29. IL RITORNO

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NICOLAS

1.

Ero steso sul divano con un bicchiere di whiskey, il liquido dorato scivolava giù per la mia gola mentre il televisore emanava un ronzio di sottofondo. A petto nudo, con i pantaloni della tuta tenuti a vita bassa, mi avvicinai a Benedith con passo deciso.
Benedith, magra come un chiodo ma con un seno abbondante e curve al posto giusto, sembrava una dea primordiale e tenebrosa nella sua intimità. Ogni volta che ero in quella villa per gestire le mie faccende, avevo l'abitudine di intrufolarmi nella doccia alle sue spalle per condividere un momento di piacere.
<Non ti ho chiamata? Cosa ci fai qui?> domandai con tono acido, scrutandola con desiderio.
<Beh, pensavo avessi voglia...> rispose con un sorriso malizioso, le sue parole cariche di promesse sensuali.
<Direi di no, ma vedo che tu sei parecchio arrapata.> ribattei con un sorriso complice, lasciando che il desiderio prendesse il sopravvento su di me.
Lei si avvicinò e fece scorrere le dita lungo il mio addome, fin sotto l'elastico dei pantaloni, mandando brividi lungo la mia pelle. Chiusi gli occhi per un attimo, annusando il profumo avvolgente che Benedith si era messa, lasciandomi trasportare dalla sua sensualità.
I miei pensieri pornografici furono interrotti dal rumore insistente dell'interfono. Mi staccai con un sospiro di frustrazione e mi avvicinai al computer, cliccando "CONFERMA CHIAMATA" sullo schermo con un gesto rapido e deciso.
<Parla.> ordinai con voce severa, mentre Esther annunciava l'arrivo di mio fratello. La sua voce seriosa e determinata mi fece sobbalzare.
<È arrivato.> confermò Esther.
Guardai le immagini sul monitor che mostravano Alex circondato davanti al cancello. Il suo volto determinato e affascinante mi ricordava il legame di famiglia che ci univa, ma anche l'oscura presenza nonché riflesso di lui che incombeva sulla nostra famiglia. Quel bastardo...
Scacciai subito quel pensiero, concentrandomi sulla situazione attuale.
<Dove lo portiamo?> chiese, il tono della sua voce tradiva una leggera determinazione.
<In cella.> risposi con fermezza, incrociando lo sguardo con determinazione. <Domani andrò io da lui.>
<Bene.> esclamò, chiudendo la chiamata con un gesto deciso. Sentivo l'adrenalina pulsare nelle mie vene, la tensione e l'emozione mescolarsi nell'aria intorno a noi.
Esther era la mia più affidabile e addestrata collaboratrice, la sua presenza mi dava una sicurezza che non avrei potuto trovare altrove. Conosceva ogni angolo della nostra operazione e sapeva come gestire ogni situazione con fermezza e risolutezza. Il suo senso di caccia era infallibile, e in quel momento, era esattamente ciò di cui avevamo bisogno.
Continuavo a osservare le immagini attraverso le telecamere iper tecnologiche situate intorno alla villa, scrutando ogni dettaglio con attenzione maniacale. Ogni movimento, ogni gesto, era catturato dalle nostre telecamere, garantendo che nulla sfuggisse al nostro controllo.
Ero soddisfatto del perfetto svolgimento dei nostri piani, ma sapevo che il vero test sarebbe arrivato il giorno successivo. Tutto procedeva esattamente secondo le mie aspettative, ma c'era ancora tanto lavoro da fare prima di poter dichiarare la nostra missione completata con successo.
Ero felice che Alex fosse finalmente tornato. La sua presenza mi mandava su di giri, rendendomi ancora più eccitato. Avrei finalmente avuto l'opportunità di studiarlo da vicino, di capirlo meglio, di esplorare ogni angolo della sua mente complessa e del suo corpo infetto dal virus.
Con un sorriso compiaciuto, chiusi i monitor e mi voltai verso Benedith, i miei occhi brillavano di desiderio mentre la guardavo. <Ora sì che sono davvero arrapato anch'io.> mormorai con voce roca, catturandola in un bacio appassionato.
Senza esitazione, la presi in braccio e la spinsi contro la parete con una passione travolgente. Le nostre labbra si schiusero l'una contro l'altra con un feroce desiderio, mentre le mie mani esploravano il suo corpo con avidità.
Con un movimento fluido, abbassai la mia tuta quanto bastasse per liberare il mio pene pulsante. Lo strofinai tra le sue gambe con una lussuria incontenibile, sentendo il calore del suo corpo contro il mio.
Lei ansimava davanti a me, il suo respiro pesante riempiva l'aria carica di desiderio. Senza esitazione, le strappai il perizoma con un gesto brusco, il suono del tessuto lacerato riempì la stanza mentre mi preparavo a possederla con tutta la passione e la felicità che Alex mi aveva portato con il suo ritorno.

MORTAL VIRUS: LA GENESIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora