𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟷𝟹

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"Ehi Kacchan, posso unirmi?"

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"Ehi Kacchan, posso unirmi?".

"Giuro che se provi ad avvicinarti, ti strapperò a mani nude quelle pal-".

"Non c'è bisogno di scaldarsi così, tranquillo! - Lo ribeccò il verdino, lanciandogli un pugno di sabbia appena raccolta, mentre l'altro si strofinava ad una distanza tale che l'acqua gli potesse arrivare fino al mento - Potresti venire più vicino però...!".

"Non vedo l'ora di vedere quella stupida testa appesa ad una picca...". Ringhiò tra i denti, grattandosi la pelle quasi con le unghie, sentendo quella sporcizia raccolta in quel viaggio iniziare a scrostarsi. 
Se ne fregò altamente di quel dolore che stava provando, poteva percepire la pelle grattata frizzare sotto l'acqua divenuta fresca grazie alla notte, iniziando così a strofinarsi totalmente con delle manciate di granelli di sabbia raccolti dal fondale morbido.

Ma la parte peggiore erano le zone della sua pelle totalmente aperte, che pulsavano da quanto facevano male. 
Si morse quasi a sangue il labbro inferiore, nel passare delicatamente le dita su quelle porzioni di pelle. Il massimo danno che si fosse mai fatto nel grande palazzo, fu solamente una sbucciatura.
Mai una scheggia aveva intoccato la sua pelle, mai un graffio dovuto a qualche animale, niente dolore da nessuna parte.

Sollevò lo sguardo, osservando finalmente ciò che aveva attorno.
Non era riuscito a godersi un attimo per poter ammirare la vastità di ciò che lo circondava.
Non che ne avesse avuto modo... Un rapimento improvviso non era sicuramente stato inserito in ciò che avrebbe voluto fare durante la giornata.
Sopra la sua testa aveva un oceano di stelle, poteva vedere ogni costellazione, tutto sotto i suoi occhi attenti, e poi si apriva il meraviglioso mare di sabbia, fatto di dune che accarezzavano l'orizzonte.
Quelle piccole luci alte, quella luna enorme in quel velo oscuro, erano un richiamo troppo affascinante.

E si rese conto che quello che aveva di fronte era un spazio infinito, fatto di silenzio e pace, non quel posto che ricordava un inferno come veniva descritto dal popolo o dai racconti.
Il suo palazzo non riusciva nemmeno ad avvicinarsi a quella bellezza...
Era...

"Bello, vero?".

"CHE CAZ- SPARISCI!". Il biondo schizzò sul posto, aprendo la mano sul volto di un Izuku che se la rideva apertamente, spingendolo via a distanza, iniziando a muoversi a fatica nell'acqua per riuscire ad allontanarsi quanto bastava. 

No, quello non era un bagno come quelli che si faceva nelle sue stanze, pieno di petali profumati e di oli essenziali, e soprattutto... privacy.
No, assolutamente, non era uguale, perché quel bandito che stava letteralmente odiando con tutto sé stesso non voleva sparire dalla sua visuale. Stava desiderando con tutto sé stesso che gli potesse venire un crepacuore...

"Come fai ad essere così pallido, mh? - Un respiro che arrivò a scontrarsi sulla sua nuca umida gli fece bloccare totalmente il fiato, paralizzandolo sul posto - In quel castello il sole non lo vedete mai?".

AmalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora