7. RICORDI

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ALEX

1.

Quella sera, mentre tutti gli altri erano a cena, mi sedetti sul letto del mio alloggio e accesi lo schermo che mi aveva dato James. Le mani tremavano mentre aprivo il file intitolato: ALEXANDER.
Lessi la prima annotazione e guardai la foto che si trovava subito dopo.

PARCO GIOCHI DI NOCERA INFERIORE, 1996
Io e mio nipote.

[FOTO]

Nella foto scattata c'era James con un bambino, che giocava su uno scivolo. Il piccolo in cima rideva aspettando prima di lanciarsi, l'uomo invece, attendeva alla fine della giostra per prenderlo e farlo volare sù nel cielo.
Sotto all'immagine c'erano delle scritte, di preciso erano due nomi.
Il primo segnava l'uomo e il secondo il bambino.

---> ZIO DAVIDE

[FOTO]

---> FUNGHETTO

Quel bambino. Ero io quello che stava per scendere dallo scivolo. Come facevo a non ricordare nulla di tutto ciò.
Un ricordo così bello.
Si è vero, potevo essere troppo piccolo per ricordarlo, ma almeno avrei avuto la certezza delle mie sensazioni che avrei potuto provare, una giornata, un periodo di pace e felicità come quella.
Ma in quel momento ero frustrato e più triste che mai.
Scorsi con il dito verso l'alto per vedere se ci fosse altro sotto alla foto, ed effettivamente c'era segnato dell'altro.
Lessi:

Alexander, funghetto mio, non so se ti ricorderai più di questa giornata, ma siamo venuti qui non solo perchè volevo farti divertire, ma volevo creare molti ricordi, molti momenti di gioia con te.
Sono triste al pensiero che tu non ti ricorderai più nulla, ma come dice tua madre: È la cosa giusta da fare.
Ma almeno so che ti ricorderai di me, di tuo zio. E quando domani, dopo l'iniezione, tornerai a casa, e verrai da me per chiedermi di giocare con te, io logicamente non saprò dirti di no.
Spero che questi momenti non finiscano mai.
Ti voglio bene Funghetto!

Mi accorsi di avere i denti conficcati nel labro inferiore. In quel momento la gente del Reunion era seduta in mensa intenta a mangiare, bere e ridere.
Tutto intorno a me, la vita quasi quotidiana andava avanti ed io ero solo con quei ricordi.
Mi strinsi lo schermo al petto. Non potevo crederci, era tutto vero.
Questi file mi riconducevano alla mia vita recente e quella vecchia.
Sentii qualcosa insinuarsi attraverso la canotta e mi fece rabbrividire.
Era tristezza e rabbia.
Cercai di scacciarli via mentre passai al prossimo file, però non fu così.
Era sempre un appunto.

Oggi si sono svolti i funerali di mio cognato: Walter Evangelista.

Lo hanno ucciso con nessuna pietà. Katerina lo ha trovato nel suo studio con una dozzina di coltellate.
Quando l'ho saputo mi si è spenta una luce.
Il mio migliore amico morto!
Il piccolo Alex in braccio a Katerina era confuso, guardandola piangere. Cercava di capire. È solo un bambino!
Mi dispiace che passando con il tempo Alex, non avrà alcun ricordo di lui, di quanto fosse buono e quanto Walter gli volesse bene.
Il suo ultimo regalo è stata la cura dell'Angelo, una cura che gli donerà una vita normale.
Non so se la cura sia stata testata ma spero che faccia effetto.
Walter, spero che in paradiso o in qualunque altra parte, tu sia felice.
Manterrò la nostra promessa.
Addio, amico mio.

Subito dopo, sotto alla piccola lettera c'era una foto di un uomo.

INAUGURAZIONE DELL'EVANGELICA

---> "IL BOSS" ;)

[FOTO]

Nell'immagine c'era solo lui. Si trovava nella casa farmaceutica dinanzi al logo delle due ali.
Era alto, con capelli di un biondo scuro. I suoi seri occhi verdi spiccavano sul suo viso rasato, e aveva in sorriso perfetto, splendido. Anche lui era mulatto, sembrava essere un straniero non un'italiano.
Era vestito con un abito a tre pezzi di un colore grigio topo, stava bene, bello, carismatico, irraggiungibile. Da quella foto, poteva essere intimidatorio e severo, ma da come lo descriveva James era un brav'uomo, uno splendido marito e un fantastico padre. Improvvisamente mi salirono le lacrime.
"Avrei tanto voluto conoscerti." dissi tra me e me. "Chi è stato ad ucciderti e perchè lo ha fatto?"
Non riuscivo a capire, se era un uomo impeccabile, perchè ucciderlo violentemente?
Le lacrime ormai mi stavano cadendo, bagnando lo schermo del tablet.
Qualcuno bussò alla porta.
<Avanti.> esclamai.
La porta si aprì e comparve Deacon con un vassoio pieno di cibo.
<James ti ha fatto portare qualcosa da mangiare.>
Posò il vassoio sul tavolino e si avvicinò al letto, notando il mio viso, la moa espressione.
<Stai bene?> mi chiese.
Annuii e cacciai indietro le lacrime.
<Ehm, si.>
<Sicuro?>
<Si, non preoccuparti.> dissi alzandomi dal letto e trovandomi faccia a faccia con il ragazzo.
<Deacon, volevo dirti grazie.>
Mi guardò dubbioso.
<Per il cibo...?>
<Per avermi salvato nel deserto, e si, anche per la cena.>
<Non ringraziarmi, lo avrei fatto per chiunque.>
<Lo so, ma volevo che lo sapessi.>
<Va bene, prego allora.>
Deacon mi guardò per un'istante negli occhi non capì il perchè ma sembrava che stesse aspettando qualcosa.
Poi guardò sul letto, indicando lo schermo che prima avevo sulle gambe, ancora acceso.
<È di James. Ho appena scoperto che lui è mio zio.>
Non gli rivelai di mio padre, perchè era una cosa solo mia, qualcosa di privato.
<Ci ha aggiornati.> mormorò piano il ragazzo. <Come ti senti a riguardo?>
<Non lo so.> sospirai, <È solo che continuo a pensare... perchè mia madre ha fatto questo? Perchè mi ha cancellato la memoria? Non riesco a capire.
Due mesi fa, quando sono riuscito a scappare dall'ospedale, e quando mi ha raccontato la verità, io mi sento perso. Certe volte... molte volte, mi sento come se non fossi io, che questo corpo non mi appartenga. È brutto non sapere chi sei.>
Mi sedetti di nuovo sul letto frustrato e rammaricato.
<Non ho idea di cosa tu stia passando, ma posso dirti che, se non ora e nemmeno domani, prima o poi verrai a sapere tutta la verità. Tutta la verità su di te. Te lo garantisco.>
Non ero totalmente daccordo.
<Facile a dire questo.>
<Ti ripeto, non so come ci si sente a perdere la memoria, però so come si sente James, ad essere stato dimenticato dalla persona che amava.>
Vidi il suo volto incupirsi e nei suoi occhi c'era tristezza. Aveva sofferto in passato e la sofferenza lo aveva distrutto, ma in quel momento non si fece abbattere. Fu passeggera come un pensiero che trapassa la mente.
<Chi era la persona che amavi?>
<Io...>
Di colpo bussarono alla porta. Era Victoria.
<Si può?>
<Certo.> risposi.
La ragazza aveva delle coperte avvolte sul braccio e una bottiglia d'acqua frizzante nella mano. Vide che c'era Deacon e subito cambiò l'espressione che aveva in stupore.
<Ciao.> salutò la ragazza.
<Ciao. Credo che sia ora che me ne vada.> esclamò il ragazzo, alzandosi dal letto e uscendo dalla stanza senza dire nulla.
<Cosa gli è preso?> domandai meravigliato da quella situazione.
<Non preoccuparti, è fatto così. In fondo è un randagio.>

MORTAL VIRUS: LA GENESIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora