Come un terremoto

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BLAKE

La festa organizzata da Peter, come ogni dannata volta, era sfuggita completamente al controllo.

Quel genio del mio migliore amico aveva giurato che sarebbe stata una festa per pochi intimi, giusto per celebrare l'inizio dell'anno. Invece, più di metà campus era stipata dentro casa, mentre il resto riempiva il giardino.

Conoscevo Peter e Kyle da quando mi ero trasferito a Boston, e c'era una cosa che avevo imparato subito: Peter tendeva sempre a minimizzare tutto. Per lui, una piccola festa diventava inevitabilmente un evento epocale.

Ero appoggiato a un pilastro che separava il salone dalla cucina, una birra in mano, mentre osservavo la folla dimenarsi in pista. Stavo quasi per perdere interesse, finché Jennifer non venne a interrompermi.

Lunghi capelli biondi, un corpo da copertina e occhi da cerbiatta. Non serviva altro.

"Hey, Blake, tutto solo?"

Le sorrisi e l'attirai a me. Si incollò al mio corpo, e io lasciai che la mia mano le scivolasse sul fianco fino al sedere. II vestitino striminzito che indossava non lasciava molto spazio all'immaginazione, e io stavo iniziando ad annoiarmi.

Quale passatempo migliore?

"Ti aspettavo. Pensavo ti fossi dimenticata di me."

Adoravo farle sentire potenti. Le donne che frequentavo - o meglio, quelle che sceglievo - volevano tutte la stessa cosa: che io mi perdessi per loro. E fino alla camera da letto, glielo lasciavo credere.

"E come potrei?" rispose con un sorriso sicuro

Non persi tempo. Iniziai a baciarle il collo, stringendo il suo corpo con più forza. Jennifer si aggrappò alle mie spalle, come se non volesse lasciarmi andare

"Vieni."

Le presi la mano e mi feci largo tra la folla fino alle scale. Salimmo in fretta, e una volta in camera, chiusi la porta a chiave dietro di noi.

La spinsi contro il letto, e ci cercammo con impazienza. Non c'era nulla di dolce in quel momento: solo desiderio, istintivo e viscerale. I suoi movimenti erano sincronizzati ai miei; i suoi gemiti, un invito. Le nostre mani si muovevano con fretta e sicurezza, eliminando ogni barriera tra noi.

La stanza sembrava diventare più piccola, la realtà fuori dalla porta svanita. Fu meccaico, passionale, fino a quando entrambi trovammo ciò che cercavamo, io svuotai la mente da tutti i miei pensieri lei si convinse di avere un pezzo in più di me.

Poi in silenzio. Ci rivestimmo senza dire una parola, come sempre. Una volta usciti dalla camera, chiusi la porta a chiave, e dopo un bacio veloce sulle sue labbra, la lasciai lì.

Scesi al piano di sotto alla ricerca dei miei migliori amici. Li trovai seduti in salotto con una birra in mano, lo sguardo rilassato.

"Mia nonna ha più vitalità di voi," dissi, prendendoli in giro.

Mi fulminarono con un'occhiata, il che mi fece ridere ancora di più.

"Ho bisogno di una sigaretta. Mi accompagnate?"

"Dov'eri?" chiese Peter, alzandosi con il suo solito sorriso curioso. Era una specie di vecchietta pettegola travestita da ragazzo.

"Con Jennifer."

Peter sogghignò, e io alzai gli occhi al cielo, era una sorta di vecchia pettegola nel corpo di un ventenne.

Raggiungemmo l'uscita sul retro, e una volta fuori notammo il gruppo di Melody.

Kyle si irrigidì, ma non disse nulla. Non aveva mai parlato apertamente della sua situazione con lei, ma sapevo che Melody non era una delle tante per lui.

"Hey, bella gente!"

Peter attirò l'attenzione su di noi, come sempre. lo mi limitai a salutare i presenti con un cenno, fino a quando sentii lui parlare.

"E tu sei nuova?"

Mi voltai verso Peter, curioso, e in quel momento la vidi.

La terra tremò sotto i miei piedi. Strizzai gli occhi più volte, sperando di essermi sbagliato. Ma no. Era lei. Cassandra Heart, a pochi metri da me.

"Cassie'"

"Cassandra."

Le nostre voci si sovrapposero. Poi vidi le fiamme nei suoi occhi.

In una frazione di secondo si avvicinò a me e mi colpì con uno schiaffo in pieno viso. Rimasi immobile, incapace di reagire, mentre il resto del gruppo guardava incredulo.

Quattro anni.

Quattro anni vissuti con un peso costante sul petto.

E ora, dopo tutto a quel tempo, era davanti a me

Nei miei ricordi era rimasta l'esile ragazzina dalla lingua tagliente, ma quella che avevo davanti era una donna.

Bella e sicura di sé.

I capelli rossi lunghi incorniciavano il suo viso minuto, mentre le labbra carnose, che avevo baciato mille volte, erano ora messe in risalto da un rossetto rosso acceso.

Cassandra era sempre stata il mio punto debole, e ora che l'avevo ferita - troppo, e non solo lei - sapevo di doverla tenere lontana.

Eppure, non riuscii a resistere. Non potevo non chiedere a Melody tutto quello che sapeva su di lei.

Nessuno conosceva il mio passato.

Nemmeno Peter e Kyle sapevano tutta la verità.

Abbandonai la festa e tornai in camera mia. Mi buttai sul letto, fissando il soffitto, mentre il suo sguardo continuava a perseguitarmi.

Occhi grandi, marroni, così intensi da leggerti dentro.

Non riuscivo a crederci. Era ad Harvard.

Tutto ciò che avevo temuto per anni si era materializzato davanti a me.

Ero stato io ad abbandonarla. Meritavo il suo odio. Eppure, il modo in cui mi aveva guardato era stato come una coltellata al petto.

Mi addormentai rivivendo ogni momento passato insieme a lei. E, per la prima volta da tanto tempo, dormii senza il bisogno di avere accanto il corpo di una sconosciuta.

Ricordami chi eroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora