12. IL RICHIAMO DELLE SABBIE

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ALEX

1.

Qualcuno mi prese a scuotere per svegliarmi. I miei occhi si aprirono di scatto e videro una faccia che lo stava fissando troppo da vicino.
Tutto, intorno a noi, era ancora avvolto dal sole del pomeriggio.
Guardai meglio il viso dell'uomo e vidi di chi si trattasse.
<Ehi, sveglia dobbiamo andare.>
Era Deacon, il ragazzo che sembrava burbero ma in fondo era un pezzo di pane.
<Dai.> sussurrò il ragazzo alto mentre mi alzavo. Mi tese una mano e mi aiutò a tirarmi in piedi. Era talmente forte che sembrava potermi strappare il braccio.
<Ok.> dissi pronto a seguirlo.
<Ragazzi!> ci chiamò Dominic.
Il vicolo si era aperto lasciandoci andare via.
Sgattaiolammo attraverso due prefabbricati. Una volta usciti dal vico, vedemmo Dominic portare in spalla Carl, che si era ferito alla gamba.
<Cosa succede?> chiesi.
<Succede che non possiamo andare più via. Guardate in fondo al viale, il cancello è scomparso e con lui anche le moto.>
Guardammo alla fine della strada e notammo che quello che aveva detto il ragazzo era vero, ma com'era possibile?
<Beh, andiamo a controllare, capiamo la situazione.> disse Deacon.
<Non serve a nulla, ma proviamo.> concordò Dominic un pò scettico e contrariato.

Quando stavamo camminando verso il termine del viale, Deacon col piede cliccò un bottone che si trovava nel terreno facendo scattare un meccanismo.
<Cos'hai fatto?> chiesi preoccupato.
Dominic si fece sentire, io e Deacon ci voltammo a guardarlo. Urlava qualcosa di rimando, gesticolando.
Si avvicinò a noi e indicò il punto dove eravamo pochi minuti fa. Un tumulto di sabbia e acqua scaturì dalla strada. Come un geyser levandosi a ondate tra i prefabbricati, creando un impenetrabile muro d'ambra. Non sembrava né meccanica né naturale. Ma di sicuro era letale. Non c'era modo di tornare da dove eravamo venuti. Dominic imprecò e cominciò a correre trascinandosi anche Carl con sé. Il ragazzo infortunato era pallido e madido di sudore, era messo male.
Deacon li aiutò e iniziarono ad affrettarsi con più vigore. Cominciai anch'io a correre come se volessi vincere la medaglia d'oro. Mentre correvo, mi vennero dei conati di vomito per il fetore denso, simile a zolfo, che si levava da tutta quella sabbia. L'onda formò una cresta che stava per precipitare verso il terreno, verso di noi. Ma prima che ci colpisse, arrivammo alla fine del viale, oltrepassando i due muri che segnavano il confine e trovandoci di nuovo in mezzo al deserto. Lo tsunami di sabbia e acqua ci stava per travolgere ma, di colpo, sentimmo un rumore fortissimo, ci girammo tutti e guardammo l'onda di sabbia sbattere contro il confine. Una barriera... invisibile.
La sabbia batteva contro quella forza trasparente per poi finire subito dopo, lasciando quel posto pieno di collinette di sabbia bagnata. Sotto a quelle collinette spuntavano anche angoli di prefabbricati. L'onda era stata enorme e spinta da una forza tremenda, perché aveva ricoperto tutta l'area delle casette.
Un pò più in la, vidi un container in posizione verticale che giaceva sommerso per metà nella sabbia.
Deacon si allontanò da Dominic e Carl e guardò sconvolto la grande area della centrale.
Mi avvicinai verso i due ragazzi mentre Deacon camminava guardando il viale ricoperto di sabbia.
<Deacon fermati, può essere pericoloso.> gli dissi.
Il ragazzo arrestò il suo cammino ma rimase con lo sguardo fisso in quell'area.
Mentre guardavamo cosa avesse combinato la sabbia o cosa avesse fatto l'Evangelica, la terra iniziò a tremare.
Le pareti del confine, che divideva il deserto dalla centralina si spostavano verso di noi. Deacon si voltò per correre verso di noi ma un congegno uscì dalla sabbia e gli bloccò il piede, non facendolo muovere dalla sua posizione.
<Deacon!> urlai.
Mi mossi per andarlo ad aiutare ma Dominic mi fermò.
<Che fai?!> gli chiesi nervoso.
<Ti farai uccidere anche fu. È troppo pericoloso.>
Lo spazio che c'era tra le due pareti si stava chiudendo in fretta, e più speravo che rallentasserò, più sembrava che accelerassero. Mancavano pochi secondi alla chiusura definitiva. Mi voltai a guardare Dominic che stava sorreggendo il ragazzo ormai quasi morto, fissare Deacon con determinazione.
Tornai con lo sguardo ai muri che si stavano chiudendo. Ancora pochi centimetri e sarebbe finita.
D'un tratto la morsa al piede di Deacon si aprì, lasciandolo libero. Avanzò zoppicando e inciampando, poi cadde a terra. Non ce l'avrebbe fatta, non c'era più tempo.
Dominic mi guardò.
<Non farlo Alex! Non farlo cazzo!>
Le aste della parete di sinistra parvero protendersi come braccia. Lo stridore delle pareti riempì l'aria, assordante.
Un metro e mezzo. Un metro e venti. Novanta centimetri. Mezzo metro. Sapevo di non avere scelta. Mi mossi in avanti.
<NO!> urlò Dominic.
Arrivai alle pareti ma qualcosa non mi fece andare oltre, perchè andai a sbattere contro una forza in invisibile. La stessa forza che aveva bloccato la sabbia. Vidi il viso di Deacon che mi guardava con un'espressione di amara tristezza. Gli dissi che mi dispiaceva, poi le pareti si chiusero davanti con un tonfo, che riecheggiò contro la pietra ricoperta di sabbia e tralicci secchi.
Per diversi secondi, ebbi l'impressione he il mondo si fosse paralizzato. Il rombo tonante del "portellone" che si chiudeva fu seguito da un profondo silenzio. Un velo di oscurità parve coprire il cielo, come se anche il sole, spaventato, fosse stato cacciato via.
Era sceso il crepuscolo, credevo che fosse il primo pomeriggio ma mi sbagliavo, e le mura apparivano come enormi pietre tombali in un cimitero per giganti infestato da inserti e sabbia. Mi appoggiai alla pietra ruvida, sopraffatto. Ero incredulo di ciò che era appena successo. Poi un grido acuto di Carl, poco oltre, catturò la mia attenzione. Dominic stava gemendo. Mi costrinsi ad abbandonare il muro e corsi verso i due ragazzi. Dominic si era tirato su ed era di nuovo in piedi, ma aveva un aspetto orribile, anche nella poca luce rimasta. Era sudato, sporco e pieno di stanchezza. Carl, a terra, sembrava messo anche peggio. Aveva gli abiti lacerati e la gamba coperta da profondi tagli. Ebbi un brivido. Era stato ferito da quel "coso". Sperai che non si sarebbe trasformato in fretta.
<Sta morendo...> sussurrò Dominic. Non dissi nulla, non sapevo il perché, ma credevo che fosse per rispetto nei confronti di Carl.
Dominic si inginocchiò di nuovo accanto al ragazzo. Guardai meglio e mi resi conto della gravità della situazione. Sembrava in punto di morte. La sua pelle bianca divenne cadaverica, aveva perso quel poco di colore che avesse. Aveva il respiro corto e affannoso.
Sentii che la speranza mi stava abbandonando.
Tuttavia, ben presto la cupa realtà della situazione cominciò a colpirmi, dandomi il voltastomaco. Perché quello che stava per accadere fece finire del tutto la mia poca speranza.
Dalla sabbia e dalle pareti chiuse cominciò ad uscire un fumo bianco. Quel fumo poi esplose sotto ai nostri piedi come una granata. Mi sentii subito soffocare, io e Dominic ci accasciammo a terra con poco respiro. Vidi il ragazzo rannicchiarsi e non muoversi più, mentre stavo volgendo lo sguardo anche al ragazzo morente, la mia vista si appannó e scesi in un oblio soffocante.

MORTAL VIRUS: LA GENESIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora