31. ESPERIMENTO N.1

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ALEX

1.

Mi svegliai di soprassalto.
Affondai la faccia all'incavo del mio braccio. Sentii risvegliarsi il mostro del dolore, lo sentivo agitarsi nello spazio vuoto dentro di me, dove una volta c'erano il mio cuore e il mio stomaco.
M

i premetti entrambe le mani sul petto. Mi risistemai seduto e mi strinsi la testa tra le ginocchia, facendo respiri profondi finchè la situazione di soffocamento non passasse.
Dopo un po' il panico si placò, mi faceva male la schiena e questo era un indizio.
Mi alzai e mi misi a camminare in quella piccola lurida cella, stirando le braccia sopra la testa.
Poi scrollai le mani mentre camminavo: mi tremavano ancora.
Di colpo la porta si aprì e finalmente mi trovai a faccia a faccia con mio fratello e le sue guardie.
<Ciao fratellino.> mi salutò Nicolas. Era vestito di un completo grigio scuro e indossava una spilla con lo stemma delle due ali argentate dell'Evangelica sul taschino. Aveva l'aria di superiorità.
<Sapevo che saresti venuto.>
Lo odiavo. Sentivo ogni cosa quando lo guardavo. Era responsabile del virus, la fine del mondo, del rapimento di mia madre e di innumerevoli morti.Quelle morti, nella mia mente, erano come una sequela di scene senza senso davanti a cui ero bloccato, incapace di non guardarle.
<Ciao Nicolas.> dissi.
Spostai lo sguardo dai suoi occhi verdi come i miei ai due soldati che lo scortavano. Esther al suo fianco destro, mentre sulla sinistra c'era un uomo con la bocca contornata di rughe.
<Ti senti bene?> disse sorridendo.
<Secondo te?> risposi.
<Interessante. Sono sicuro che i miei amici, qui, sono delusi.> osservò. <Perchè non hai ancora cercato di cavarmi gli occhi.>
<Sarebbe una cosa stupida.>
<Vero. Ti va di fare una piccola visita guidata?>
Fece un passo indietro e mi indicò la porta. L'uomo dallo sguardo arcigno mi aprì la strada ed Esther mi seguì a brevissima distanza.
Il corridoio era lungo e di colore chiaro. Svoltammo e ne percorremmo un secondo esattamente identico al primo. Ne seguirono altri due. Ero così disorientato che non avrei mai trovato la strada per tornare indietro.
Infine l'ambiente cambiò: l'ultimo corridoio chiaro sboccò in un ampio locale pieno di scienziati con lunghi camici che stavano dietro alcuni tavoli, chi con in mano un arnese da laboratorio, chi mescolava liquidi colorati, chi osservava lo schermo di un computer e chi esaminava dei corpi di persone o quello che erano. Se dovevo tirare a indovinare, direi che stavano sperimentando col virus sulle cavie e studiando ogni tipo di reazione ad esso.
Varcai una porta, seguendo il vecchio soldato, e mi fermai così all'improvviso che Esther mi finì addosso.
La stanza era grande quanto a quella precedente, ma conteneva un unico oggetto: una sedia di metallo con accanto una macchina, un monitor per misurare la frequenza cardiaca. Appesi agli angoli del soffitto c'erano telecamere. Rabbrividì involontariamente, perchè avevo capito dov'ero.
<Sono contento che tu sia qui. Non solo per quello che dovremmo fare...> disse Nicolas. Mi passò accanto e si appoggiò allo schienale della sedia. <... ma, per via dei tuoi risultati alle prove che hai dovuto affrontare e del tempo che potremmo passare insieme. Come veri fratelli!>
I suoi capelli biondo scuro brizzolati e tirati a lucido con gel, rifletterono la luce e catturarono la mia attenzione.
<Perfino tra i miei collaboratori sei una sorta di anomalia, perchè sei risultato totalmente immune al virus senza che si cibasse di te. Si è legato a te a livello cellulare. Sei una sorpresa!>
<Sono...> La mia voce era roca. <Sono una sorpresa?>
<Dalla tua malattia degenerativa, il virus si è abbattuto contro con tutta la forza modificandolo, facendolo e di conseguenza, facendoti evolvere con esso rendendoti immune e forte.> disse. <Se devo sviluppare una cura o altro... mi serve studiare un corpo con una forte immunità al virus, per poi eliminarlo o migliorare le imperfezioni che causano le mutazioni.>
Non risposi, stavo ancora fissando il monitor del battito cardiaco accanto alla sedia.
<Perciò io e i miei scienziati ti studieremo.> Sorrise appena. <E poi, da come avrai capito, avverrà tutto qui.>
Lo sapevo che avrei affrontato qualche tortura. "Allora perchè mi sentivo le ginocchia deboli, e lo stomaco che mi si contorceva? Perchè?
Voleva studiare le mie reazioni. Respiravo a fatica. Come poteva una persona contenere tutta quella cattiveria? Nicolas con suo fare tranquillo, sorridente ed educato era un vero mostro. Crudele, perchè non si preoccupava del male che faceva, potevo essere benissimo un puzzle da completare.
<Sapevo cosa mi aspettava quando sono venuto.> dissi. <E' solo una sedia.>
Nicolas sorrise. <Bene. Allora iniziamo!>

MORTAL VIRUS: LA GENESIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora