| Capitolo XXVIII | - Fiore a primavera

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* NAAY *

Qualcuno si schiarì la gola, richiamando la mia attenzione: Drax, il quale trasportava pigramente la mia spada in spalla, e Cail, il cui sguardo zoomò immediatamente sul pudico contatto tra me e Diego. Per qualche ragione, mi ritrovai ad avvampare, ma non ritrassi la mano.

"Ecco, se nel futuro mi occorrerà l'esempio per eccellenza di una pessima idea, sorellina..." commentò il primo, accennando alla direzione in cui era sparita Rianne "...sceglierò quello."

Sospirai, facendo spallucce. "Nessuno ti fermerà."

Cail mi rivolse un sorriso tirato. "Concordo... ma una parte di me è d'accordo anche con il mortale, Naay." accennò a Lore "Il problema esiste e una soluzione va trovata."

Annuii, stancamente, e mi guardai intorno. Un terzo dei rinforzi che Cail aveva portato non si vedeva da nessuna parte. Le perdite non erano neppure lontanamente paragonabili a quelle dell'altra fazione, ma erano comunque ingenti. Ora i superstiti chiacchieravano in campanelli e si prendevano cura delle reciproche ferite, mentre Cail e Drax si assicuravano che io stessi bene. Il primo aveva solo qualche livido, mentre il secondo aveva preso un brutto colpo al costato, apparso evidente quando aveva riassunto completamente la forma umana.

"Già, ma... abbiamo appena vinto una battaglia! Aspettiamo domani a cominciarne un'altra, se sei d'accordo." sorrisi timidamente a Cail. Questi non distoglieva da me i propri splendidi occhi del colore dell'aria d'altitudine.
Il suo sorriso non si estendeva ad essi, mentre fingeva di non essere turbato dalla mano di Diego ancora intrecciata con la mia.

"Ma certo, piccola. La Terra non sarà distrutta nottetempo suppongo." rispose Cail, con la sua voce vellutata che avrebbe ammaliato una sirena, ma di certo non causò una reazione positiva in Diego.
Questi non si faceva problemi nel guardarlo apertamente con riconoscimento e astio. Fu il mio turno di stringere le dita attorno alle sue per calmarlo.
Lui trasse un profondo respiro e non trattenne affatto la lingua.

"Naay, hai poi ricordato come tu e Cail vi conoscete?" chiese quindi in tono noncurante. Avvampai, mio malgrado, e ringraziai la buona stella per il mio incarnato scuro.
Notando che l'espressione del mio ex ricordava quella dei cowboy nei vecchi western che mio papà adorava, con musica tragica di sottofondo, nuvole di polvere con volontà propria e mani a un millimetro dalla fondina, tentai di aggirare la domanda.

"Ci conosciamo da molto tempo, Diego." tagliai corto "Cail, la tua gente... voglio dire, quanti..."
"Non ci pensare, Naay." scrollò il capo, infilandosi le mani in tasca "Molti di loro assumono forma solida solo quando c'è da menare le mani e l'ultima battaglia campale risaliva a secoli fa."

Giusto. Fui travolta dal sollievo, ricordando a me stessa che i morti non erano davvero morti.

"Già, il giovane Lorenzo ci ha dato la scusa per spezzare la monotonia." commentò da lontano il ragazzone alto e slanciato, dall'aria famigliare, che si era presentato come il fratello di Cail. Aveva il fisico di un ballerino e muoveva ogni passo come se stesse fluttuando. 

Il mio ex era a sua volta aggraziato, ma anche più grosso, e trasmetteva un'impressione di maggiore solidità... e realizzai di colpo che – per una bizzarra decisione dei miei occhi – mi ero ritrovata ad ammirare un tripudio di muscoli da urlo che affioravano tra gli strappi della sua maglietta. Il mio cuore prese il volo e, a giudicare dal sorrisetto che affiorò sulle labbra di Cail, lui se n'era accorto.

Aggiustati il cervello, mi ordinai. Peccato che, come guardai nella direzione opposta, mi ritrovai a fissare quelli altrettanto nobili di un altro ragazzo con ben poco a coprirgli i pettorali. O impanatelo, tanto è ormai è una bistecca cotta a puntino.

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