26. L'INCUBO

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VICTORIA

1.

Mi levai le cuffie dalle orecchie interrompendo a metà "Beautiful people" di Sia e Rihanna e mi massaggiai le tempie doloranti. Gettai il libro dell'università sul letto, saltai in piedi e andai in salotto. Diedi un'occhiata attorno. Nel salotto erano disseminate le prove materiali del lavoro di mio padre. Il rumore della chiave che girava nella porta d'ingresso riscosse la mia attenzione. Mi gettai sul divano e provai a fingermi immersa nella lettura di uno dei libri che mia madre aveva lasciato nella pila della vergogna sul tavolino. Riteneva che la lettura fosse un passatempo sacro e di solito non mi interrompeva nel bel mezzo di un libro. La porta si spalancò e mia madre entrò di gran carriera nella stanza, i tacchi che ticchettavano sul parquet lucido. Era una donna dal fisico snello e sodo , coi capelli leggermente più scuri e molto più lunghi dei miei. In quel momento erano raccolti in un chignon infilzato da una matita. Indossava una salopette nera, una maglia color lavanda. I suoi occhi blu scintillavano dietro un paio di grandi occhiali da sole. <Piccola, andiamo in vacanza. In Spagna.> Scossi il capo. <Per quanto tempo?>
<Per il resto dell'estate.> disse mia madre. <Ho preso degli scatoloni nel caso tu voglia portare dei libri o del materiale per gli studi.> <Per l'intera estate?> scattai in piedi indignata. <No. Ho dei programmi... Io e Dominic dobbiamo organizzare una festa per l'inizio della scuola e una decina di lezioni della Bloom fra due settimane...>
<Mi dispiace per il corso di formazione per infermieri della Bloom. Ma le altre cose possono essere annullate.>
<Ma le ho già pagate, quelle lezioni! Mi avevi promesso...>
<Papà deve accettare questo posto di lavoro.> <Ma per favore...> feci alzandomi in piedi e andando in camera mia. Quando arrivai in camera chiusi gli occhi ed urlai. Quando li riaprii la mia stanza era vuota, c'era soltanto il mio letto con una persona sdraiata sopra. Le pareti si erano fatte tutte nere e piene di muffa, tutto intorno a me era diventato marcio. Anche il pavimento era della medesima cosa, piena di muffa, nero e umida. Alzai lo sguardo e mi avvicinai alla persona distesa sul letto. Il soggetto in questione era Alex.
<Alex!> urlai. <Alex!>
Non mi rispose e mi allarmai.
<Alex! Svegliati!> continuai a urlare disperata. Iniziai a scuoterlo con violenza, ma non rispondeva. Percossi il ragazzo con insistenza e iniziando a lanciargli schiaffi. Di colpo, Alex si svegliò, spalancò gli occhi e poi si guardò intorno senza muovere un muscolo. <Stai bene?> gli chiesi.
"Perchè non mi rispondeva?" Sembrava sotto shock.
<Ehi!>
Alex mi afferrò per la gola e cominciò a stringere facendomi soffocare. Chiuse gli occhi e li riaprì di nuovo, ma il suo sguardo era sinistro. Improvvisamente mi lanciò con violenza contro la parete opposta e dalla sua bocca uscì un urlo lungo e disumano, cominciando a tremare violentemente. Poi d'un tratto si alzò e si avvicinò. La poca luce non mi permetteva di mettere a fuoco il suo viso, l'unica cosa che notai erano le sue braccia, distese e lunghe, quasi toccavano il pavimento. Si fermò davanti a me, mentre io mi trovavo dolorante a terra.
<Alex...>
Quello non era il ragazzo che conoscevo,anzi, sembrava l'Alex infetto, quello senza sentimenti. Provai a prendere la sua mano che ormai toccava il pavimento ammuffito. <Ti prego...>
Alex mi colpì in viso con forza, facendomi sbattere la faccia per terra. Mi mancò il respiro. Poi mi afferrò di nuovo il collo e i nostri sguardi si incontrarono. Cercai di colpirlo e di spingerlo, di liberarmi, ma niente. Le sue unghie ormai lunghe mi penetrarono nella carne e mi si cominciò ad annebbiare la vista. Sentii le forze che mi stavano abbandonando, l'unica cosa che non mi abbandonò erano le lacrime. Il suo viso ormai era vicino che riuscì a sentire il suo fiato quando cominciò a parlarmi.
<Aiutami, aiutami. Aiutami! AIUTAMI!> urlò. Tutto intorno a noi cominciò a tremare. Muffa, umidità e melma iniziarono a cadere dal soffitto e a sbattere sul pavimento anch'esso crepato. Le mie urla vennero coperte dalle grida di Alex e dal terremoto improvviso che provenivano da tutta la stanza.
<AIUTAMI!> urlò il ragazzo prima di vedere il soffitto crollare su di noi.

MORTAL VIRUS: LA GENESIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora