Sono ormai più di quarant'anni anni che sono partito da dov'ero, da mia madre.
All'inizio pensavo che in pochi anni avrei conosciuto tutte le cose e sarei arrivato al confine.
Ero certo che ad un tratto sarebbe spuntato fuori un muro, una torretta, un precipizio, e qualcuno gridando mi dicesse "Non c'è altro, qui non si va oltre". Così avrei ripercorso la strada al contrario, ritornando dov'ero, mettendomi a raccontare tutte le cose viste.
Ma ormai del bambino che decise di mettersi in viaggio ho solo notizie confuse, e sono in marcia con la triste consapevolezza che non c'è muro e nessun limite.
Andrò avanti per tutto il tempo, e di ciò che mi sono lasciato indietro perderò tantissime cose.
Eppure ho fede che in una notte fresca , in mezzo al vento e a una strada, dopo un altro giorno di marcia accadrà il prodigio: ritroverò il bambino che decise di partire e il viaggiatore che se ne stava dimenticando.
Si saluteranno e proseguiranno la strada insieme, senza più nostalgie di ieri, senza più paura dei sentieri davanti
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La consuetudine del mattino
شِعرUn uomo all'alba, la solita strada per andare a lavoro. La realtà che s'impiglia nel sogno: volti e fantasmi di un viaggio quotidiano