30. IL BRUTTO RISVEGLIO

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VICTORIA

1.

Mi trovai improvvisamente in una foresta buia e tetra, il terreno ricoperto di fango e foglie marce. Il cielo era nero come l'inchiostro, privo di stelle e di luna, e un freddo penetrante avvolgeva l'aria intorno a me. Sentivo il cuore battere violentemente nel petto, un suono assordante che risuonava nelle mie orecchie come il rintocco di una campana funebre.
Mentre mi avventuravo più in profondità nella foresta, i miei passi echeggiavano nel vuoto, il suono lugubre dei rami spezzati e delle foglie secche che si agitavano nel vento raccapricciante. Un senso di terrore mi pervase, un'ombra oscura che si insinuava nella mia mente e si contorceva come un serpente velenoso.
<Chiunque tu sia, allontanati!> gridai con voce tremante, il panico avvolgendo la mia voce.
Ma la figura oscura non si fermò, continuando a procedere verso di me con passo lento e sinistro. Sentii un brivido di terrore correre lungo la schiena mentre mi accasciavo al suolo, il cuore martellante nel petto come un tamburo infernale.
<Alex, sei tu?> chiesi, la voce tremante dall'angoscia.
La figura si fermò di fronte a me, gli occhi lucenti di malevolenza che mi fissavano come lame affilate.
<Sì, Victoria.> disse con una voce distorta, la bocca contorta in un ghigno demoniaco. <Sono io, ma non come mi ricordi.>
Un'ondata di orrore mi travolse mentre la figura di Alex si avvicinava sempre di più, le mani protese verso di me come artigli affilati pronti a strapparmi l'anima dal corpo.
<No, no, non puoi essere lui.> sussurrai, le lacrime rigando il mio viso pallido. <Non puoi essere Alex.>
Ma la figura continuò ad avvicinarsi, il suo respiro pesante riempiva l'aria di morte e disperazione.
<È quello che sarò.> rispose.
E fu in quel momento, nel cuore della mia agonia più profonda, che mi svegliai di soprassalto, il mio corpo tremante e il cuore che batteva furiosamente nel petto. Respirai affannosamente, cercando di scacciare l'orrore dell'incubo che mi aveva avvolta.
<Mio Dio, Alex!> sussurrò Victoria, le lacrime ancora presenti sulle sue guance.
E mentre guardava intorno a me, il vuoto della notte mi circondava, lasciandomi sola con i miei pensieri e il terrore che mi avvolgeva come un mantello oscuro. E in quel momento, con il cuore pieno di disperazione e angoscia, mi resi conto che Alex non era li, e un senso di terrore più profondo di qualsiasi incubo mi pervase, come una lama affilata che tagliava la mia anima a pezzi.

Mi svegliai lentamente, confusa dal rumore insistente della sveglia che echeggiava nella stanza. Tesi la mano, sperando di trovare il calore del corpo di Alex accanto a me, ma incontrai solo lenzuola fredde e disordinate. Un brivido di ansia mi percorse la schiena mentre mi alzavo di scatto dal letto, cercando freneticamente con lo sguardo il ragazzo.
<Alex?> chiamai, la voce impregnata di preoccupazione.
Nessuna risposta. Il mio cuore iniziò a battere più forte mentre balzavo fuori dal letto, il panico dilagando nella mia mente. Attraversai il corridoio con passo incerto, la mente impazzita dall'incertezza. Vagai per i corridoi della Master Home, interrogando ogni persona che incontravo con voce tremante, sperando di trovare qualche traccia di Alex.
<Scusatemi...> dissi a un gruppo di persone radunate vicino alla mensa, <avete visto Alex? Non riesco a trovarlo da nessuna parte.>
Le persone scossero la testa, gli sguardi incerti rivolti verso di me.
<Mi dispiace, non l'abbiamo visto.> rispose uno di loro con gentilezza. <Stai bene?>
Annuii, cercando di trattenere la crescente angoscia che mi serrava il petto. Continuai a chiedere in giro, il mio cuore pulsante di speranza e terrore mentre cercavo freneticamente Alex.
Finalmente, giunsi nella piccola piazza centrale del Reunion. Il mio cuore si strinse quando vidi Abigail avvicinarsi, il volto segnato dall'emozione.
<Victoria...> disse Abigail con voce tremante, <dobbiamo parlare.>
Le sue parole mi colpirono come un pugno allo stomaco. Le lacrime mi salirono agli occhi mentre Abigail mi rivelava la terribile verità: Alex si era sacrificato per loro, era andato incontro al nemico per proteggerli, lasciandomi sola nel letto quella mattina.
La rabbia e il dolore si fusero in un tumulto di emozioni dentro di me. Rivolsi lo sguardo ad Abigail con occhi colmi di accusa.
<Come hai potuto?> sussurrai, la voce serrata dall'emozione. <Perché l'hai lasciato andare?>
La mia amica si morse il labbro inferiore, lottando per trattenere le lacrime.
<Non potevo fare altro.> disse con voce strozzata. <Alex sapeva cosa stava facendo. Ha scelto di andare.>
Le parole di Abigail non furono sufficienti per placare la mia rabbia.
<Sei sempre stata contro di noi.> dissi con voce fredda, il dolore trasformandosi in furia. <Hai sempre cercato di dividerci, di distruggere quello che si stava creando.>
Le lacrime cominciarono a scorrermi lungo le guance, mescolandosi con la rabbia che bruciava dentro di me.
<Hai distrutto la mia felicità.> dissi con voce rotta, i singhiozzi interrompendo il mio discorso. <E ora è troppo tardi.>
Mentre le mie parole si spegnevano nell'aria, i pensieri si riempirono di dolore e rabbia. Non potevo credere che Alex mi avesse lasciata così, ignorando la promessa che mi aveva fatto di non andare. Il senso di tradimento si mescolò alla mia tristezza mentre mi rendevo conto che Alex non era più con me, e che la promessa di un futuro insieme era stata spezzata.
Abigail si strinse nelle spalle, incapace di trovare le parole per difendersi. La sua mente era piena di rimpianti e rimorsi, pensai in quel momento, ma non c'era nulla che potesse dire per cambiare ciò che era successo.
Senza aspettare una risposta, mi girai e fuggii via, ignorando le grida disperate della mia amica alle mie spalle. Avevo solo un obiettivo in mente: raggiungere Alex e confrontarmi con il nemico che ci stava causando tutto quel dolore e quella sofferenza, in quel mondo ormai andato.
Mi trovai di fronte a James, il volto teso dall'ansia e dal dolore.
<Devo parlarti.> dissi con voce tremante, <È successo qualcosa di terribile.>
James alzò lo sguardo da alcuni documenti sulla sua scrivania, i suoi occhi verdi come quelli del nipote pieni di preoccupazione.
<Cosa è successo, Victoria?>
Le parole affiorarono dal profondo della mia angoscia.
<Alex se n'è andato.> dissi con voce rotta. <Si è consegnato a suo fratello.>
L'uomo rimase immobile per un istante, il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore.
<No...> sussurrò, la voce piena di sgomento. <Non può essere vero.>
Annuii lentamente, il mio cuore straziato dalla sofferenza di James.
<È successo...> dissi con voce tremante.
James si passò una mano tremante sul viso, cercando di contenere le lacrime.
<Mio Dio.> disse con voce rotta. <Mio povero Alex.>
Sentii il mio cuore straziato dalla sofferenza.
<Dobbiamo riprenderlo.> dissi con determinazione. <Dobbiamo andare da lui, adesso.>
Il mio secondo padre sollevò lo sguardo, gli occhi lucidi di dolore.
<Non sarà facile, Victoria.> disse con voce misurata. <Suo fratello, mio nipote, non ci lascerà avvicinare così facilmente.>
Sentii la frustrazione montare dentro di me.
<Non possiamo aspettare!> dissi con voce serrata. <Dobbiamo fare qualcosa, ora!>
James si strinse nelle spalle, incapace di dissuadermi.
<Ti prego, Victoria.> disse con voce supplichevole. <Lo aiuteremo ma... ascolta la ragione.>
Lo guardai negli occhi, determinata.
<Lo farò.> dissi con voce ferma. <Ma dobbiamo provarci. Per Alex. Tuo nipote! Non conta nulla questo!>
L'uomo sospirò.
<Fammi capire come fare, come possiamo agire. Sei d'accordo? Ti prego...>
Accennai col capo acconsentendo.
<Lo farò.> dissi con voce calma, anche se il mio cuore urlava di disobbedire.
Con un altro cenno del capo, lasciai lo studio di James, il cuore pieno di determinazione. Ma appena uscita, accelerai il passo, determinata a seguire il mio istinto. Dovevo andare da Alex, a tutti i costi.
Mentre attraversavo il corridoio del Reunion, sentii un brivido di rabbia per il sacrificio di Alex, ma anche una determinazione feroce a fare qualcosa per lui.
Giunta nella piccola piazza al centro del complesso, mi fermai per un momento, osservando la vita frenetica dei sopravvissuti che si affaccendavano per le loro attività quotidiane. Il caos dell'apocalisse era diventato parte integrante della nostra esistenza.
Mentre mi dirigevo verso il garage, intenta a raggiungere la mia moto, sentii una presenza alle mie spalle. Mi voltai e vidi mio fratello Dominic avvicinarsi con aria preoccupata.
<Victoria, cosa stai facendo?> chiese Dominic, il volto segnato dalla preoccupazione.
Tentai di nascondere la mia agitazione dietro un sorriso forzato.
<Oh, ciao Dominic.> dissi con voce leggermente tremante. <Stavo solo cercando la mia moto. Volevo pulirla un po', ma prima volevo fare un giro veloce all'esterno, senza allontanarmi troppo.>
Dominic mi guardò con sospetto.
<Posso venire anch'io con te? Mi farebbe piacere passare del tempo insieme.> disse con voce speranzosa.
Sentii il mio cuore stringersi per l'idea di coinvolgere Dominic nei miei pericolosi piani.
<Oh, mi dispiace Dominic, ma volevo stare un po' da sola.> dissi con un tono di scusa. <Ho bisogno di tempo per riflettere e rilassarmi. Possiamo fare qualcosa insieme un'altra volta, promesso?>
Dominic mi guardò con occhi pieni di preoccupazione.
<Va tutto bene, Victoria?> chiese, il tono della sua voce tradendo la sua inquietudine. <È successo qualcosa con Alex?>
Cercai di nascondere la mia agitazione dietro un sorriso rassicurante.
<No, no, va tutto bene.> dissi con voce ferma, anche se il mio cuore era in tumulto. <Ho solo bisogno di prendere un po' d'aria fresca. Niente di cui preoccuparsi, davvero.>
Dominic annuì lentamente, anche se l'espressione preoccupata non abbandonò il suo volto.
<Va bene, se lo dici tu.> disse con un sospiro. <Fai attenzione, e se hai bisogno di parlare, sono qui.>
<Lo farò, promesso.> dissi, cercando di mantenere la mia falsa calma.
Con un sorriso forzato, Dominic si allontanò, lasciandomi sola con i miei pensieri. Respirai profondamente e mi diressi verso la moto, determinata a raggiungere Alex, a tutti i costi.

MORTAL VIRUS: LA GENESIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora