Epilogo

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/ IGNOTO /

Luminosi schermi piatti adornavano le pareti altrimenti verde oliva e una serie di console operative erano ordinatamente disposte al centro della stanza, fornendo a quel brulicare di agenti un accesso alle Reti globali. Luci lampeggianti svelavano una tracciatura delle comunicazioni è un costante ronzio di ventilatori e macchinari in funzione rifletteva la tensione che serpeggiava tra quegli schermi multipli.
Tecnici specializzati vi si agitavano dietro, voci agitate litigavano al telefono...

Eppure, nulla sembrava turbare il passo dell'uomo elegante che attraversava la sala, diretto verso uno schermo specifico.

"Signore." salutò rispettosamente il tecnico, intento a analizzare un video pervenuto via satellite. Tentava di far sparire l'innaturale blurr e la nebbia intensa che avvolgeva le cime delle Alpi Orobie. Essi non potevano celare del tutto occasionali lampi di luce incandescente e alcune piccole figure che sfrecciavano nel cielo, per poi tuffarsi nel cuore della nebbia.

D'un tratto, il secondo schermo del tecnico eseguì la ricerca in corso e mostrò un'immagine di videosorveglianza.
"Stop, zooma!" ordinò l'uomo senza nome, sollevando una mano bruna e adorna di anelli. Il tecnico eseguì con aria soddisfatta.

"È di lei che le parlavo, generale. Questo risale a sei ore dopo il... 'terremoto' delle Alpi Orobie. É stato registrato dalla telecamera esterna di una Cassa Rurale in centro città... Non è l'unico avvistamento."

Gli intensi occhi di una ragazza, abbigliata in jeans e vestito nero, sembravano scavare solchi in un eventuale osservatore. Il viso in pietra di lei era stato nitidamente inquadrato da una telecamera e la paura, la furia e un'ombra di follia che le animavano lo sguardo suggerivano che la sua corsa fosse invero una fuga.

Una nuova telecamera stradale la inquadrò, mentre, ferma in mezzo alla strada, sollevava una mano e fermava un'automobile in corsa, barcollando appena. Fu l'asfalto a disegnare una ragnatela di crepe sotto i suoi piedi.

La ragazza gridò per mezzo minuto, rivolta all'uomo nell'auto dal cofano sfasciato, con furia omicida. Il video non aveva suono, purtroppo. Il guidatore sembrava ancora vivo, a giudicare da come tentava di rifarsi degli airbag, che aveva attutito l'impatto.

L'informatico si schiari la gola. "Non volevo crederci, inizialmente... il video è autentico, signore."
"Certo che lo è. Cosa sta dicendo questa creatura? In che lingua sta parlando?" chiese l'uomo elegante con voce morbida e profonda.

"Il software non ha riconosciuto due degli idiomi in cui si è espressa, ma ha tradotto una frase in una sorta di tedesco volgare. Il significato... 'Lo vedo a quanti di voi importa di questo mondo, dannati avvelenatori umani'."

La ragazza non attese che il guidatore sconvolto fosse uscito dall'auto. Sputò a terra, quindi fuggì oltre il raggio della telecamera. Non era più stata inquadrata in nessun posto, in seguito, come se avesse conosciuto tutta la videosorveglianza di Bergamo... oppure fosse appena stata ingoiata dalla Terra.

Chiaramente il tecnico pensava di essere preso per pazzo, ma l'uomo senza nome incrociò le braccia muscolose e fasciate dallo smoking.

"Cos'abbiamo su di lei?"

"Nulla, quella ragazza non esiste. Signore... Lei non sembra particolarmente sorpreso, se posso permettermi. Per caso... sa cosa sono queste creature? Da dove sono arrivate?" pallido in viso, il tecnico abbassò la voce a un sussurro. Fece per verbalizzare una particolare ipotesi, prima di arrossire e richiudere la bocca. Concedendosi un sorriso a fior di labbra, l'uomo senza nome intuì il non detto.

"No, agente Riva, questa non è l'inequivocabile prova della vita di entità extraterrestri. Se c'è una cosa che non sono, è alieni." inclinò il capo e assottigliò gli occhi del colore della terra bagnata a primavera; "Suppongo non possa essere più secretato... Vede, queste persone abitano questa terra da prima dei dannati dinosauri."

La mandibola del tecnico ruzzola da qualche parte per terra.

"Cosa? Sta scherzando... voglio dire, signore..."
Il suo superiore si volse con espressione ferrea, quasi a voler intimargli di abbassare la voce.

"Dobbiamo sperare che solo quel particolare Aesir condivida il pensiero che ha verbalizzato, oppure questo sarà tutt'altro che uno scherzo per l'umanità. Non si rivelavano a noi da centinaia di anni... non l'avrebbero mai fatto, se non avessimo attirato la loro ira."

Erano trascorse solamente tre settimane dal ció che l'uomo senza nome sapeva essere una battaglia... Eppure, egli sapeva di dover reagire tempestivamente. Era il solo vantaggio dell'umanità, che brandiva il proprio intelletto per supplire alla propria fragilità, lottando con unghie inefficienti e fragili arti... Lottando contro il tempo, per la vita... E spesso, per la morte. Un'Aesir non avrebbe mai potuto capire cosa significasse.

Il tecnico si morse il labbro sottile, ripensando nervosamente al video che avevano appena visionato.
"Lei ritiene... che si tratti di una specie ostile, signore?"

Un verso di scherno.
"Spero per loro di no... o scopriranno ben presto che non siamo più le creaturine inermi che si prostravano ad adorarli."

Ed eccoci qui alla fine di Dal Profondo, Volume I delle Cronache degli Aesir

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Ed eccoci qui alla fine di Dal Profondo, Volume I delle Cronache degli Aesir. Fatemi sapere se siete interessati a un sequel... la storia naturalmente non termina qui. Per ulteriori aggiornamenti... eh, vi toccherà continuare a seguirmi u.u

Nel frattempo, spero che il libro vi sia piaciuto. Cosa avete apprezzato di più? Dubbi, critiche costruttive, suggerimenti? 

A presto, 

FioreDelDeserto1999 - Marti

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