Come un uragano

Capitolo XX

Elena si sveglia nel cuore della notte e deve andare in bagno.
Riuscire a liberarsi dalla stretta di Elijah sarà un impresa. Il suo braccio è saldo intorno alla sua vita e gli impedisce qualsiasi movimento.
Mentre cerca di liberarsi senza svegliare il suo ragazzo ripensa alla serata appena trascorsa.
Elijah l'aveva portata nel locale che frequentavano abitualmente ogni volta che tornavano in paese.
Era un posto piccolo ma molto elegante e tranquillo.
Avevano mangiato benissimo e una volta tornati a casa Elijah aveva mantenuto la promessa fattagli prima di uscire: non le aveva dato nemmeno il tempo di togliersi le scarpe che l'aveva presa con forza sulla porta.
Elena era così sfinita che le tremavano le gambe e non riusciva a muovere nemmeno un muscolo. Tutto il suo corpo chiedeva pietà dopo la giornata appena passata, così Elijah l'aveva presa in braccio, a mo di sposa, l'aveva portata al piano superiore e stesa sul letto.
Appena la sua testa aveva toccato il cuscino, morbido e freddo, la stanchezza si era fatta sentire più forte, tanto che faticava a tenere gli occhi aperti. Elijah le aveva sorriso prima di fare il giro del letto e stendersi accanto a lei. L'aveva circondata con le suo forti braccia, le aveva baciato la spalla nuda e poi si erano addormentati così: stretti insieme e entrambi esausti.

Elena afferra il braccio del suo ragazzo e riesce a spostarlo di poco dal suo corpo, prima che questo in un gesto inconscio glielo ristringa attorno.
Sospira e si agita un po', così non otterrà niente quindi decide di mandare all'aria l'idea di fare piano e con una mossa brusca, finalmente riesce ad alzarsi dal letto.
Elijah protesta, borbottando nel sonno, ma non si sveglia. Anzi sbuffando si gira dal lato opposto e gli da le spalle.
Elena ridacchia e poi nel buio più totale cerca di raggiungere l'armadio per prendere una delle magliette del suo fidanzato. È nuda e furori dal calore del letto comincia a sentire freddo.
Riuscire nell'impresa non è facile, ma dopo qualche minuto di ricerca è sicura di aver preso l'indumento giusto. Se lo infila e poi, sempre cercando di fare il meno rumore possibile, prova a raggiungere il bagno senza intruppare in nulla. Allunga le braccia davanti a se e piano riesce ad uscire sana e salva dalla camera. Ringrazia che il bagno sia anche al piano di sopra, altrimenti scendere le scale sarebbe stato complicato.
Quando arriva, incolume, si lascia scappare un sospiro di sollievo e accende la luce.
Pessima mossa. Il bagliore intenso della luce la costringe a strizzare gli occhi per il fastidio.

Fantastico.

Pensa infastidita.

Quando gli occhi si abituano a quella nuova ambientazione, non perde tempo e raggiunge la tazza per fare pipì.
La casa è immersa completamente nel silenzio, l'unico rumore che sente proviene dalle cicale che rendono l'atmosfera leggermente cupa.
Le sembra di stare in un film horror. In una casa situata nel bosco a qualche metro dal paese con solo il suo ragazzo che dorme beatamente nel loro letto.
Un'ambientazione ideale per quel genere di film.
Scuote la testa, ridacchiando dei suoi stessi pensieri, tira lo sciacquone e poi va a lavarsi le mani.

Il tragitto per tornare in camera e più breve di quello precedente. Si è spaventata da sola ed ora ha paura che possa spuntare qualcuno da un momento all'altro. Per cui affretta il passo, non le importa di sbattere contro la parete.

Stupida mente che le fa fare quei pensieri.

Quando torna in camera quasi si butta sul letto, per rifugiarsi sotto le coperte e tra le braccia di Elijah, al sicuro dall'oscurità fitta della notte. Al sicuro dal mostro che la sua mente aveva, stupidamente, creato da sola.
Ora è di nuovo al calduccio.
Sbadiglia e allunga un braccio per prendere il telefono sul comodino.
È curiosa di sapere che ore sono.
Ma quando guarda lo schermo ad attirare la sua attenzione non è l'ora, ma i messaggi.
Le si blocca il respiro in gola e le si contrae lo stomaco.
Fissa il cellulare immobilizzata per qualche secondo prima di trovare il coraggio di leggerli.
Sono tutti da parte di un unico mittente.