PROLOGO: Nocera Inferiore, 1998

27 15 0
                                    

<Ho paura.> disse il bambino seduto sul letto. <Mamma puoi restare con me?>
Katerina avvicinò una sedia al letto e si sedette, emettendo un verso gutturale che sarebbe dovuto sembrare di insofferenza. Ma lo era solo in parte. Alla mamma faceva piacere che suo figlio nutrisse tanta fiducia in lei.
<Non c'è niente di cui avere paura, Alex. Vedrai.>
Il piccolo la guardò con occhi sgranati. Era seduto sull'orlo del letto, con la schiena ben ritta. Indossava una tutina rossa e un cappellino che copriva quei capelli di un biondo scuro.
<Il dottore... che cosa mi farà?>
<Dammi il braccio.> disse la mamma.
Alex allungò il braccio destro, con aria fiduciosa. Nel girarlo, Katerina notò la nervatura azzurrina delle vene sotto la pelle.
<Userà un piccolo oggetto quadrato e te lo posizionerà sul braccio. Sentirai una leggera puntura. Dovrai essere coraggioso e non piangere, perchè i bimbi forti non piangono. Poi la puntura sparirà e ti sentirai molto meglio.>
Katerina scorse il guizzo di paura negli occhi del figlio, che tirò via il braccio. Lei aggrottò la fronte, ma capiva e sapeva che questa cosa era sbagliata, doveva farlo, lui non doveva sapere.
Mentre la donna si avvicinava al piccolo, la porta della stanza si aprì nuovamente e il padre del bambino entrò nella stanza. Sorrise al figlio, che restituì un sorriso tremebondo.
<Dai, pronti?>
<Si.> rispose la madre.

Si trovavano in uno studio clinico con un dottore che parlava con il piccolo.
<Alex, quanto sei cresciuto!>
<Ciao.> salutò il piccolo.
<Vieni, siediti sul lettino.>
<Va bene...>
I genitori lo lasciarono avvicinare al lettino per sedersi, il dottore prese uno strano piccolo oggetto quadrato, lo stesso oggetto descritto dalla madre.
Il medico, avvicinandosi al piccolo, afferrò il braccio tremante, e appoggiò sopra l'oggetto cominciando a premere.
<Pronto?> chiese il dottore.
<Si.> annuì il bambino guardando i suoi genitori.
Sentì una puntura, ma nessun dolore. Guardò meravigliato il liquido che si trovava nello strumento, svuotarsi e lasciare solo un simbolo.
Due ali argentate.
Alex però, aveva il corpo rigido, i piccoli denti affondati nel labbro inferiore. I suoi occhi balenarono di nuovo i alto verso la madre, che sussultò alla vista di quel viso angelico. La madre non voleva farlo, ma non voleva che sapesse, che conoscesse il dolore che aveva dovuto sopportare e che lei stessa ha passato per anni.
<Finito!> esclamò il dottore, buttando l'oggetto nel cestino e avvicinandosi ai genitori.
<Non so che effetti avrà sul piccolo. Ne è pieno di questa merda. Quanti gliene hai fatti bere?> domandò il dottore sussurrando alla signora.
<Abbastanza. Ogni volta uscivano a galla dei legami e dei tormenti del passato. Non voglio che li ricordi.> rispose quest'ultima.
<Quali potranno essere gli effetti collaterali?> chiese il padre, tenendo d'occhio il piccolo, nel caso si avvicinasse o sentisse.
<Pasquale, vorrai dire quale effetto avrà? Beh, paralisi o addirittura la morte. Ti avevo avvertito Katerina, ora non si torna più indietro.>
Alla donna scese una lacrima.
<Non avevo scelta.>
< No. Tu avevi scelta, ma hai deciso di non farlo e scegliere la strada più facile, quella sbagliata. Dovevi dirglielo!> ribattè il marito.
<Quando sarà pronto, non ora.> gli ricambiò.
<Forse quando sarai tu, pronta.>
<Ehi!> esclamò il dottore facendoli smettere. <Il liquido dell'oblio è forte, pesante. Alex ha assunta una quantità massiccia. Te lo dico da adesso...> voltandosi a guardare la donna, <Se questa seduta non ha funzionato, non venire più da me, perchè non ti aiuterò ad uccidere quel bambino.>
<Va bene, ma almeno si ricorderà di noi?> chiese Pasquale.
<Si, credo di si. Ho modificato il liquido dell'oblio in modo che, se funzionasse si ricorderà di voi. No so a che punto dimenticherà, ma la dose che ha in corpo penso, che non saprà più nulla.
<Bene, vedremo domani.> concluse la madre tristemente.

MORTAL VIRUS: LA GENESIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora