𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟿

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Aveva trattenuto con tutte le sue forze qualsiasi forma di dimostrazione di dolore, non voleva cedere sotto quegli occhi così sconosciuti a lui

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Aveva trattenuto con tutte le sue forze qualsiasi forma di dimostrazione di dolore, non voleva cedere sotto quegli occhi così sconosciuti a lui.
Quei rapitori... Lo avevano letteralmente estirpato dal suo palazzo, dalle sue stanze... Passando così inosservati?!

Quella ragazza, dai capelli scuri, neri come la notte più buia, si era presa cura di lui, per quello che le aveva concesso e molto spesso contro la volontà del principe.
L'acqua ingerita gliela aveva fatta tracannare a forza, spalancandogli la bocca e rischiando dei morsi alle mani, ma almeno gli aveva fatto riprendere dei liquidi.

La pelle aperta sulle gambe e sui piedi era stata una delle parti peggiori, perché dei calci erano riusciti a colpirla brutalmente, facendola ruzzolare nella sabbia ormai raffreddata dal sole che si era nascosto dietro le dune lontane.

La luna aveva preso il suo spazio nel cielo, mostrandosi luminosa e grande, come un enorme occhio pronto ad osservare il mondo dormiente.

Ma Katsuki non dormiva, tentava continuamente di liberarsi da quelle corde che rischiavano di staccargli i polsi da quanto ormai avevano scavato la pelle.
Ed anche lì, mai un verso di dolore aveva lasciato le sue labbra, solamente quell'odore soffocante di peperoncino si diffondeva nell'ambiente.

E Momo lo osservava, da lontano, nascosta tra quegli alberi di quella tranquilla oasi.
Osservava come provasse a liberarsi, con i denti e le unghie, senza ottenere risultati. Un senso di quasi nostalgia attanagliò le sue ossa, osservando quel corpo perfetto, rovinato da solamente un giorno fuori dal palazzo.

Era bella la vita nei palazzi reali... Tutto era dovuto, niente era meritato...
A volte il solo ricordo le faceva pensare che in fondo, dopotutto, il non combattere per la vita non era così male, no?

Il fuggire costantemente, vedere la morte giorno dopo giorno che bussava alla porta... Al palazzo bastava dell'uva, dei datteri, qualche spezia e tutto era risolto.

Eppure anche lei era stata prelevata, ma non da quel gruppo... Loro l'avevano salvata.
Il primo incontro che aveva avuto con il capo era stato come se un Dio fosse sceso dal cielo, porgendole la mano, riversa a terra, nuda, piena di lividi e colpi, un braccio rotto e violenze subite.

E vedere quel ragazzo... Tutto solamente per avere dei soldi...
No, non ci stava. Come poteva vedere una persona nata e cresciuta come lei, subire le medesime cose?

Stava facendo la guardia a quel corpo, mentre componenti del gruppo tentavano di avvicinarsi, attirati come se fosse un frutto così pregiato, così meraviglioso da volersi spingere a coglierlo.

Il suo spirito Omega era dolce, premuroso, non poteva permettere quello scempio.

E la notte scorreva, lenta, tenendola in allerta, con gli occhi scuri inchiodati su quella figura rabbiosa.
Mai aveva visto così tanta rabbia in un corpo, sembrava prosciugarlo di ogni cosa.

AmalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora