19. L'INFERMERIA

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JAMES

1.

<James.>
Mia moglie mi chiamò per nome e mi fece un cenno, ed io attraversai la cucina per andarle accanto. Lei mi indicò la pentola sul fornello, sollevai il coperchio per guardarci dentro. L'occhio di una persona mi fissava ed altri bulbi oculari comparvero nella pentola. Alcuni erano schiacciati e incrostati contro le pareti della pentola, altri invece immersi nell'acqua che bolliva.
<La cena è pronta.> annunciò lei.
<James!> sentii di nuovo, voltandomi verso il buio.
<James!>

Aprii gli occhi. C'era Victoria di fianco cercando di alzarmi, aveva le guance striate di lacrime misto al mascara.
<Si tratta di Alex.> disse. <Vieni.>
Alcune persone erano sveglie, altre no. Le granate stordenti lanciate dalla cupola ormai inesistente, dopo che la creatura fosse scesa, ci mise tutti fuori gioco. La giovane ragazza mi prese per mano e mi trascinò. Corsi, sbattendo gli occhi annebbiati, le gambe ancora pesanti dallo svenimento. Era successo qualcosa di terribile, lo sentivo a ogni battito del cuore e passo che facevo. Alexander.
Victoria si fermò. Una folla si raccolse sul ciglio della voragine, ma c'era abbastanza spazio tra una persona e l'altra per potermi infilare davanti a Victoria, accanto a un uomo alto, quasi della mia età, in prima fila. Due ragazzi stavano sollevando qualcosa con le corde. Ansimavano per lo sforzo, spostando indietro il peso del corpo per far scorrere le funi sopra il parapetto, poi chinandosi per afferrare il tratto successivo. Una massa scura emerse dal bordo e alcuni uomini si precipitarono ad aiutare i ragazzi a tirarla su.
Slegarono le funi dalla massa e la posarono al suolo. Vidi il braccio abbandonato sulla pietra. Victoria si strinse al mio fianco, aggrappandosi al mio braccio, nascose il viso nella mia spalla singhiozzando, ma io non riuscivo a spostare lo sguardo. Vidi Deacon scuro in volto e abbattuto avvicinarsi al corpo, rivoltò il ragazzo e la testa cadde di lato.
Gli occhi erano chiusi. Il naso aveva le narici piene di sangue, era tutto ricoperto di sangue. Mi bruciavano i polmoni, l'aria faticava a entrare.
"Alex, nipote." pensai.

Le mani di Victoria si stringevano sempre di più intorno al mio braccio. Dovrei dirle di lasciarmi, ma crollai anche io. Dentro di me qualcosa si ruppe. Avevo il petto così contratto, così oppresso, che non riuscivo a respirare. Mi accasciai a terra, trascinando Victoria giù con me. La pietra era ruvida sotto le ginocchia. Mi premetti le mani sul petto cercando di respirare, e mi dondolavo avanti e indietro per allenire la tensione al torace.
Giusto, il respiro. Dovevo accettarmi che fosse vivo. Non potevo morire dentro se non ero certo che potesse essere ancora vivo. Ma solo al pensiero di perderlo di nuovo, non lo accettavo.
Avvicinai le dita al suo collo pieno di sangue e graffi, premendo sulla giugulare. All'inizio non sentii niente, poi il mio cuore mancò un battito perchè riuscii a sentire le sue pulsazioni. Era ancora vivo.

Portammo Alex nell'infermeria e cercammo di esaminarlo e curarlo. Mentre Nora, l'amica di Abigail e dottore del Reunion lo visitava, il ragazzo cominciò a dire parole senza senso, era delirante. Disse parole scollegate come: Roberto, bastardo, perdono, vendetta e molte altre cose incomprensibili.
Victoria era anche lei abbastanza brava in quell'ambito, di solito aiutava Nora a curare i feriti, ma in quel momento però, teneva la testa di mio nipote ferma, accarezzandogli i capelli corti. Il petto di Alex si alzava e si abbassava... lentamente, ma respirava. Dominic, Ryan e Abigail, erano appoggiati alla parete a guardarci. Abigail era distante, ma i due ragazzi sembravano totalmente prosciugati dal dolore. Io invece mi trovavo davanti al corpo di mio nipote, immobile, bloccato. Ero lì ma era come se fossi un fantasma.
<James!> Era Deacon che mi chiamava. <Portami quella forbice.>
Mentre Nora disinfettava le ferite sul viso di Alex, io mi avvicinai al tavolino degli attrezzi e presi le forbici. Gli andai accanto. Il volto di mio nipote era pallido e tempestato di piccoli graffi e goccioline di sangue. Per un attimo si riprese e strinse il polso di Deacon, lasciandogli macchie di sangue.
<L'ho...> iniziò a dire, poi parve vedermi per la prima volta. Nel suo sguardo c'era qualcosa che non mi aspettavo: senso di colpa.
<L'ho ucciso?> domandò.
<Si.> risposi. <E' morto.>
Alex ci guardò e scoppiò a piangere. Il sangue gli cominciò a gorgogliare dalla bocca e dalla spalla. Deacon si liberò il polso e con le dita toccò i lati del volto di Alex.
<No. Stai fermo. Non muoverti.>
Alex si bloccò e richiuse gli occhi.
Deacon lo lasciò e riprese le forbici, avvicinandosi con le punte per separare la stoffa della maglia. Victoria lo guardò irrequieta mentre apriva la maglietta, scoprendo il petto nudo del ragazzo. La sua pelle era bianchissima, segnata qua e là da vecchie cicatrici traslucide. C'erano anche altre ferite, compresi dei graffi su tutto l'addome, segni di artigli, rosse e suppuranti. Deacon irrigidì la mandibola. Gettò da parte le forbici.
<Maledizione...>
Nora si bloccò, Victoria invece, sembrava sull'orlo di una crisi.
<Lo ha graffiato. Ora è infetto.> disse Deacon, toccando il volto di Alex, delicatamente.
<Alex. Riesci a sentirmi?>
Il ragazzo non si mosse. Le ombre sotto i suoi occhi erano di un blu livido. Se non fosse stato per il respiro che emanò, avrei pensato che fosse morto. Victoria chinò il capo, i capelli che ricadevano davanti al volto e a quello di Alex. Lo baciò in fronte e lo abbracciò. Avevo un groppo in gola. Vidi la mia figlioccia che lo accarezzava, lo sussurrava parole dolci. Sollevò lo sguardo e incontrò il mio. Alex di colpo cominciò a dimenarsi e a soffocare, il respiro che produceva uno strano rumore nel petto. Sentii Dominic imprecare dietro di noi.
Poi fu tutto strano.
Tutti in quella stanza, anche i tre ragazzi che erano distanti da noi si avvicinarono, guardando cosa stesse accadendo. Rimanemmo scioccati da quello che stavamo vedendo, il corpo del ragazzo si stava auto guarendo. I suoi solchi, i suoi graffi, anche le sue vecchie cicatrici stavano scomparendo. E li pensai.
Per questo che suo fratello Nicolas fosse interessato a lui. Grazie alla cura dell'Angelo, creata dal mio defunto amico, il virus nel suo corpo non lo nuoceva, anzi lo fortificava. Per questo i morsi dei corvi nel deserto scomparvero in un giorno, la prima volta che arrivò qui.
Lui, mio nipote, era... immune.

2.

ALEX

Pioveva, e Federica camminava in silenzio al mio fianco, mentre sotto i miei piedi sentivo il crepitio del terreno, simile a quello della ghiaia asciutta. Però guardandola, non era la dolce Federica di sempre: era quella nuova, aspra, calcolatrice e falsa. Ma la scioltezza e l'agilità dei suoi movimenti mi ricordavano qualcun altro, e mentre la fissavo i suoi lineamenti cambiarono a poco a poco. Gli occhi si fecero di ghiaccio, il vento le arruffava i capelli lunghi e, quando li sfiorava da scuri si fecero biondi. Il volto diventò così bello da farmi male. La cercavo con la mano, ma lei arretrò e alzò le mani come uno scudo. Infine, Victoria sparì.

Quando mi svegliai, nell'oscurità, non sapevo se avessi appena iniziato a piangere o se le lacrime fossero sgorgate nel sonno. Fissavo il soffitto buio. Ero certo che fosse notte fonda: ero ancora mezzo addormentato, forse più che mezzo. Chiusi gli occhi stanchi e pregai di sprofondare in un sonno senza sogni.
In quel momento sentii il rumore da cui probabilmente ero stato svegliato. Qualcosa di affilato grattava la finestra, uno stridulo, come unghie contro un vetro. Poi la finestra esplose e i frammenti di vetro mi si conficcarono su tutto il mio corpo ormai martoriato e dolorante. Dalla finestra comparve una sagoma che agilmente entrò in camera. Rimase ad esaminare tutto quello che c'era in quel momento intorno a lui, si fermò con lo sguardo davanti a se, cominciando a camminare verso il letto, verso di me. Intravidi il suo volto, era quello di... Nicolas.
Mio fratello arrivò al mio letto e sorrise, per poi di colpo tramutarsi in un'orrenda creatura, alta e scheletrica.
<Ti ho guarito le ferite. Ora sono una parte di te. Accettami!> esclamò lo scheletro con voce gorgogliante.
Si avvicinò al mio viso e spalancando le fauci mi azzannò.

Mi svegliai con uno scatto e mi alzai con il terrore stampato sulla faccia. In quel momento mi sentivo sveglio, sveglio realmente.

MORTAL VIRUS: LA GENESIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora