| Capitolo X | - Il segugio

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* NAAY *

Il Segugio, nome di battesimo Salvatore, era un vecchietto dal volto da rospo gioviale, con la peculiarità d'essere roseo. Indossava il consueto completo nero da avvocato stereotipato e vantava intensi occhi verdi in grado di trapassare la tua anima e tutti i tuoi segreti.
Esattamente l'uomo che mi occorreva.

L'unico dettaglio stonato con il personaggio era - non letteralmente, o almeno non credevo - la sua passione per la cornamusa, che faceva bella presenza su un apposito supporto nell'atrio.

Ci accolse nel suo elegante studio, situato in centro ad Arezzo, sorprendendosi per quanto fossi cresciuta - non lo vedevo da tre anni - e ci invitò ad accomodarci sulle tre poltroncine bordeaux davanti alla sua scrivania in mogano.

"Normalmente, Naay, chiederei al nuovo cliente di presentarsi e spiegarmi esattamente che cosa gli occorre, ma... Credo che tu ed io possiamo evitare i convenevoli." Mi sorrise.
Ricambiai nervosamente, sforzandomi di allentare la tensione sulle mie spalle.

Papà lo aveva preavvertito delle mie intenzioni e, seppur curioso e preoccupato, mi aveva concesso privacy per la lunga telefonata che era seguita. Quando ero stata in procinto di partire, Lore aveva spinto in avanti gli occhioni da cucciolo e Diego... Lui si era direttamente seduto al posto di guida, dando per assodato di essere coinvolto. La cosa mi aveva irritato, eppure, senza sapere bene il perché, non l'avevo neppure scacciato.

"Beh, considerato che tu saresti molto più indicato sul fatto di presentarmi.... A proposito, ti ho portato il tuo adepto." indicai Lore, il quale arrossì sotto il fuoco incrociato di sguardi. La sua mano tamburellava nel consunto e completamente disegnato zaino scolastico dove nascondeva il famoso raccoglitore.

"Il mio ladro di taccuini archiviati, vedo." lo salutò il Segugio con una punta di divertimento, "Per tutto questo tempo, giuro, ho creduto fosse stato questo scapestrato..." 

Indicò Diego, il quale si finse esageratamente offeso. Lui era spiaggiato sulla poltrona come se non avesse alcun problema al mondo.
"Non fa nulla, ormai sono il patrono dei capri espiatori scapestrati..."

Scuotendo il capo, scelsi di lasciar correre e andai dritta al sodo. Per quanto fossi felice che fossero entrambi con me, ero anche imbarazzata all'idea di cosa avrebbero scoperto. E se fosse stato... Troppo per loro, per me?

"Tu sei obbligato al segreto professionale, vero?"
L'avvocato confermò con un cenno gentile, scoccando un'occhiata anche a Lore e Diego, come a chiedermi se volessi allontanarli.
"No, mi va bene se restano. È solo che... Insomma, se dovessi scoprire una cosa totalmente assurda su di me...?

Il segugio mi sorrise, rassicurante.
"Mia cara, ti sorprenderesti di quante assurdità su innumerevoli persone sia venuto a conoscenza! Questo è letteralmente il mio lavoro." Osservò Diego "Ad esempio, so che poco dopo il vostro incidente in bicicletta, la polizia di Firenze ha ricevuto una soffiata anonima concernente la presenza di un pazzo mascherato che si aggira nelle campagne e alla sua tendenza ad aggredire le ragazze."

D'accordo, avevamo messo in conto che l'avvocato e investigatore privato free-lance avrebbe potuto dissotterrare anche questo segreto. Io e Diego avevamo oltretutto concordato che mentire ancora non avrebbe avuto senso.
"Questa è una delle ragioni per cui ho chiesto a mio papà di starne fuori." Dissi, al che la sua espressione traslò dall'indagatorio all'incredulo. "Per favore, ascolta tutta la storia almeno fingendo di crederci."

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