𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟺𝟶

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Il silenzio era magico in quel luogo, sembrava un posto separato dall'esistenza umana, qualcosa di unico e raro, qualcosa di speciale

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Il silenzio era magico in quel luogo, sembrava un posto separato dall'esistenza umana, qualcosa di unico e raro, qualcosa di speciale...

Eppure, quel continuo ronfare estremamente profondo non permise a Katsuki di chiudere occhio per tutta la notte.
I suoi occhi erano vigili, puntati verso il nulla, e ad ogni russata la palpebra sinistra vibrava dal nervosismo.

Avrebbe volentieri affogato nel sonno il grande All Might...
Sapeva di non poterlo fare, non era sicuramente un crimine degno di essere giustiziato...

Ma sì, lo avrebbe tanto voluto fare in ogni caso.

Le labbra erano strette in una linea dura, sdraiato su di un fianco, mentre pensava ai mille modi per poter bloccare il respiro a quell'uomo.
Ci credeva al fatto che la notte nessuno gli dava il minimo fastidio, li spaventava prima con quei suoni mostruosi!

Era talmente con la mente sospesa, che sobbalzò sul posto quando iniziò a percepire delle dita leggere iniziare a percorrere un sentiero lungo la sua spina dorsale.

Il dito medio fece una leggera pressione lungo quella linea ossea, generando come un percorso bollente ed ustionante sulla sua pelle, donandogli brividi a fior di pelle e facendogli trattenere il fiato.

L'aroma caldo, ed avvolgente, lo fece boccheggiare per un attimo, alla ricerca di aria che lo obbligò a tentare di allontanarsi da quel lieve tocco, ma non poté, perché l'altra mano si appoggiò sul suo fianco, stringendo la presa e riavvicinandolo.

"No...". Un sussurro graffiato fece drizzare ogni singolo pelo di Katsuki, che deglutì a fatica un groppo di saliva che si era generato.

Izuku strinse la presa sul bacino del principe, trascinandolo lentamente verso di sé, facendo combaciare come due pezzetti di puzzle i loro corpi, perfettamente compatibili.

Gli occhi sgranati del principe erano immobili incatenati verso il vuoto di fronte a sé, mentre sentiva quella mano forte scendere sul proprio addome, muovendo le dita come a voler graffiare la sua pelle in una lenta tortura... ma non spiacevole.

Il panico del biondo però era dovuto al fatto che non sapeva assolutamente cosa fare.
Non sapeva se voltarsi, se rimanere immobile, se allontanarsi o se stringersi a lui.

Lo avrebbe fatto, gli sarebbe piaciuto voltarsi, trovarsi faccia a faccia con lui, e poter lasciare che quelle braccia si avvolgessero intorno al suo corpo, dandogli quella meravigliosa sensazione... una sensazione che lo faceva sentire importante per qualcuno.

Però aveva dei dubbi... dubbi sostanziali che la visione gli aveva rafforzato.

Lo aveva... toccato, lo aveva sfiorato, aveva stimolato punti che mai avrebbe immaginato che qualcuno avesse mai potuto toccare...
Però aveva eseguito tali azioni solo per spronarlo a seguirlo ubbidientemente al cospetto di Dabi... ma, quella visione...

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