Nessuna distanza

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Stelle cadenti, risate rumorose, mani intrecciate

È così che immaginerei la mia notte con te

Ogni volta che Blake era vicino a me, il mondo sembrava restringersi. Ogni gesto, ogni parola tra noi sembrava caricarsi di un significato che non volevo, o forse non potevo, decifrare.

Dal nostro "appuntamento" era passata quasi una settimana, ci eravamo incrociati quasi tutti i giorni, ma i primi test si avvicinavano e il campionato di basket era iniziato. Io e Melody pranzavamo quasi tutti i giorni con i ragazzi, e poi ci chiudevamo in biblioteca fino a sera. Eppure, ogni volta che incrociavo lo sguardo di Blake, sentivo che tra noi qualcosa stava mutando, un'energia trattenuta, una tensione che sembrava crescere sempre di più.

Melody se ne era accorta. La sera dopo il nostro appuntamento, mentre eravamo in camera, aveva incrociato le braccia e mi aveva fissata con quel suo sguardo indagatore.

"Okay, ora devi dirmelo. Cos'è successo con Blake?"

Avevo sospirato, togliendomi il maglione e infilandomi sotto le coperte, come se il sonno potesse salvarmi dalle sue domande. "Niente."

"Cassie."

"Melody."

Lei sbuffò, sedendosi sul bordo del mio letto. "Non ci credo nemmeno per un secondo. Sei rimasta fuori con lui per ore, e da quando siete tornati non fai altro che guardarlo come se fosse un rebus impossibile da risolvere."

Distolsi lo sguardo, mordendomi l'interno della guancia. "È solo... strano. Vederlo di nuovo, passarci del tempo. Non lo so."

Melody mi aveva scrutata per qualche secondo prima di sorridere in modo sornione. "Sai cosa penso?"

"Cosa?"

"Che tu lo stai ricostruendo nella tua testa. Che stai cercando di capire se il ragazzo che hai davanti è lo stesso che hai amato quattro anni fa. E sai qual è il bello? Che forse nemmeno lui lo sa."

Le sue parole mi erano rimaste impresse, anche se avevo finto di ignorarle. Forse aveva ragione. Forse Blake non sapeva più nemmeno chi fosse, e io stavo solo cercando di trovare un senso a qualcosa che senso non aveva mai avuto.

Quella sera la pioggia cadeva lenta, trasformando le strade in specchi lucidi che riflettevano le luci della città. Il suono costante delle gocce che colpivano l'asfalto riempiva l'aria di un'atmosfera quasi irreale. Quando lo incontrai fuori dal dormitorio, sembrava parte del paesaggio, fermo e immobile sotto il lampione. La maglietta bagnata gli si incollava addosso, evidenziando ogni muscolo, ogni movimento lento e controllato. Il fumo della sigaretta che stringeva tra le dita si mescolava con l'umidità della notte, creando una foschia attorno a lui.

«Dove sei stata?» La sua voce era roca, e mi fece rabbrividire per un motivo che non aveva niente a che fare con il freddo.

«Con Melody» risposi, stringendomi nel cappotto.

Blake si mosse lentamente, gettò la sigaretta in una pozzanghera e si avvicinò di qualche passo. Sentii il calore del suo corpo a pochi centimetri dal mio, nonostante la pioggia che continuava a scendere inesorabile. Avrei potuto indietreggiare, avrei dovuto farlo. Ma non lo feci.

«Sei tutta bagnata» disse. La sua mano sfiorò il mio viso, allontanando una ciocca umida che si era incollata alla mia guancia. Il tocco fu lieve, quasi esitante, ma mi incendiò dall'interno.

Trattenni il respiro mentre il suo pollice sfiorava la mia pelle, scendendo lentamente lungo la mascella. Il mondo attorno a noi sembrava ovattato, il battito del mio cuore assordante.

«Dovresti entrare» sussurrai, senza riuscire a staccare lo sguardo dai suoi occhi.

Blake non rispose. Anzi, si avvicinò ancora di più, i suoi lineamenti tesi da un'emozione trattenuta troppo a lungo. Il suo respiro si mescolò al mio, le sue labbra sfiorarono appena le mie, come una domanda silenziosa. Fu un contatto lieve, quasi impercettibile, ma bastò per farmi perdere l'equilibrio interiore.

Quando mi baciò, fu come se tutto quello che avevo represso fino a quel momento esplodesse. Era il nostro primo bacio da quando ci eravamo ritrovati, e l'emozione mi travolse come un'onda inarrestabile. Le sue mani si strinsero ai miei fianchi con urgenza, come se temesse che potessi svanire, mentre le mie dita si aggrapparono ai suoi capelli bagnati, tirandolo ancora più vicino. Il mondo attorno a noi svanì, cancellato dal rumore della pioggia e dal battito forsennato dei nostri cuori.

Blake mi spinse dolcemente contro il muro del dormitorio, il suo corpo che aderiva al mio con una naturalezza disarmante. Ogni respiro si faceva più corto, ogni sfioramento più audace, ma nessuno dei due voleva interrompere quel momento.

Quando finalmente ci separammo, i nostri respiri erano spezzati, le nostre fronti ancora unite.

«Dovresti entrare» ripeté lui, stavolta con un sorriso appena accennato sulle labbra.

Scossi la testa. «Vieni con me.»

In quel momento ringraziai mentalmente Melody per essere andata da Kyle.

Lui esitò solo per un istante, poi mi prese per mano e mi seguì all'interno. Salimmo le scale in silenzio, i nostri passi leggeri, come se non volessimo rompere l'incantesimo che si era creato tra noi.

Quella notte non ci fu spazio per esitazioni, solo per il desiderio che ci aveva consumati per troppo tempo. Mi avvolse tra le sue braccia con una dolcezza che contrastava con la fame nei suoi occhi. Le sue dita scivolarono lungo la mia pelle, tracciando percorsi invisibili lungo la mia schiena, come se volesse imprimere ogni dettaglio nella sua memoria. I suoi baci scesero dal mio collo alla clavicola, incendiandomi ovunque mi sfiorasse.

Le nostre mani si cercarono, affamate, il respiro spezzato dall'urgenza. Blake mi sollevò con naturalezza, facendomi aderire completamente a lui, mentre la sua bocca continuava a esplorarmi, rubandomi ogni pensiero razionale. Sentii il materasso sfiorarmi la schiena, mentre le sue labbra seguivano un percorso ardente lungo il mio ventre. Ogni centimetro della mia pelle sembrava bruciare sotto il suo tocco, ogni confine tra di noi dissolversi nella notte.

La stanza si riempì di respiri frastagliati e sussurri rotti. Le sue mani erano ovunque, tracciavano confini invisibili che infrangeva un istante dopo, mentre le mie dita lo stringevano più forte, cercando di ancorarmi a qualcosa.

"Dimmi che lo vuoi ancora," sussurrò Blake contro la mia pelle, la voce roca, quasi implorante.

Chiusi gli occhi, il cuore che martellava nel petto. "Ho mai smesso?"

Un lieve gemito gli sfuggì mentre le sue labbra risalivano lungo la mia mascella, sfiorandomi come se volesse imprimere ogni secondo nella memoria.

"Dio, Cassie..." Il suo respiro si mescolò al mio mentre le nostre mani continuavano a cercarsi, a reclamarsi.

Quando i nostri sguardi si incatenarono, capii che nessuna distanza, nessun tempo avrebbe mai potuto spezzare ciò che eravamo stati, ciò che eravamo ancora.

La sua voce si spezzò in un sussurro contro le mie labbra prima che il mondo si dissolvesse completamente intorno a noi.

Dormii accanto a lui, ascoltando il suo respiro lento e regolare, il battito del suo cuore sotto le mie dita. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentii al sicuro.

Ricordami chi eroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora