| Capitolo XVIII | - Gemelli

52 9 46
                                    


* NAAY *

La mia gola era troppo occlusa e arida per produrre alcun suono.

"Io sono Naayra degli Atridi." reiterai, a fior di labbra.

Ora sapevo cosa significasse.

Quel ricordo, oltre allo shock di ritrovarmi senza un corpo solido e a nuotare nel magma, era stato diverso da molti altri. Ero stata costantemente consapevole della distinzione tra Naay del passato e del presente. Avevo provato ciò che lei provava... e altro. Dolore, per aver dimenticato i miei famigliari, che mi attendevano da quattro anni... e che conoscevo da un tempo immemore. Paura, perché ero partita per osservare come fosse cambiata la terra e tornare a riferire... cosa che non avevo fatto.

Eh, no, non ho scordato l'ortofrutta, ma che era mio dovere convincere la mia famiglia originaria a non andare in guerra con qualcuno... cosa per cui gli Aesir della Crosta insistono.

Non avevo chiara la situazione, ma di questo problema mi sarei occupata il giorno dopo; dopotutto, non mi sembrava ci fosse una guerra soprannaturale già in corso! La priorità attuale rimaneva trovare Lore.

Come presi coscienza di ciò che avveniva nel salotto, Diego e mamma giocavano a chi abbaiava più forte.

"...come sarebbe a dire che è già successo prima!? E nessuno ha pensato di dirmelo!? E se fosse un disturbo neurologico, una complicanza della botta in testa che..."

"Mamma, per favore, stai sparando termini scientifici a caso!" protestò Diego "Alzi la mano chi tra noi insegna letteratura all'università..."

Papà mi agitò le dita davanti alla faccia, iniziando a dire: "Diego, non parlare così a tua madre!" finché non si rese conto che la mia lucidità era tornata. La ragione per cui ora fissavo il vuoto era che... ero assolutamente sconvolta.

"...e ora la alzi chi era presente quando si è disincantata le altre volte!" proseguì Diego, ignorandolo "Te lo ripeto, sta solo ricordando qualcosa, basta aspettare!"

"Ehi, piccola." mi chiamò papà, con apprensione "Naay, sei con noi? Hai... ricordato qualcosa?"

Annuii, al che persino le porte trattennero il fiato. Un nodo mi serrava la gola. Non ero certa che sarei mai stata in grado di parlare.

La prima volta che avevo incontrato mio padre, mi ero sentita al sicuro. Era ancora così, il mio pa' era ancora il mio porto sicuro. Eppure, non era forse un controsenso? Non era stato lui, involontariamente, a investirmi con il fuoristrada, nel mio momento di massima vulnerabilità?

Ha sempre fatto quanto in suo potere per rimediare, sussurrò una vocina.
Già, ma ora spettava a me farlo e per nulla al mondo l'avrei coinvolto.

Mi alzai, in uno scatto repentino, e corsi fuori casa.

Durante il pomeriggio si era rannuvolato e la pioggia iniziava a ticchettare. Era presto per un temporale estivo, eppure le enormi gocce che mi inzupparono i capelli e mi si insinuarono nel colletto, lungo la schiena, erano decisamente temporalesche.

Non mi importava: dovevo seminare la mia famiglia, per fare quanto andava fatto. Dovevo ignorare il fatto che chiamavano disperatamente il mio nome, per quanto fosse arduo.

Lasciai fluire l'energia nelle mie gambe e iniziai a correre instancabilmente, distanziandoli con facilità. Non Diego... no, lui mi stava alle costole, ma, come raggiunsi la cima dei deserti giardini di Boboli, sapevo di avere un minuto di solitudine.

Socchiusi gli occhi e mi umettai le labbra, prima di mormorare:

"Io ero Naayra, figlia di Atris. Sorella di Drax... e molti altri. Ho combattuto per il mio diritto a scegliere la vita che volevo. Ho amato Cail. Ora non ho idea di chi io sia diventata, ma una cosa è certa: non starò qui con le mani in mano ad aspettare che per miracolo qualcuno salvi mio fratello. Ma... non posso farlo da sola."

Dal profondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora