| Capitolo XXX | - Fuoco e sabbia

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/ NAAY /

Non esistevano test della patente per il pilotaggio di ovetti Kinder di metallo che viaggiavano appena sotto la superficie a una velocità folle. Non che esistesse molto contro cui andare a sbattere, eccezion fatta per alcune nicchie più dure - talvolta estese per chilometri - che sospettavo essere la dimora degli Aesir della Crosta.

Tentavo di compiere il giro largo, ma avevo qualche problema ad avvistarli in anticipo... inoltre, ciò talvolta mi portava a smarrire il senso dell'orientamento. Drax non rendeva le cose semplici continuando a spostarsi, quel codardo.
La Naay umana era furiosa con lui, ma nulla a che vedere con la mia metà Aesir...

L'impatto fu inaspettato quanto inevitabile.
Rimbalzai all'indietro di oltre un chilometro.

Al momento non necessitavo di respirare, eppure mi sentivo tramortita e senza fiato, finché finalmente non realizzai cosa fosse accaduto.
Una decina di Aesir della Crosta mi si erano parati dinnanzi senza preavviso, creando un compatto muro invalicabile.
Maledizione, non ora, lui é così vicino!
Non potevo affrontarli tutti da sola. Optai quindi per non fermarmi a conversare per chiedere se per caso avessero intenzioni amichevoli. Sottoterra i miei soli vantaggi, a quanto avevo esperito, erano riflessi migliori, combinati a una stazza minore e una maggiore velocità. Loro erano più forti e se mi si fossero avvicinati abbastanza avrebbero potuto stritolarmi come una sardina in scatola.

Strinsi i denti, lasciando che il mio istinto prendesse il sopravvento e mi guidasse nella fuga.
Loro non parlarono, ma gli ormoni rilasciati nella terra non esprimevano affatto pace e amore... Più un cordiale desiderio di squartamento.
Sentivo le rocce tremare, spostarsi e indurirsi intorno a me, nel tentativo di rallentarmi...

Inveii, orientando l'ovetto nell'unica direzione in cui non mi avrebbero inseguita: il basso, donde il canto del nucleo magmatico mi chiamava a sé.
Lì sarei stata al sicuro, non avrei neppure avuto bisogno di un uovo protettivo.
Il calore cresceva, rivitalizzandomi... In tre di loro desistettero, tornando indietro, in quattro lo fecero quando ormai ogni parte di me formicolava. Perché tale sensazione mi appariva ora tanto famigliare? Perché la parola "Casa" balenò nella mia mente, accompagnata da un'ondata di nostalgia?

No.
Riscuotendomi, mi imposi di virare verso l'alto con un estremo sforzo di volontà. Non ero ancora pronta per tornare nel Mantello... Forse non lo sarei mai stata. Ad ogni modo, non rifiutai il suo calore, la sua forza. La orientai verso l'alto e bruciai gli Aesir della Crosta più prossimi a me, i quali batterono presto in ritirata.

Quindi, un piano prese freddamente forma nella mia mente: estrassi da me un bozzolo di energia termica, raffreddando me stessa. Quindi, ordinai al metallo semisolido di deviare in un'altra direzione e proseguire.

Dettagli come "e come cavolo faccio" non mi sfiorarono. Agii d'istinto e con mia stessa incredulità funzionò.
Non esitai a darmela a gambe, grata per quel piccolo miracolo. Fuggii il più lontano possibile nella direzione giusta, prima che la mia paranoia si placasse un pochino.

Ero a chilometri e chilometri di profondità e il mio ovetto Kinder iniziava a sfaldarsi come tra le dita di un bimbo affamato reduce da una mattina a scuola.

Purtroppo, non potevo risalire prima di essere certa che i miei inseguitori avessero seguito l'esca. Quindi, resistetti in un immane sforzo di volontà, sospirando di sollievo quando i bastardi si allontanarono oltre la portata dei miei sensi.
Mi slanciai verso la superficie... Per la precisione in direzione del puntino luminoso a cui io avevo dato la caccia per due settimane.

Emersi sputando terriccio, in una spiaggia di sabbia, il cui lido di pietre sembrava condurre al sole riflesso sul mare, sul quale contrastava la sagoma imponente di un ragazzo e l'isolotto di una baia.
Ero certa che Drax avesse percepito il calore emanato dalle mie mani, delle quali mi sforzai di spegnere l'incandescenza. Potevano esserci testimoni umani nei paraggi.

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