Capitolo VIII

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Anche quella mattina gli era toccato andare agli allenamenti che Natasha aveva fissato tutti i giorni prima dello spettacolo. Solo che oggi, a differenza degli altri giorni li aveva spremuti come degli aranci.
Il motivo?
Mancava un giorno alla prima dello spettacolo e la sua insegnata sembrava essere più agitata e nervosa di lei. Voleva che tutto fosse perfetto, che lei nel ruolo di protagonista fosse perfetta. Fattore che l'aveva portata a fermarsi un ora in più rispetto al solito per perfezionare le ultime cose. Natasha non l'aveva lasciata andare non prima che eseguisse un fouettés rond de jambe en tournant* impeccabile.
Risultato?
Tornata a casa poco prima dell'ora di pranzo Elena è esausta. Gli fanno male tutti i muscoli del corpo e i piedi quasi non li sente.
"Klaus?" chiama a gran voce il fratello mentre si leva la giacca.
Ma niente, non ottiene risposta.
Ieri sera era tornata a casa tardi e non era riuscita a vederlo, stamattina ideam, era dovuta uscire all'alba. Perciò si può tranquillamente affermare che sono più di ventiquattro ore che non lo vede e non sa come sta, fatta eccezione per quel messaggio che le aveva mandato durante il suo turno lavorativo per avvisarla che stava male e che non sarebbe potuto passare a prenderle.
Sale le scale velocemente, per quanto le sue gambe in questo momento glielo permettano, e si affaccia alla porta della camera di suo fratello. Lo trova che dorme, la bocca leggermente aperta dalla quale esce qualche sbuffo e il respiro affannato.
Non sembra avere una bella cera.
Si avvicina cercando di fare il meno rumore possibile e avvicina le labbra alla sua fronte per provare a sentirgli la temperatura.
Scotta.
Probabilmente ha ancora la febbre.
Si allontana un po' dal suo volto giusto per guardarlo ancora un po'. Con quell'espressione malaticcia sembra proprio un bambino. Gli ricorda tanto il Klaus di quando era piccola, quello che si prendeva cura di lei, che si preoccupava per lei. Sente gli occhi inumidirsi, le viene quasi da piangere se ricorda quei tempi. Non è cambiato niente. Sorride nostalgica accarezzandogli la guancia, decidendo poi di preparagli una zuppa calda, dovrebbe fargli bene.
Proprio quando sta per muovere i primi passi per lasciarlo riposare, Klaus apre a fatica gli occhi, sbattendoli più volte per cercare di vedere nitidamente.
"Elena?" la chiama flebilmente, come per assicurarsi che sia davvero lei.
Non la vede da ieri e stamattina quando si è svegliato, più stanco di quando era andato a letto, ci è rimasto male che la sorella non fosse passata a salutarlo.
"Ehi" gli risponde lei con tono dolce, regalandogli un sorriso.
Gli si siede accanto, sul bordo del letto e prende ad accarezzarlo in testa.
"Mi dispiace di non essere venuto a prenderti ieri" le fa sapere seriamente dispiaciuto.
" Klaus smettila stai male. Non ti devi preoccupare" lo rassicura
"E poi sono qua no?" continua sorridendo.
"Già.......come sei tornata?" gli chiede.
"Mi ha accompagnata Karen" mente.
Non gli ha mai parlato di Zayn, ed è convinta che al fratello non piacerà. Non è esattamente il tipo con cui sarebbe contento lei uscisse. Tutti quei tatuaggi, per non parlare di quel suo carattere strafottente e dell'attività illegale della quale si occupa.
Non può decisamente parargliene.
No no.
Il fratello a quella risposta sorride annuendo con la testa.
Adora quella ragazza, è sempre disponibile e si vede che ci tiene a Elena. Dovrà ringraziala, pensa.
"Non ti ho vista stamattina" le fa sapere poi sussurrando.
È troppo stanco anche solo per riuscire a parlare, odia avere la febbre.
"Sono andata agli allenamenti" le spiega lei tranquilla.
"Ah" è tutto quello che pronuncia. Doveva immaginare che fosse per quel motivo.
" Tu come ti senti?" gli chiede premurosa.
"Sinceramente? Uno schifo...Odio avere la febbre" gli risponde scocciato, lasciandosi sfuggire anche uno sbuffo e facendo ridere la sorella.
" Dai vedrai che starai meglio tra qualche giorno" cerca di rassicurarlo.
" Poi guarda il lato positivo: niente lavoro" continua con tono divertito per cercare di tirargli su il morale.
" Grandioso! Più lavoro per quando sarò tornato" risponde invece lui.
" Dai! Non essere pessimista" lo riprende ridendo e dandogli una piccola botta sul braccio.
"Ahi! Non dovresti curarmi invece di picchiarmi?" la prende in giro lui accennando anche una piccola risata.
"Infatti è proprio quello che volevo fare Idiota!" gli fa sapere divertita alzandosi dal letto.
"Come sono lusingato" continua imperterrito.
"Fanculo scemo" gli risponde lei a tono mostrandogli anche il dito medio, prima di uscire dalla stanza per andare a preparare il pranzo.
Alla fine mangiano tutti e due in camera di Klaus, guardando la televisione e scherzando tra di loro. Elena non si accorge nemmeno che è arrivata l'ora di andare a lavorare.
"Grazie per il pranzo, mi sento meglio" le fa sapere.
"Sono contenta....così potrai lavare i piatti" gli dice ridendo mentre raccoglie i piatti e il resto.
"Non ci penso proprio" ribatte prontamente.
Ma lei fa finta di niente.
" Devo andare a lavoro. Ci vediamo dopo" lo saluta allungandosi per baciargli una guancia.
Dovrebbe stagli lontano, per non rischiare di prendersi la febbre anche lei, ma se ne frega.
"Va bene. Stai attenta" si raccomanda lui, mentre si risistema per bene a letto.
"Va bene sceriffo" lo prende in giro, mandandogli un bacio volante prima di uscire dalla stanza.
Va nella sua e dopo essersi preparata esce di casa. Destinazione fermata dell'autobus. Direzione Momo.
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Come un uraganoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora