| Capitolo VIII 2.0 |

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"Vai." 

Un sordo ringhio si mescolò all'ordine dell'Aesir purosangue. I suoi tratti mi erano familiari, ma non conoscevo il suo nome, né quello della sua pietra. 

Naay lo saprebbe. Tale pensiero fugace portò con sé una lieve fitta al petto.

La ragazza mezzosangue si animò di un sorriso feroce, estraendo un coltello. La figura di lei era più umanoide e snella, ma l'incarnato richiamava la medesima pietra simile al marmo del padre. Doveva aver ereditato dalla madre umana il suo splendido paio di occhi verdi, che mi raggelavano da sopra un lungo naso sottile.

Sospirai, liberandomi del cappotto ormai bruciacchiato.

"Capisco tuo padre, ragazzina... è nella sua natura difendere il suo territorio. Ma tu? Non hai davvero di meglio da fare?"

Mi era difficile concentrarmi, con il minimale abito della ragazza che si agitava, mentre ella tentava di accoltellarmi. Una furia animale le animava le movenze e se il suo pugno duro come la pietra mi avesse colpito, non ne sarei certo uscito indenne. Fortunatamente per me l'aria non opponeva resistenza ai miei movimenti, mentre invece rallentava i suoi.

"No, sul serio! Tipo comprarti dei jeans? Sono molto più comodi della gonna per combattere, chiedilo a qualsiasi umana!"

"Io. Non. Sono. Umana!"

Ad ogni furibondo sibilo, una coltellata. Apparentemente avevo toccato un tasto dolente.
A soffiare sul fuoco, suo padre la incitò con voce gutturale:
"Non parlare, sassetto mio: è quello che vuole. Prendi la sua miserabile vita adesso!"

Quel dannato Aesir era furbo: ero ben noto nel giro per farmi problemi a ferire gli altri mezzosangue, in particolare le ragazze. Tuttavia, non potevo trattenermi in eterno... Lei serviva solo a stancarmi. Suo padre mi assaltò non appena riuscii a colpirla con una potente ventata di aria fredda, che la sbalzò diversi metri più in là.

Mi scansai, evitando l'assalto di lui in una rotolata all'indietro. Ero sul punto di ingoiare l'onore e valutare una fuga... quando la terra tremò una terza volta. Un'inconfondibile serie di schiocchi e una bollente zaffata di zolfo accompagnarono lo schiudersi del camino di eiezione.

Fu proprio quell'odore a farmi comprendere che non avrei trascorso i seguenti duecento anni a rigenerarmi nell'aria sottile della stratosfera.
Sorrisi, travolto dal sollievo, mentre i due Aesir della Crosta illividivano di terrore.
"Oh, no, non scappate! Conosco tutti i figli di Atris abbastanza pazzi da risalire in superficie... è gente a posto!"

L'istante successivo, un frustino di pura lava fuoriuscì dal tunnel verticale, dal quale si allungavano crescenti aloni rossastri. Mi scansai ed esso mi oltrepassò e si abbatté su una latifoglia, che fu nettamente tranciata in due metà.

"Padre..." mormorò la giovane mezzosangue, indietreggiando da me e dall'antro. L'Aesir, rivoltami un'ultima occhiata assassina, afferrò la figlia senza troppe cerimonie e appoggiò una mano sul prato rivoltato. Sarebbe tornato a cercarmi, ciò era più certo del sole e di tutti gli astri. Prima che le due creature di roccia divenissero tutt'uno con il terreno, riuscii a distinguere i segni di bruciature sul torace del padre. Sussultai, conscio che si trattava del marchio dell'unica figlia di Atris attualmente in superficie.

"Aspetta!" esclamai, senza riuscire a trattenermi "Sei stato tanto stupido da attaccare Naay di nuovo!? Come puoi essere ancora vivo!?"

Il volto della creatura iniziava già a sgretolarsi, ma di essa colsi un ultimo sogghigno sprezzante. Dopodiché, delle due sagome non rimase più nulla, benché di certo non fossero morte: essendo loro fusesi alla terra spontaneamente, sarebbero tornate in tempi brevi. Io non avrei avuto la stessa via di fuga a ruoli invertiti.

Il frustino saettò nuovamente dal camino di eiezione, questa volta a temperature assai più ragionevoli... e si avvolse con precisione attorno al mio braccio destro. Dopo un istante di panico, realizzai che non intendeva ferirmi, né trascinarmi verso il basso. Aggrottai un sopracciglio, scrutando la minuscola sagoma della creatura che si stava arrampicando: un punto nero con il fuoco alle spalle. Non invidiavo affatto la faticaccia richiesta agli Aesir del mantello per risalire in superficie.

"Ehi, sono un amico! Drax, sei tu? Fiuto la tua pigrizia e il tuo zolfo a un centinaio di metri di distanza! Farai bene a non ustionarmi le dita!"

La sua replica si perse in parte nel rimbombo, ma somigliava sinistramente a: "Tirami su e non farai la stessa fine dell'albero, mammoletta!"

Il mio labbro inferiore si contrasse: era decisamente lui. E così persino quegli esseri cambiavano la voce, ad un certo punto della loro millenaria esistenza.

"Devo davvero aggiornarti sui nuovi insulti umani, amico."

Dieci minuti e diversi aggiornamenti dopo, un ragazzo dalla pelle che ricordava un tizzone incandescente si stava issando sulla superficie. La sua forma umana si assemblò di fronte ai miei occhi mentre riprendevo fiato e il suo calore esagerato si attenuò.

Aveva scelto un corpo più adulto dell'ultima volta: un giovane sui vent'anni, dalla corporatura massiccia e compatta, e uno spigoloso viso dalla mascella mascolina ombreggiata da un velo di barba. Due intensi occhi neri, che si armonizzavano gradevolmente con l'incarnato d'ebano del proprietario, non mi perdevano di vista.
Non appena le sue labbra furono di carne e vere corde vocali terminarono di allacciarsi nella sua gola, disse:

"Tu sai perché sono qui?"

Scrollai le spalle. "Ciao a te! Dunque, ho un lato egocentrico, ma dubito che tu ti sia preso il disturbo di arrampicarti sin qui alla vecchia maniera solo perché ti mancavo terribilmente."
Da quando Naay aveva scoperto il trucchetto di sfruttare le eruzioni vulcaniche già in atto per risalire, era raro che i suoi fratelli se la facessero a braccia.

Scuotendo il capo, Drax si eresse cautamente sulle gambe ancora instabili. Ebbi un moto in avanti per sorreggerlo, ma lui con un cenno mi esortò a stare indietro, al fine di evitarmi un'ustione di terzo grado.
"Vedo che non hai perso la faccia tosta... sei fortunato che al momento tu mi serva vivo!"

Deglutii, allontanandomi casualmente di qualche passo. Poiché non ero avvezzo a una simile ostilità da parte degli Atridi, dedussi che sapesse qualcosa della rottura tra me e sua sorella.
"Ah. E a cosa devo questo onore?"

L'aria della notte si fece sensibilmente più calda, al suono dello scrocchio del pugno di Drax. Il magma languiva dietro i suoi occhi ed era a un passo dallo scatenarsi.

"Mia sorella è scomparsa quattro anni fa. È salita in superficie e non ha più dato segni di vita! Tu, Cail, figlio di Ael, mi aiuterai a riportarla a casa."

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