Questa domanda la fa ridere. Possibile che Klaus sia così scemo a volte? Entra in camera sua per svegliarla e poi sussurra. È un contro senso. Dal canto suo, suo fratello che non ha ricevuto una vera e proprio risposta ora ha la conferma che sia sveglia.
"Non volevo svegliarti ma" esordisce entrando nella stanza.
Elena lo ferma subito.
"Non mi hai svegliato. Ero già sveglia" lo interrompe sorridendo dolce per le premure che il fratello le riserva.
"Ok, meglio. Sono solo venuto a salutarti. Ho un aereo tra due ore" le fa sapere sedendosi al bordo del letto e scompigliandole i capelli. Cosa che la porta a fare una smorfia, perché odia quando Klaus le spettina i capelli. E lui lo sa.
Si tira a sedere poi e appoggia la schiena alla testiera del letto.
"Dove devi andare questa volta?" sospira rassegnata. Orami è da un bel po di tempo, che suo fratello almeno una volta al mese, viaggia per lavoro. Certo non è che si possa lamentare più di tanto. È contenta a volte di rimanere un paio di giorni da sola a casa. Può fare quello che vuole. Dall'invitare a casa Ludovica e Niall ,a dormire con Elijah nel suo letto. Passando così quei giorni assieme come se convivessero. Ma purtroppo questa cosa adesso non è possibile. Hanno litigato e lei non ha nessun intenzione di chiamarlo. Così sospira guardando il fratello.
"Devo andare in California per tre giorni" la informa prendendo ad accarezzarle la mano.
Klaus ama sua sorella in un modo che a volte lo spaventa. Ne è geloso sino alla punta dei piedi. L'ha vista crescere e diventare una donna bellissima ed ha paura che un giorno qualcuno possa portargliela via. Sa che dovrà accadere prima o poi, ma egoisticamente spera il più tardi possibile. Perché anche se ormai è una donna adulta, per lui resterà sempre la sua sorellina da proteggere.
Lei lo guarda solamente e accenna un piccolo sorriso annuendo solo alla sua risposta.
"Ehi è successo qualcosa?" Gli domanda Klaus che non è stupido, e vede che c'è qualcosa che non va. In realtà è da un paio di giorni che la vede strana, ma non le ha mai chiesto niente perché di solito è lei che si confida con lui di sua spontanea volontà. Perché loro hanno sempre avuto questo bellissimo rapporto. Elena c'e sempre per Klaus, e Klaus c'e sempre per Elena.
"Non è successo niente. Solo...mi mancherai" mente. Perché non le va di dire al fratello che ha litigato con il suo ragazzo e che oggi si sente stanca di tutto. Stanca della sua vita. Stanca del suo lavoro e di lui che la lascia sempre da sola a casa. Ma non mente del tutto perché il fratello gli è sempre mancato, e gli mancherà anche questa volta. Perché è vero, potranno litigare spesso, causa le numerose incomprensioni tra di loro, ma si sono sempre voluti bene.
Klaus sorride felice alle parole della sorella. È raro che gli dica queste cose, ma quando succede gli si riscalda il cuore. Così l'abbraccia di slancio e se la stringe al petto cominciando ad accarezzarle i capelli.
Klaus sarà anche il più grande, ma a volte è proprio tonto. Gli basta una parola dolce dalla sorella e si dimentica di tutto.
"Mi mancherai anche tu" le dice baciandole una guancia. Ed Elena sorride stringendogli i fianchi.
" Elijah viene a dormire qui stanotte?" chiede Klaus allontanandosi di poco da lei per guardarla. Non è entusiasta che il suo migliore amico, nonché fidanzato di sua sorella, dorma da solo con lei per due notti. Ricorda ancora quando il migliore amico gli ha confessato di essere innamorato della sorella, che stavano insieme. Avrebbe voluto spaccargli la faccia, non solo perché lui era più grande di lei di ben otto anni ma perché lei era sua sorella e lui non doveva permettersi nemmeno di guardarla. Glielo aveva detto, glielo aveva detto di stare alla larga da lei. E invece....Quella è stata l'unica occasione dove si è sentito tradito dal suo migliore amico. Se Elena non fosse intervenuta a favore del ragazzo probabilmente Klaus quel giorno lo avrebbe massacrato. Tuttavia un pugno non è riuscito a non darglielo. Giusto per fargli capire di non far soffrire la sorella. Ma nonostante l'idea di loro due da soli insieme, pensa sia meglio che dorma qui con lei che saperla a casa da sola. Inoltre è maggiorenne ormai e oltretutto sono una coppia da bene tre anni. Quindi non è tanto stupido da pensare che non siano già stati a letto. Scuote la testa a quel pensiero, perché non ha proprio voglia di immaginare sua sorella a fare sesso con il suo migliore amico. Gli viene il ribrezzo al solo pensiero. Deve aver fatto una faccia disgustata perché ora Elena lo guarda con le sopracciglia aggrottate.
"Cosa?" dice infatti ridacchiando.
"Niente. Allora viene o no? Non ho avuto tempo di chiamarlo" richiede non avendo ottenuto dalla sorella alcuna risposta.
Elena apre la bocca per dire qualcosa ma la richiude subito dopo. Alla fine annuisce solamente sorridendo. Non vuole dire al fratello che ha litigato con Elijah e che quindi non sarà a dormire da lei in quei giorni. Inoltre non vuole farlo preoccupare quindi preferisce mentire. Infondo è una piccola bugia a fin di bene. Per fortuna Klaus non sembra essersi accorto di nulla. Perché sorride contento alla sua risposta.
"Fantastico! Allora io vado sorellina" dice baciandole la fronte e accarezzandole la mano prima di alzarsi per andare verso la porta.
Elena si alza di scatto dal letto prima che lui se ne vada e lo abbraccia da dietro.
"Chiamami o mandami un messaggio quando arrivi. Per favore" lo supplica quasi. Ha paura che possa succedergli qualcosa, anche se è grande e può benissimo cavarsela da solo.
Klaus sospira e copre le mani della sorella, che sono sul suo stomaco con le proprie. Il loro e quasi un rapporto morboso. Ma ad entrambi sta bene così.
"Lo farò" risponde girandosi di poco con il collo per sorriderle. Lei ricambia il sorriso e dopo lo lascia andare.
Ora è ufficialmente da sola. Sospira prima di dirigersi verso il bagno per lavarsi i denti e per vestirsi in fretta. Per salutare suo fratello ha fatto tardi e Niall e Ludovica non amano aspettare. Soprattutto il biondo quando si tratta di cibo. E loro dovevano vedersi per la colazione.
Entra nella loro caffetteria abituale con dieci minuti di ritardo e li trova tutte e due seduti al loro solito posto che chiacchierano fra di loro. Sorride e si avvicina posando il giubbotto sulla sedia e sedendosi.
"Sei in ritardo" è la prima cosa che Niall gli fa notare appena la vede e lei sorride. Se l'aspettava quella frase.
"Scusa biondo. La prossima volta non succederà" dice ridacchiando e pizzicandogli un braccio. Lui si lamentava toccandosi la parte lesa e borbotta qualche imprecazione.
"Come mai hai fatto tardi?" Gli chiede la sua migliore amica baciandole la guancia. Elena raramente è in ritardo, quindi deve essere per forza successo qualcosa.
"Klaus è partito, quindi ci siamo salutati e ho perso la cognizione del tempo" si giustifica alzando le spalle.
Ludovica fa per dire qualcosa ma viene interrotta dal cameriere che arriva per prendere le loro ordinazioni. Caffè e pancake. La loro colazione abitudinaria.
"Dove va questa volta?" chiede una volta che sono di nuovo soli. Elena sospira prima di rispondere.
"In California".
"E quanto sta via?" domanda il biondo.
"Tre giorni" dice prima di bere un sorso del suo caffè che è appena arrivato.
"Vuoi che venga a dormire da te stasera?" chiede Ludovica poggiando una mano su quella dell'amica. Elena nega con la testa sorridendole.
"Grazie. Ma stasera sono di chiusura al locale quindi non è possibile" dice sconsolata.
Avrebbe tanto voluto che la sua migliore amica restasse a casa con lei. Ma cosa avrebbe fatto sino alle quattro del mattino? Non le andava di farla stare alzata sino a quell'ora. E poi ha vent'anni! Può dormire da sola a casa santo cielo.
"Meglio mi sento! Chi ti verrà a prendere una volta finito il turno?" si intromette Niall preoccupato per la sua amica.
"Posso passarti a prendere io" aggiunge alla fine. Non gli importa se la mattina dopo ha un volo presto. Non lascerà che Elena torni a casa da sola a quell'ora.
La diretta interessata sorride per le premure dei suoi amici. Non poteva trovare persone migliori di loro. Gli vogliono veramente bene e lei ne vuole a loro. Farebbe di tutto per questi due idioti qui.
"Ragazzi vi ringrazio davvero. Ma sono grande anche io e so cavarmela da sola" comincia e Ludovica fa per ribattere, perché non è questione di essere grandi o meno. È sempre pericoloso girare da soli di notte. Ma Elena non la fa parlare.
"Tu Niall domani mattina hai un aereo da prendere e tu Ludo dovresti stare sveglia ad aspettarmi sino alle quattro, se tutto va bene. E non voglio...Chiederò a qualche collega un passaggio" continua rassicurando entrambi. Che non sembrano molto convinti ma annuiscono lo stesso. Quando la loro amica si mette in testa qualcosa è difficile fargli cambiare idea.
"Con Elijah?" chiede Ludovica.
Lei sospira e si passa una mano sul viso. Sono passati quattro giorni dal litigio con Elijah, e lui ancora non si è fatto vivo. Elena più volte è stata tentata di chiamarlo, ma poi facendosi forza su se stessa ha sempre desistito. Non tocca certo a lei fare il primo passo questa volta. Non sa davvero che deve fare. Odia quando il suo ragazzo la tratta, e gli da della bambina. Lei può fare quello che vuole. Infatti alla fine il tatuaggio se lè fatto lo stesso. Tuttavia sa di aver sbagliato anche lei un minimo. Poteva dirglielo, anche se pensa ancora che non sia obbligata a farlo, e forse le cose sarebbero andate diversamente.
"Non l'ho ancora sentito" dice sconsolata.
"Secondo voi che devo fare? Non voglio fare un altra volta il primo passo io. Per una volta vorrei che lo facesse lui" si lamenta.
"Io credo che dovresti chiamarlo Elena" gli consiglia il biondo.
"Non ci pensare nemmeno. Non dare retta a Niall, lui è un uomo ed è ovvio che stia dalla sua parte" si intromette Ludovica.
"Cosa c'entra. Tu sei una donna e sei anche tu di parte allora" ribatte Niall stizzito.
Non ha tutti i torti.
"Io sono imparziale" ribatte Ludovica.
"Si certo" dice Niall alzando gli occhi al cielo.
"Farò finta di non avere visto..." dice la sua amica. Il biondo non prova nemmeno a ribattere. Anzi decide che resterà zitto e non si intrometterà. Sono due donne contro uno e non è mai una bella situazione in quei casi.
"Per me hai ragione. Lui ha esagerato. Alla fine si trattava di un tatuaggio, ne hai già altri. E lui non era autorizzato a dare di matto solo perché non glielo hai detto. Non era una questione di vita o di morte ma una cazzata. Quindi non eri autorizzata a dirglielo per forza" continua.
Elena si ritrova ad annuire, d'accordo con le parole dell'amica. Lei pensa lo stesso.
"Io la penso come te. Ma se non dovesse capirlo?" Dice sospirando e poggiando la testa sulla spalla della sua migliore amica, che prende ad accarezzarle i capelli.
"Allora è un idiota" risponde.
In realtà vorrebbe dirle che se il ragazzo non si fa vivo è meglio che lo lasci. Non è la prima volta che litigano e non si parlano per giorni ed è sempre stata la sua amica a fare il primo passo, mai lui. E questo per Ludovica è sintomo di disinteresse. Elena lo ha abituato male. Non ha niente contro Elijah, anzi pensa che sia un bell'uomo. Ma secondo lei la sua migliore amica ha bisogno di un ragazzo della sua età o uno poco più grande. Elijah orami è grande, presto vorrà mettere su famiglia, ed ha un futuro già avviato, mentre Elena ancora no. Non pensa sia pronta per questo.
Dal canto suo Elena pensa che l'amica non le sia d'aiuto così. Non le ha fornito una risposta. Non è pronta a perdere Elijah per una cazzata del genere.
"Donne" borbotta Niall scuotendo la testa. Non ammetterà mai che in fondo, dopo il discorso di Ludovica, crede anche lui che l'amica abbia ragione. E a questo puto spera solo che Elijah capisca di aver sbagliato e chieda scusa al Elena. La pensa anche lui come Ludovica. Ma vede come stanno bene come coppia e come lui a suo modo si prenda cura di lei. L'ha aiutata molto dopo che i genitori l'hanno abbandonata e per quello non potrà mai smettere di ringraziarlo.
Le due ragazze all'esclamazione del biondo lo guardano male e lui alza le mani ridendo in segno di resa.
"Offro io oggi" esclama dopo, alzandosi dal tavolo, nonostante le proteste delle amiche che dopo lo raggiungono e lo baciano sulla guancia.
"Il nostro calciatore" dicono insieme prima di abbracciarlo. E lui si lascia stringere ricambiando. Gli mancheranno queste due pazze domani, quando sarà in America per una partita di calcio. Un giorno le convincerà a venire con lui.
"Ragazze...ragazze lo so che mi amate" dice il biondo ridacchiando facendo alzare gli occhi al cielo alle due interpellate.
"Ma ora devo andare. Ho una valigia da preparare" continua.
"Capirai, per te fare la valigia significa schiaffarci tutto dentro alla rinfusa" lo prende in giro Elena ridendo.
"Ehi non è vero!" Si difende con voce stridula.
"Lo sai che ha ragione" si intromette Ludovica appoggiando la sua amica.
Niall sembra offeso e borbotta qualcosa contro le due. Non le sopporta proprio quando si coalizzano contro di lui. Continua a pensare che servirebbe un altro maschio nel loro gruppo, così da pareggiare la situazione. Entrambe scoppiano a ridere e alla fine anche lui si lascia contagiare. Le abbraccia e dopo di che lascia il locale. Direzione casa.
"Io devo andare a fare la ceretta" dice Ludovica sbuffando mentre passeggiano per le strade di Londra.
Elena ridacchia. Lei non ha più questi problemi. Quando aveva sedici anni la madre le ha fatto fare il laser. La figlia doveva essere perfetta in tutto e per tutto. Non le era concesso nemmeno di mangiare un dolce. Un infanzia rubata.
"Io non ho più di questi problemi" commenta infatti ridendo guadagnandosi una gomitata da parte dell'amica.
"Beata te".
E a questa affermazione non può controbattere. Perché per una volta è contenta che la madre le abbia tolto almeno questo peso.
"Cosa farai tu?" Le chiede l'amica.
"Credo che andrò a correre, è una bella giornata. Poi pranzo e in fine lavoro" dice con finto entusiasmo sull'ultima parola.
"Domani mattina vengo a fare colazione da te" le dice l'amica. Non vuole lasciarla da sola.
Elena ride.
"Va bene" dice mentre si accende una sigaretta. È un brutto vizio che ha preso per colpa di sua madre. Ha cominciato a diciassette anni per farle un dispetto e non è più riuscita a smettere. È sempre colpa sua. Si riscuote dai suoi pensieri solo quando Ludovica le da un pizzico solo per salutarla. Lei scuote la testa e si lascia stringere dalle braccia della sua migliore amica e le bacia una guancia. Ormai Ludovica non le chiede più niente perché ha imparato che molto spesso l'amica si perde nei suoi pensieri. E capisce che non sono cose piacevoli quando vede la tristezza dipingerle il volto. Vorrebbe tanto tornare indietro nel tempo per farle passare un infanzia diversa da quella che ha vissuto. Ma non può. La ricorda ancora piangere sempre, l'ha vista poche volte sorridere. E quelle poche volte era per merito del fratello o suo.
"Allora ci vediamo domani" le conferma.
Elena annuisce e la saluta con la mano. Arrivata a casa si cambia velocemente con la tenuta da corsa, prende le cuffie e riesce. Per fortuna a Londra è una bella giornata e il sole riscalda piacevolmente la sua pelle mentre comincia la sua corsa.
Ha cominciato da poco a farlo, la fa sentire libera, libera dai pensieri che gli affollano continuamente la mente. Non vuole più pensare è stufa di farlo. È sempre stata una che pensa troppo e adesso si è stancata. In quei momenti pensa solo a correre più veloce e a canticchiare le canzoni che il suo telefono riproduce. Si ferma solo quando è arrivata alla fine del parco. Ha il cuore che le batte a mille e l'aria comincia a mancarle nei polmoni. Maledette sigarette. Dovrebbe proprio smettere. Peccato che ci abbia già provato svariate volte e il risultato sia stato sempre lo stesso.
Si piega sulle ginocchia e prende profondi respiri guardando in alto cercando di calmarsi. Quando il battito le torna regolare sorride e cammina verso la fontanella che è la sua salvezza. Ha sete e sta morendo di caldo nonostante il top che indossa. Si butta dell'acqua in faccia e si abbassa a bere. Mugula soddisfatta quando l'acqua fredda le tocca le labbra. Si sente pronta di nuovo per riprendere a correre e tornare a casa. Sono già le due del pomeriggio e lei deve ancora mangiare e farsi assolutamente una doccia prima di andare a lavoro. Si sistema la coda e la sua attenzione viene attirata da un gruppo di persone che riconosce essere parte del gruppo di Malik. A confermare i suoi sospetti è proprio la presenza del moro seduto su una panchina, completamente vestito di nero, che ascolta in silenzio i suoi compagni.
Zayn è sempre stato un tipo taciturno. A lui bastava osservare le persone per capirle e attirare la sua attenzione non è facile. Come se si sentisse osservato, i suoi occhi catturano lo sguardo di Elena che prontamente volge lo sguardo altrove e riprende a correre. Non lo vede sorridere compiaciuto dal fatto che lei lo stesse guardando.
" Zayn sei tra noi?" Lo chiama kalum. Lui scuote la testa e riporta la sua attenzione ai suoi compagni.
"Scusate ma tutte queste chiacchiere inutili mi annoiano" dice fingendo uno sbadiglio. Si alza in piedi stiracchiandosi gli arti e
"Non vedo quale sia il problema. Facciamo questo dannato rifornimento all'ora stabilita e poi andiamo a bere qualcosa al MoMo" conclude il suo discorso.
Non ammette repliche soprattutto sul ultima parte. Ha voglia di rivedere una certa persona.
Non sarà lui il capo della banda ma è come se lo fosse. Tutti sono intimoriti dalla sua persona e lui non può che esserne soddisfatto. Non si ricorda nemmeno come ci è finito qui dentro . In realtà lo ricorda, ma preferisce non farlo. Sta di fatto che ora che fa parte del gruppo non intende farsi mettere i piedi in testa da nessuno.
"Io ci sto. Così rivedrò quella bomba sexy che lavora lì" dice sorridendo furbo Axel.
Zayn ridacchia. Quel ragazzo è anche peggio di lui in fatto di donne e sesso. Basta che respirino. Lui invece è più selettivo, a volte.
"Io non ho voglia di andare al locale stasera" si intromette Derek sbuffando.
Tra tutti i suoi compagni lui è quello che sopporta di meno. Prova sempre a mettere in discussione quello che dice ed oggi ne ha proprio abbastanza di lui. Così gli si avvicina minaccioso e:
"Non mi pare di aver chiesto la tua opinione" sibila ad un palmo dal suo viso.
"Se vuoi venire bene altrimenti fai quel cazzo che vuoi. A me non interessa" continua ghignando spingendolo dal petto.
Derek stringe i pugni e lo fulmina con lo sguardo.
"Vaffanculo Malik!" sputa arrabbiato.
Il moro non può fare a meno di scoppiare a ridere. Non ha nemmeno provato a mettergli le mani addosso. È solo un codardo. Lui lo avrebbe fatto senza esitare. Per questo nessuno osa mettere mai in discussione quello che dice. Tutti sanno della sua attitudine a fare a botte, anche per la minima cosa.
"Qualcun altro ha qualcosa da dire?" Domanda mentre prende la sigaretta che tiene sempre dietro l'orecchio e se la porta alle labbra. Tutti scuotono la testa così:
"Bene. allora ci vediamo più tardi" dice prima di girare i tacchi e tornare a casa. Deve prepararsi per stanotte.
*********
Elena è tornata a casa già da un ora e in questo momento si sta concedendo una doccia per sciogliere i muscoli tesi dopo la corsa e per lavare via il sudore dalla sua pelle. Chiude gli occhi e rivede un paio d'occhi incrociare i propri. In quel momento il cuore le batteva veloce. Forse per la paura di essere stata colta a guardarlo. Non vuole che si faccia strane idee, che pensi che gli piaccia perché non è affatto così. Era solo curiosa di sapere se aveva inquadrato bene il gruppetto di persone. Certo, non può negare che Malik sia un bel ragazzo, forse anche più che bello. Ma per lei la bellezza non è tutto, ci deve essere anche dell'altro. Sospira scuotendo la testa e uscendo dalla doccia. Deve smetterla di pensare a quel ragazzo, non è normale.
Sul letto ha già preparato la divisa di lavoro, che consiste in dei jeans neri, troppo stretti, secondo lei e una camicetta dello stesso colore. Arriccia il naso guardandola e sbuffa. Non ha proprio voglia di andare a lavoro oggi, di fare chiusura. Ma non può tirarsi indietro. Così lascia che l'asciugamano scivoli a terra e afferra l'intimo mentre pensa che questa casa sia troppo silenziosa. È uno dei motivi per cui odia che Klaus vada fuori per lavoro. Non le piace quando non si sente alcun rumore, perché si accorge che l'unica cosa a fare chiasso, in quelle occasioni è la sua testa. Dovrebbero compre un cane. Lo ha sempre voluto, sin da quando era piccola ma ovviamente non è mai stata accontentata.
La casa in cui ormai vivono lei e il fratello è troppo grande solo per due persone. Si sente così sola. Vorrebbe che Elijah fosse qui con lei, o che i suoi amici fossero li. Odia il silenzio. Per questo accende le casse che ha in camera e lascia che la musica si diffonda nel abitacolo. Spezzando quel silenzio fastidioso. Finisce di vestirsi e ritorna in bagno per sistemarsi i capelli e per truccarsi un minimo. Non è mai stata una ragazza che ne fa un abuso eccessivo, anzi a volte nemmeno si trucca. Così si mette giusto un po di fondotinta, rimmel e rossetto rosso. Quest'ultimo è obbligatorio. Imposizione del suo capo. Bob, così si chiama. Elena ha sempre pensato che sia un viscido. Coglie sempre occasione per sfiorarla, ma non solo lei anche Karen. Prova disgusto verso quell'uomo. Ma non può dire nulla. È il suo supervisore e finché la paga e non si allarga troppo a lei va bene così.
Dopo essersi guardata un ultima volta allo specchio e aver indossato le scarpe alte, rigorosamente nere esce di casa. Direzione fermata autobus. Si infila le cuffie, come di prassi e si accende una sigaretta nell'attesa. Ogni tanto si stringe nel suo giubbotto di pelle rosso quando il vento soffia troppo forte e batte i piedi per terra infastidita. Odia dover aspettare e non vuole fare tardi a lavoro. Perché non ha i soldi per la macchina? Dannato il suo orgoglio. Se non fosse per la sua ossessione di essere una donna indipendente lascerebbe che il fratello le compri la macchina.
Proprio quando sta per perdere la speranza l'autobus si materializza nel suo vialetto e lei tira un sospiro di sollievo. Sale e come di abitudine si siede all'ultimo posto osservando la sua città dal finestrino. Londra le è sempre piaciuta, ma ora che è cresciuta questo posto le va stretto, sente il bisogno di vedere altri luoghi. Di girare il mondo. È sempre stata così sin da piccola. Sognava ad occhi aperti posti che le era impossibile visitare. Il suo animo ribelle, avventuriero e artista non poteva farne a meno. Quando avrà abbastanza soldi da parte, dopo aver comprato la sua macchina e aver finito l'università si prenderà un anno sabbatico tutto per lei e partirà. Chissà se Elijah vorrà venire con lei. Scuote la testa a quel pensiero. Non è ma stata una di quelle ragazze che immaginano già tutto il loro futuro con il proprio ragazzo. Lei viveva il momento. Persa nei suoi pensieri quasi non si accorge di essere arrivata alla sua fermata. Si alza di scatto ringraziando il conducente e scendendo da quel mezzo che ha sempre odiato. Sono appena le sei del pomeriggio quando mette piede al MoMo. Saluta allegra Robert all"ingresso e si dirige verso il bancone quando sente un fischio.
"La gnocca del locale è arrivata" la annuncia Karen rivolgendole un occhiolino. Elena ride e:
"Quanto sei scema" dice andando ad abbracciarla.
"Come mi sei mancata" la stritola l'amica palpandole poi il sedere.
Non può fare a meno di ridere anche questa volta. È una routine ormai, tanto che non la rimprovera più. Karen dice che il suo sedere porta fortuna e quindi ogni volta che ne ha occasione glielo tocca. È proprio una scema pervertita.
"Mi chiedo cosa ti direbbe Laura se ti vedesse" la prende in giro Elena, allontanandosi di poco da lei.
Laura è la ragazza di Karen. Stanno insieme da tre anni e vivono insieme da poco. La diretta interessata ride passandosi una mano fra i folti capelli lilla.
"Probabilmente mi ammazzerebbe. Ma visto che sei tu, e le sei simpatica non credo sia un problema" dice pizzicandole un fianco. Elena si dimena e la spintona leggermente.
"Voi due invece di fare le sceme venite a darmi una mano" le chiama Tom col sorriso.
"Uomini. Non sanno fare nulla da soli" lo prende in giro Karen facendo ridacchiare Elena e alzare gli occhi al cielo al povero ragazzo.
"Dai andiamo ad aiutarlo" la tira per un braccio Elena.
"Ciao splendore" la saluta Tom appena lo raggiunge. Lei sorride e l'abbraccia sussurrando un:
"Ciao".
" oggi Miss acida non c'è?" chiede Karen scocciata.
Miss acida ha un nome, ovvero Perrie. Nessuno dei tre la sopporta. È la classica ragazza bionda, rifatta, che si crede superiore a tutti. Ed Elena a volte vorrebbe tanto ricordarle che non è nessuno, che anche lei lavora in questo posto come tutti loro. Ma semplicemente si limita ad ignorarla come fanno tutti qui dentro. Anche se a volte glielo rende difficile con il suo atteggiamento del cazzo.
"No. Si è presa dei giorni di malattia" dice Tom sospirando sconsolato.
Senza Perrie gli toccherà fare tutto il lavoro da solo. Non può servire da solo ai tavoli, cazzo è sabato e il locale sarà pieno di gente.
"Quella grandissima troia!" se ne esce Karen infuriata battendo i piedi a terra. Elena neanche commenta, ma è d'accordo con l'amica.
Tutti insieme cominciano a sistemare il locale per la serata, tra una chiacchiera e una risata. Anche se sembra un controsenso non vedono l'ora di iniziare in modo da poter tornare presto a casa.
Proprio prima dell'apertura Bob fa il suo ingresso nella sala e dice una cosa che lascia Elena pietrificata e arrabbiata. Siccome Perrie è malata, lei dovrà aiutare Tom, appena può a servire ai tavoli. Vorrebbe ribattere. Dire che non è d'accordo e che visto che sono sempre in pochi qui dentro, sarebbe il caso di assumere nuovo personale. Ma si morde la lingua, conficcandosi le unghie nei palmi delle mani per stare zitta. Annuisce solamente e il capo sorride soddisfatto accarezzandole un braccio. Elena rabbrividisce a quel contatto e si fa leggermente indietro accennando però un sorriso. Quando Perrie tornerà a lavoro l'ammazzerà. È tutta colpa sua se ora lei si ritrova a dover sgobbare il doppio.
Il locale si è riempito in fretta di gente e a lei scoppia la testa per la troppa confusione. Non fa in tempo a fare da bere per un cliente che subito deve andare al tavolo per portare della roba. Karen la aiuta come può. Se non fosse per lei Elena sarebbe già impazzita. Come se non bastasse a metà serata, durante la sua breve pausa sigaretta, le arriva un messaggio da Elijah che all'inizio la spiazza completamente. Pensa che forse il suo ragazzo ha capito di aver esagerato e che gli abbia scritto finalmente per scusarsi. Lo apre con la felicità che le fa tremare un po' le mani, ma quando ne legge il contenuto si acciglia.
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Come un uragano
RomansaElena non lo sapeva, ma presto si sarebbe resa conto di amare proprio colui che aveva sempre odiato e evitato. Un amore che agli occhi di tutti sembra impossibile, persino ai suoi. Un amore difficile sin dal principio. Un amore capace di ferire e...