Capitolo nono: un grande sbaglio

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Erano oramai le 11 passate quando Scorpius rientró stremato dalla punizione con Gazza.
Insomma, oltre che riordinare tutti i suoi noiosissimi fascicoli (molti dei quali riguardavano i gemelli Weasley) aveva anche dovuto riordinare tutti gli ingredienti per le pozioni del professor Lumacorno,annaffiare i Bubotuberi del professor Neville Paciock (con il quale la Sprite condivideva le ore, e le cui piante avevano finito col procurare a Scorpius un abbonamento mensile all'infermeria) e pulire l'aula della professoressa McGranitt. Insomma, tutti si erano dati da fare per fargli passare una giornata davvero pessima. Ma non c'erano riusciti, fino in fondo.
Scorpius sospiró. Non avrebbe mai dimenticato il divertimento provato quel pomeriggio, insieme a lei, Rose.
Con lei, si era veramente sentito libero per la prima volta, libero dai pregiudizi della gente, dalla storia di suo padre e dei suoi nonni, dal suo cognome. Con lei, si era sentito solo e semplicemente Scorpius: un ragazzo un po' menefreghista e scansafatiche, dotato di un fascino misterioso, con un passato difficile e un futuro da costruire.
E poi, quel bacio...
Secondo sospiro. Era stato semplicemente mozzafiato, anche più rispetto al primo, perché stavolta, almeno, Rose se ne ricordava.
Rose era cosciente mentre riceveva il bacio, ed era cosciente mentre rispondeva al bacio, era cosciente quando aveva insultato Mirtilla Malcontenta, e anche quando le aveva detto che Scorpius era solo suo. SOLO di Rose.
E a Scorpius, quella condizione non dispiaceva per nulla.
Nel dormitorio Serpeverde del 5 anno stavano giá dormendo tutti. Scorpius, peró, non aveva assolutamente sonno.
Prese una pergamena dal cassetto e vi scrisse sopra un messaggio di poche righe, poi corse alla Guferia, lo legó alla zampetta di Snow e, quando il gufo prese il volo, si avvió al corridoio del terzo piano, pregando che non tutti fossero giá andati a dormire.

Era appoggiato vicino alla colonna, quando udì dei passi che si facevano sempre più vicini. Non erano passi strascicati, ma piuttosto svelti e forse leggermente impazienti. Scorpius sorrise.
Si nascose nell'incavatura del muro. Quando i passi giunsero fino al nascondiglio, Scorpius prese per i fianchi il corpo a cui appartenevano e lo portó delicatamente nel nascondiglio insieme a lui.
'Ehi, Malfoy' fu la reazione della ragazza quando lo vide.
Scorpius non riusciva a vederla molto bene, ma si accorse dai leggeri riflessi emanati dai raggi della luna che la ragazza aveva i capelli rossi. Quindi, era per forza lei, la sua Rose.
'Qual buon vento?' Chiese Rose, mettendo le braccia al collo di Scorpius con aria da finta innocente.
'Volevo stare un po' con te' rispose. C'era qualcosa che gli sembrava bizzarra, peró. Da quando con Rose erano tornati al cognome?
'Lo fa perché vuole giocare un po', tutto qui' gli suggerì la sua vocina interna.
Scorpius sorrise. Doveva essere per forza così.
Mise le mani intorno ai fianchi di Rose. Altra cosa bizzarra.
I fianchi di Rose erano molto più belli, insomma, lei aveva le curve tutte al posto giusto, mentre la Rose di fronte a lui sembrava, sì, avere delle belle forme, ma queste non erano ancora completamente sviluppate.
'È l'effetto del pigiama. Albus te lo dice sempre, Rose dorme con i pigiami larghi, è normale che i suoi fianchi risultino più piccoli' tentó di autoconvincersi, in una maniera molto, molto debole, a cui non credeva nemmeno più lui.
Così, inizió a crescere in lui un grande sospetto, a cui peró non riuscì a dar voce.
Rose lo bació con trasporto, senza dargli nemmeno il tempo di rendersene conto.
'No!' Urló una voce. In quell' urlo c'era strazio, disperazione, dolore. In quell'urlo c'era un amore a cui non era stato dato il tempo di nascere, perché era stato giá distrutto. In quell'urlo, c'erano i pezzi di un cuore che andavano pian piano ad infrangersi sul pavimento.
In quell'urlo c'erano lacrime, di tristezza, di rabbia, di rancore.
Non appena Scorpius sentì quell'urlo, capì.
Capì quanto era stato stupido e incosciente, quanto era stato deficiente e frettoloso. Sentì il corpo a cui apparteneva quella voce allontanarsi, sempre di più, sempre più veloce.
Sentì correre, e prima che se ne rendesse conto, Rose era giá troppo lontana.

Non poteva crederci.
Rose era già finita chissá dove, mentre lui si trovava ancora in quella scomoda situazione, tra le braccia sbagliate.
Perché quelle non erano le braccia di Rose, non erano i suoi fianchi, quella non era nemmeno la sua voce, ma lui, preso dalla foga del momento, non era nemmeno riuscito a rendersene conto.
E qui sorgeva un altro dubbio: se non era Rose, allora chi era, la rossa che lo aveva baciato con tanto trasporto?
Prima di andare da Rose, doveva innanzitutto scoprirlo.
Prese la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni e la puntó contro la ragazza.
'Lumos', sussurró.
Quella si accese all'istante.
'No' fu il primo pensiero di Scorpius
'Non puó essere lei'
E, invece, era proprio lei.
Leggermente più bassa di Rose ma comunque molto alta per i suoi tredici anni e mezzo, con i capelli mossi e rosso fuoco e gli occhi nocciola, la piccola Lily Potter lo guardava con una faccia sorpresa e scioccata.
'Potter?!' Fu la reazione incredula di Malfoy.
Lily era molto titubante
'N-non ti eri reso conto che ero i-io, M-Malfoy?'
'Assolutamente no! Io aspettavo un'altra persona!'
'E perché mi hai trascinata qui dentro?' Quasi urló la piccola Lily, indicando lo stretto cubicolo in cui ancora si trovavano e con una voce colma di rabbia e delusione.
'Ti ho confuso con quest'altra persona! Chi è che va ancora girando per i corridoi alle 11 di notte, se non ha un appuntamento?'
'Io stavo tornando dalla biblioteca perché ho fatto delle ricerche fino ad ora'
Lily era forse scioccata quanto Scorpius.
Alcuni secondi di imbarazzante silenzio, poi cominciarono a scendere delle lacrime dal volto di Lily.
'S-s-scusami.. I-io non pensavo... C-credevo.. Era t-t-troppo b-bello per essere vero'.
Scorpius era stato tentato di andarsene, ma Lily gli faceva troppa tenerezza, e immaginava che martellata al cuore aveva ricevuto. Con Rose provava la stessa sensazione praticamente sempre.
Le mise una mano sulla spalla:
'Lascia stare, è tutto passato. Ci siamo sbagliati entrambi. Scusa, ma ti avevo confuso con un'altra ragazza.. E mi dispiace'
Lily pian piano si era calmata.
'Grazie, Malfoy. E ora che con me hai chiarito, va' da lei. Merita delle spiegazioni. Mi dispiace molto' concluse Lily.
Scorpius, dopo aver salutato la piccola Potter con un cenno della testa, inizió a correre a perdifiato, su per le scale, come se quella fosse stata la corsa della sua vita (e un po', si deve ammettere, era così).
Lily gli aveva fatto il favore di dirgli la parola d'ordine dei Grifondoro, così, dopo svariate lamentele e battibecchi con la signora Grassa, era finalmente riuscito ad entrare.
Rose era nella Sala Comune, vicino al camino, accoccolata nella poltrona. Stava piangendo. Lacrime di dolore.
Scorp ebbe una fitta al cuore e inizió a mancargli il coraggio.
Dopo attimi di esitazione, finalmente si decise.
'Rose' la chiamó.
Lei sussultó e si voltó a guardarlo. Appena lo riconobbe, tutta la tristezza nei suoi occhi scomparì, e il suo posto venne preso da una rabbia accecante.
'Cosa ci fai qui?' Chiese in un sussurro rabbioso.
A Scorpius in quel momento ricordava tanto una leonessa.
Stava per sorridere, ma poi si rese conto della scomoda situazione in cui si trovava.
'Sono venuto a parlarti'
'Non ho assolutamente nulla da dirti'
'Io peró sì'
'Non ho intenzione di ascoltarti' fece Rose, e con uno scatto si alzó e si diresse verso i dormitori femminili.
Scorp peró fu più rapido di lei.
Corse per un breve tratto, la prese per il polso e la fece voltare per tornare di nuovo a guardarlo. Nei suoi occhi, nemmeno più la traccia di una lacrima.
'È stato un incidente' inizió Scorpius.
Rose scoppió in una risata maligna, senza allegria, senza emozione.
'Certo, ''un incidente''.
Per via di questo incidente tu e quella ragazza siete finiti in un'incavatura del muro in un corridoio deserto, e sempre per incidente vi siete baciati. Sará di sicuro andata così' disse Rose con fare canzonatorio.
'Ma sai benissimo che non era lei che aspettavo! Aspettavo te! Come facevi a sapere dove mi trovavo, altrimenti?'
'Mhh, non lo so. Magari perché stasera toccava a me fare la ronda del terzo piano?
Magari perché sono un prefetto? Tu che dici?'
Scorpius era scioccato.
'Non hai ricevuto il mio biglietto?!'
Rose era indignata.
'Il tuo biglietto? Mi avresti mandato un biglietto? Certo che le inventi proprio bene, le bugie! Io non ho ricevuto nessun biglietto!'
Scorpius era allibito. Snow non aveva mai sbagliato a consegnare un messaggio o un biglietto, ed era sempre riuscito a trovare il destinatario.
'Non è possibile. Vai a controllare nella tua stanza, puó darsi che te lo abbia lasciato lì!'
Rose aveva lo sguardo di chi sarebbe pronto a lanciare un Avada Kedavra da un momento all'altro, ma decise di accontentare Scorpius.
Il ragazzo la aspettó a lungo, vicino alla tromba delle scale.
Dopo un po', Rose tornó, con lo sguardo ancora più glaciale rispetto a quando era salita.
'Ho controllato dappertutto. Non c'è nessun biglietto.' Guardó negli occhi Scorpius
'Ma non ti vergogni?! Inventarti tutta questa messinscena per non essere scoperto da me?! Sei assolutamente patetico.
Tu puoi fare quel che vuoi della tua vita, perché io e te non siamo niente. Credevo che avremmo potuto essere, ma mi ero sbagliata, e di parecchio anche.
Va' via, e non rivolgermi più la parola. Sei proprio come tutti gli altri'.
Giró i tacchi e se andó, di nuovo su per le scale.
Scorpius provó a seguirla, ma scivoló pietosamente non appena ci provó.
E Rose, nel frattempo, aveva giá chiuso la porta.
Scorpius era rimasto pietrificato.
Ora, si sentiva più vuoto che mai, quasi apatico, indifferente al mondo.
Rose non lo voleva più?
Bene.
Per quanto gli facesse male, avrebbe rispettato la sua decisione, per amore di lei.
Varcó di nuovo il ritratto della Signora Grassa, e prese a camminare lentamente, strusciando i piedi a terra.
Non era giusto, e non lo sarebbe mai stato. Ma era inutile rincorrere qualcosa di irraggiungibile.
Tornó al suo dormitorio, e si addormentó, consapevole che non sarebbe mai più stato lo stesso

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