| Capitolo XVII | - Naayra

51 10 52
                                    

* CAIL *

L'avevamo cercata ovunque.

Naay non frequentava più i soliti posti e, al di fuori dei momenti in cui l'assaliva lo stato confusionale, in cui aveva bisogno di me per riequilibrare i nostri due amuleti, non mi consentiva di trovarla. Era abile a camuffare la sua natura, spacciandosi per un'umana tra miliardi.

Non si trovava neppure nei luoghi dove l'avevo incontrata di sfuggita negli ultimi quattro anni... non restava che cercarla alla maniera degli umani, ma il mondo era grande. Stavo iniziando a pensare che Naayra avesse lasciato la città di Firenze per sempre.

Drax, con il passare dei giorni, si era fatto sempre più irritabile, e ora torturava un cucchiaino metallico del bar, agitando la gamba come un'anima in pena. Occasionalmente, scrutava torvo ogni anima che osasse avvicinarsi, finché tutti non iniziarono a compiere il giro largo attorno al nostro tavolino.

"Ripetimi perché dovremmo chiedere aiuto ai mortali?"

Sospirai. "Perché tua sorella finge di essere una di loro e vive con loro. Fidati, il mondo è cambiato, dall'ultima volta che sei stato in superficie... e non solo in peggio. Hanno risorse che non avrei idea di come iniziare a spiegarti."
Il mio compare adocchiò alcune ragazze con i pantaloni e magliette aderenti che chiacchieravano e ridevano, sorseggiando drink in calici di vetro. Sapevo che, assai più dell'outfit, lo sorprendeva il fatto che l'unica ragazza nera del gruppo era considerata al pari delle altre. Nel millesettecento Drax aveva sopportato un'ampia dose di razzismo, prima di cambiare il colore della sua pelle.

"Forse hai ragione... sebbene molte cose siano mutate in peggio." Scosse il capo "Non posso credere che gli Aesir della Crosta non esagerassero. Ma, se ne sei certo, fai un tentativo!"

La sua era una sfida, palese come un orso polare in città.

"Adesso?"

"Sì... se veramente credi possa funzionare... perché non chiedi a loro?" accennò alle ragazze.

Si aspettava forse che mi tirassi indietro e si sorprese quando mi alzai sul serio, diretto verso il loro tavolino.

"Ciao!" salutai, sfoderando un sorriso che attirò la loro attenzione indiscussa. Seppur ricambiando, si rivolsero occhiate interrogative, come a chiedersi silenziosamente chi di loro mi conoscesse.

"Ciao...?" esordì una di loro, raccogliendo il coraggio per parlare per tutte. Era una biondina dai capelli di miele, curati ed arricciati come, fino a un secolo prima, si sarebbe potuta permettere solo una gran dama. "Ehm... non vorrei essere scortese, ma..."

"No, non abbiamo mai avuto il piacere, sono uno sconosciuto. Sentitevi libere di scacciarmi, se vi disturbo. Il mio nome è Cail e sto cercando una persona e non so come rintracciarla. Potreste aiutarmi?"

MentreNaay aveva una dote nel terrorizzare chi la infastidiva, io mi ero specializzato nell'ammaliare. Le ragazze si rilassarono istantaneamente, eppure qualcosa le turbava ancora, animando un intrico di sguardi significativi.

La medesima ragazza di prima si morse il labbro e ridacchiò nervosamente. "Non disturbi, tranquillo... in che senso, cercare una persona? Ti serve un cellulare per chiamarla o devi cercarla sui social?"

Avevo una vaga idea di cosa significasse metà dell'ultima frase. Non mi ero mai preso il disturbo di imparare a usare la tecnologia moderna e ora me ne pentivo.

Dal profondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora