D'un tratto la giornata prese una piega migliore. Doveva assolutamente parlare con Margaret, che stava giusto uscendo da scuola in quel momento.
"Hey, ciao!" La fermò. Lei lo guardò e in qualche modo dai suoi occhi Henry riuscì a capire che era infastidita.
"Sei arrabbiata?"
"No, però non mi piace che vi affidiate alle voci per giudicarmi."
"Hai ragione, è che... Per me è strano che una come te si interessi proprio a me... Ero sicuro che ci fosse qualcosa dietro."
"Guarda che non sono un superterrestre, sono una persona normale esattamente come te e Charlotte."
"Un che?"
"Un superterrestre, sai, quelli verdi, dei film, che vengono da altri pianeti?" Disse con tono ovvio.
"Un extraterrestre, vorrai dire." La corresse ridendo.
"Ah, mi correggi pure? Io non so..."
"No, no. So che non mi sono comportato per niente bene e, per farmi perdonare, volevo... Volevo invitarti al Nacho Ball, quello 'carino' ovviamente."
"Il Nacho cosa?"
"Non conosci il Nacho Ball? Allora dobbiamo davvero rimediare." La guardò con uno sguardo implorante e lei non poté rifiutare.
"D'accordo, d'accordo." Sorrise. "Ma non voglio giochetti." Lo avvertì.
"Hai la mia parola." Lei gli sorrise un'ultima volta prima di uscire dalla scuola e dirigersi verso la macchia che la aspettava. Lui fece un gesto di esultanza e uscì.
~~~
Si stava guardando allo specchio da quindici minuti: non aveva idea di cosa mettersi. Non si ricordava l'ultima volta che era uscito con una ragazza, il lavoro gli rubava molto tempo e non gliene rimaneva molto per pensare ad altro. Infatti non aveva altro che camice a quadri e jeans nell'armadio, nulla di adatto ad un'uscita.
"Ok Henry, ho trovato qualcosa di adatto che non comprenda le tue stupide camice." Disse Piper con tono professionale entrando nella sua stanza e spaventandolo, facendogli scappare un urletto.
"Le mie camice non hanno nulla di male. E poi, cosa ci fai nella mia stanza? Anzi no, come fai a sapere che esco?"
Sua sorella lo guardò con fare compassionevole.
"Oh, fratellino..."
"Sono più grande di te." Controbattè infastidito.
"Io vengo sempre a sapere tutto." Non aveva tutti i torti. "E dato che so anche che non hai idea di cosa metterti ti ho portato questi." Disse e posò sul suo letto una maglietta bianca con una giacca in pelle nera. Era esattamente ciò di cui aveva bisogno, ma non glielo avrebbe mai detto.
"Bene, adesso vattene."
Doveva mettere gli occhiali da sole? Con quei vestiti sarebbero stati bene, ma forse non era il caso, no.
Era pronto per uscire, ma per qualche ragione buttò l'occhio sullo specchio che era vicino alla porta e d'un tratto la maglia era troppo semplice, la giacca troppo da cattivo ragazzo e i capelli, perché erano così strani, tutti da un lato? E le sue gambe erano troppo esili, le sue mani troppo grandi e i suoi denti... No i suoi denti erano perfetti, ma il resto no. Non aveva tempo però per cambiarsi l'appuntamento era al Nacho Ball lontano e lui non voleva arrivare in ritardo. Mentre usciva si maledisse di non avere la patente, ma anche se l'avesse avuta, avrebbero davvero permesso a Margaret Peirstry di entrare in macchina con una persona così ininfluente?Margaret era nella sua stessa situazione, ed era pure in ritardo. Non voleva vestirsi troppo elegante per non far credere ad Henry che le importasse troppo, ma non voleva nemmeno sembrare una ragazza naïf vestendosi in modo sciatto . Alla fine optò per gli stessi vestiti che aveva indossato la prima volta che si erano visti, era una scelta carina. Così Henry avrebbe anche notato che la maglia era a posto.
Si doveva truccare? Oppure meglio di no, oppure si? Optò per un leggero trucco, in modo da non sembrare una barbie e uscì di casa.Quando scese dalla macchina trovò Henry davanti al Nacho Ball e gli sorrise. Lui le sorrise a sua volta. "Bella maglia." Constatò. "Hai visto? Senza una macchia, te l'ho detto che non dovevi preoccuparti." "Entriamo?" Chiese lui, lei annuì e lui le aprì la porta. "Che galantuomo." Scherzò lei, entrando. Si guardò intorno. "Carino." Disse. "Per quello di chiama Nacho Ball 'carino'".. "Beh, non hai tuti i torti." "Terrai sempre gli occhiali da sole?" "Sì, a meno che non ti piacciano i posti affollati." "No, va bene così." Una cameriera si avvicinò a loro. "Buongiorno, volete un tavolo?" "Si, grazie. Molto appartato, possibilmente."
"Allora, come ti posso chiamare? Voglio dire: Margaret è un nome bellissimo, ma è un po' lungo." "Il diminutivo di Margaret è Daisy, ma non mi si addice molto, quindi i miei amici mi chiamano Mar."
"Mar, mi piace."
"Cosa hai intenzione di fare dopo?"
"Un altro bacio non sarebbe male..." Mar rise.
"Te lo devi meritare."
"E cosa ho fatto per meritarmi il primo?" "Mi hai mostrato il teatro, ma se ne vuoi un altro devi sbizzarrirti." Henry sorrise. Mentre mangiavano e scherzavano tra loro improvvisamente il suo orologio iniziò a suonare, emettendo tre bip. No, non è proprio il momento, pensò Henry, ma al crimine non interessava se fosse il momento o meno, lui veniva e basta. "Perchè il tuo orologio continua a suonare?" Chiese lei confusa. Quello che ci mancava: lui era un pessimo bugiardo. E per qualche motivo mentire a lei gli risultava anche più difficile.
"È la mia sveglia." Disse la prima cosa che gli era venuta in mente.
"Per cosa?" Dannazione. Quella di lei era solo un'innocente curiosità, ma lo stava mettendo in seria difficoltà.
"Ehm, perchè... Io di solito dormo al pomeriggio, quindi mi serve per svegliarmi e studiare." La scusa più stupida che avesse mai inventato.
"Dormi fino alle sette di sera?"
"Sai, dormo molto." Non era per niente credibile.
"Bene. Allora penso che tu debba spegnerla."
"Oh, sì: giusto." E non si mosse. Mar lo guardò, aspettando che lo spegnesse.
"Mi puoi scusare un attimo? Devo andare in bagno." Lei sorrise stranita e annuì. Corse in bagno e rispose.
"Henry, finalmente. C'è una rapina in corso al Fred Lobster: il crimine chiama." "Amico... Sono fuori con una ragazza fantastica, davvero: non puoi andare da solo per questa volta?"
"Una ragazza capisco... Ma certo Kid, esci pure con questa ragazza, in fondo il crimine è meno importante."
"Davvero?"
"No."
"Ma.."
"Ti aspetto direttamente al Fred Lobster." Mar si sarebbe di sicuro chiesta dove fosse finito, ma se avesse fatto in fretta forse avrebbe potuto simulare un guasto alle porte. Uscì dalla finestra e si incamminò verso il Fred Lobster il più velocemente possibile: non voleva perdere il lavoro, ma nemmeno l'occasione di uscire con lei."Ok, eccomi: facciamo in fretta, devo tornare al Nacho Ball."
"Non penso sarà possibile."
"Come... Perché?"
"Il rapinatore ha preso degli ostaggi e non se ne andrà se non gli daranno delle aragoste. Dobbiamo fare leva sul fattore sorpresa ed entrare dal tetto. Henry sbuffò. Fece una gomma e disse: "Facciamolo, ma in fretta." Salire sul tetto si rivelò più difficile del previsto: non avevano a disposizione il Man - cottero perchè avrebbe fatto troppo rumore, quindi furono costretti ad arrampicarcisi con delle funi.
"Ecco il piano: entriamo, prendiamo a pugni quel pazzo, liberiamo gli ostaggi e me ne torno al mio appuntamento." Quando però si calarono nel negozio si resero conto che il loro piano non avrebbe funzionato. L'autore della rapina lo conoscevano molto bene: Max Thunderman.
"Oh, andiamo: fai sul serio?"
"Volevo solo delle aragoste, ma avevano bisogno di uno stimolo in più."
"Vuoi essere di nuovo preso a calci? Perchè non penso sia stato piacevole per te la prima volta e ora non lo è nemmeno per me: ho da fare."
"Vuoi dire uscire con Margaret Peirstry?" "E tu come fai a saperlo?"
"Le notizie corrono." Si limitò a rispondere.
"E, mi spiace per voi: ma oggi se c'è qualcuno che le prenderà sarete voi due." Capitan Man scoppiò a ridere e Kid Danger con lui.
"Ok, non è divertente: andiamo." Disse il suo capo prendendo Max per il braccio. "Allora non avete capito." Ridacchiò lui. "Io da qui non mi muovo." Disse tirando fuori un'arma dall'aria pericolosa.
"Ehi, ehi: non è il caso di ricorrere a questi mezzi."
"Nemmeno a me piace essere violento, ma voi due ragazzi mi obbligate." Li centrò con l'arma e loro persero i sensi.Margaret nel frattempo lo stava aspettando, chiedendosi cosa dovesse fare in bagno che gli richiedesse così tanto tempo, ma dopo un'ora si rese conto che non era in bagno. Doveva per forza avere a che fare con l'orologio: dopo che aveva iniziato a suonare era diventati molto nervoso. Qualunque cosa, però, significasse non lo giustificava per ciò che aveva fatto. L'aveva piantata in asso, a lei: a Margaret Peirstry. Aveva pure lasciato lì il telefono. Sbuffò infuriata e lo prese. Pagò e uscì: Henry Hart era ufficialmente uscito dalla sua vita.
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Danger Team
FanfictionUna ragazza di nome Margaret Peirstry, cantante multimigliardaria, va ad abitare nella "tranquilla" cittadina di Swellview. Cosa succederà quando scoprirà di essere quello che non avrebbe mai voluto o pensato di essere?