Quando la sveglia cominciò a suonare fastidiosamente Henry le tirò un pugno, alquanto innervosito. Se ne pentì immediatamente. Scese dal letto scuotendo la mano dolorante e borbottando imprecazioni al vento. Non aveva quasi chiuso occhio quella notte. Gli avvenimenti del giorno precedente ancora freschi nella sua testa. Chiuse gli occhi un attimo e rivide la faccia implorante di Margaret. "Henry per favore no." Diceva. "Henry: ti sto pregando. Non farlo, ti prego." Scosse la testa per scacciare via quei pensieri dalla mente: si prospettava una lunga giornata, e non sapeva come l'avrebbe affrontata.Entrò a scuola quasi spaventato al pensiero di alzare lo sguardo e ritrovarsela davanti. Ma lei non era lì, o almeno non la vedeva. Vide però Charlotte, che lo raggiunse con uno sguardo cauto. "Hey." Lo salutò riluttante: aveva saputo. "Hey." Ricambiò il saluto, cercando di non suonare troppo lugubre, ma fallendo miseramente. "Quindi...?" Henry scosse la testa e Charlotte capì al volo. Fece un profondo sospiro. "È meglio così." Disse, anche se non suonava convincente nemmeno a se stesso. Charlotte aveva sufficiente tatto da capire che, anche se non era d'accordo, Henry stava già soffrendo abbastanza senza qualcuno che mettesse il dito nella piaga, perciò non disse nulla, e lui le fu grato per questo. "Jasper non sa nulla di questa storia, ed è meglio che non ne venga a conoscenza." "Stai tranquillo, non aprirò bocca." "Grazie." "Ma sei... sei davvero sicuro che...?" "Sì" Tagliò corto lui. La verità era che non ne era per niente sicuro, ma che senso aveva mettersi dubbi in quel momento? Ormai era fatta e non sarebbe potuto tornare indietro neppure volendolo. "Devo andare in classe prima che la campanella suoni, ci vediamo dopo?" Charlotte annuì. "Sì, tanto ora devo ripassare per il compito di spagnolo."
Henry si sedette al suo posto fissando il banco vicino a lui. Il suo banco. Si chiese perché non fosse ancora arrivata e, nel profondo, sperava che venisse. Perché nonostante tutto, nonostante la nuova consapevolezza che oramai aveva, non riusciva a fare a meno di sentire una vampata di calore ogni volta che pensava a lei. Non riusciva a fare a meno di pensare a lei, di sperare di vederla. E tutto ciò era strano, destabilizzante, ma soprattutto sbagliato. Perché non poteva esserci nulla tra loro, non in quel momento.
L'insegnante, miss Shapen, entrò, ma di Margaret nemmeno l'ombra. Non riusciva a fare attenzione alle parole della professoressa, i suoi occhi continuavano a dardeggiare il posto vuoto di fianco a lui. E se le fosse successo qualcosa? No, non era possibile. C'era Max con lei e, anche se gli costava ammetterlo, lui non avrebbe mai fallito nel prendersi cura di lei. Si rizzò sul suo posto: non doveva distrarsi, doveva ascoltare la lezione. Nonostante, però, i suoi sforzi per concentrarsi, la parole di miss Shapen non venivano captate dalla sua mente, che continuava a viaggiare, pensando solo ed esclusivamente a lei. E se avesse deciso di andarsene? Perché stare a Swellview dopotutto. Era una città noiosa che non le aveva dato nulla fino a quel momento. Rabbrividì al pensiero. Sarebbe stato un disastro. Nulla avrebbe avuto più senso. Il flusso di pensieri che gli attraversava la mente si interruppe d'un tratto: quello era un po' estremo, pensò la parte razionale del suo cervello. Poi ci ripensò e si rese conto che per quanto surreale era vero. Non avrebbe mai potuto sopportare il pensiero di non rivederla mai più. Qualcuno bussò alla porta di classe e tutti i suoi pensieri furono interrotti da una bruciante speranza. "Avanti." Borbottò miss Shapen con voce nasale. La porta si aprì e lei era lì, con l'uniforme scolastica, i capelli castani perfettamente lisci e il viso così perfettamente proporzionato da essere ipnotizzante. Era bellissima, come sempre. Il suo cuore perse un battito per poi accelerare a dismisura e sentì il suo respiro farsi più pesante incontrollabilmente. Lei era lì. Era davvero lì. Non se ne era andata e non le era successo nulla. "Scusi il ritardo professoressa." La sua voce aiutò Henry a realizzare che non la stava immaginando, lei era lì davvero. "Siediti." Rispose l'insegnante con freddezza prima di riprendere il suo noioso monologo, ma Henry non la ascoltava. Tutta la sua attenzione era rivolta verso la ragazza che ora si era seduta di fianco a lui, facendo battere il suo cuore all'impazzata e facendo fare al suo stomaco dei salti mortali. Provò a dire qualcosa, ma il groppo che aveva in gola gli impedì di far uscire qualunque suono. Lei gli fece un cenno prima di rivolgere la sua attenzione alla lezione. Non doveva essere stupito del suo trattamento quasi indifferente, ma lo colpì comunque. Fece un profondo respiro prima di attirare la sua attenzione. "Hey." Sussurrò. Lei si voltò verso di lui e, forse per la poca luce, forse per lo sguardo che aveva, o forse solo per il semplice fatto di avere il suo viso così vicino, il ricordo della sera prima gli piombò in mente improvvisamente e senza che lui lo potesse evitare.

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Danger Team
FanfictionUna ragazza di nome Margaret Peirstry, cantante multimigliardaria, va ad abitare nella "tranquilla" cittadina di Swellview. Cosa succederà quando scoprirà di essere quello che non avrebbe mai voluto o pensato di essere?