33. ESPERIMENTO N.2

7 2 0
                                    

ALEX

1.

D

opo aver fatto una pausa e avermi fatto da mangiare, uscii di nuovo dalla mia cella e con un soldato mi avviai a quella che doveva essere un'altra simulazione.
Sinistra, destra, destra. Sinistra, sinistra, destra. Le nostre svolte, in ordine, dalla mia cella, alla nostra destinazione.
Mi ritrovai di nuovo davanti a quella sedia ad osservare gli scienziati dietro al vetro, che guardavano su schermi e annotavano su fogli.
Inspirai attraverso il naso, ed espirai attraverso il naso. Scrollai le mani e mi sedetti sulla sedia.
<Interessante.> bisbigliò mio fratello entrando nella stanza insieme a Mike il medico.
<Non dovresti essere impegnato a dirigere questa azienda farmaceutica e quelle di tutto il mondo?> lo provocai. <Com'è che perdi tempoa fare test ad una cavia insignificante?>
<Insignificante? Oh Alex, sei tu il mio lavoro principale.> rispose con una risatina sommessa. <Hai voglia di parlare adesso.> sibilò. <Mi piace questo lato di te.>
<Ti prego, facciamo la finita.> dissi con fare annoiato.
<Il siero.> scattò Nicolas guardandomi storto. Il medico fece un passo avanti e ormeggiò con una siringa, si avvicinò a me e iniettò il liquido nel collo.
<Buona fortuna.> sussurrò Mike al mio orecchio.
Lo guardai, ma di colpo tutto divenne scuro.

Mi trovavo improvvisamente nel deserto buio e freddo, circondato solo dal ruggito del vento e della sabbia che mi sferzava il viso. Una tempesta di sabbia si scatenò, oscurando ulteriormente il campo visivo già limitato. Con il cuore in gola, cercai di orientarmi attraverso il turbine di sabbia, e fu allora che lo vidi: una figura incappucciata emerse dall'oscurità, con dita lunghe e voce raccapricciante.
<Devi lasciarmi uscire.> disse la creatura con tono sinistro, le parole portate via dal vento impetuoso. <Io ti servirò.>
Sentii un brivido lungo la schiena e respinsi la richiesta con determinazione.
<Sono la cura a tutte le cose brutte che ti stanno succedendo.> sibilò con voce minacciosa.
<Non mi interessa.> dissi, respingendo nuovamente la proposta confermezza.
La creatura, ormai furiosa, si scagliò contro di me, lanciando attacchi con artigli affilati. La tempesta di sabbia si intensificò, avvolgendo tutto in una nebbia oscura e tumultuosa mentre lottavo per difendermi. Era una battaglia tra la mia volontà di resistere e la forza maligna che cercava di sopraffarmi.
Mentre la tempesta di sabbia infuriava intorno a noi, lottavo con tutte le mie forze contro la creatura incappucciata. Le dita lunghe e taglienti dell'essere sembravano di muoversi con una precisione spietata,cercando di affermarmi e trascinarmi nel buio.
<Devi lasciarmi uscire.> sibilò la creatura con voce raccapricciante, il suo ghigno malevolo evidente anche sotto l'incappucciamento. <Tu sei la chiave per la mia liberazione. Per la tua vittoria.>
Respinsi di nuovo la richiesta con fermezza, la determinazione mi esplodeva in tutto il corpo. <Non so chi tu sia o cosa tu sia, ma non hai alcun potere su di me.> dichiarai con voce ferma, cercando di trattenere la paura che mi avvolgeva.
La creatura si avvicinò con passo sinistro, il suo sguardo oscuro mi scrutò con malvagità. <Io posso distruggerli tutti.> sibilò con voce minacciosa, le parole cariche di promesse corrotte. <Salveremo tua madre.>
<Non credo alle tue menzogne. Non parlare di mia madre!> ribattei con determinazione, stringendo i pugni.
La tempesta di sabbia si intensificò, avvolgendo tutto in una nebbia oscura mentre io e la creatura ci affrontavamo con ferocia. Con un urlo di sfida, concentrai tutte le energie e con un colpo preciso riuscii a ferire l'essere.
Un grido straziante risuonò nel deserto mentre la creatura scomparve nell'oscurità, dissolvendosi come sabbia tra le dita. Rimasi sdraiato sulla sabbia, esausto ma vittorioso. Ero pronto per affrontare qualsiasi altra sfida mi avessero posto di fronte.
Dopo che la tempesta di sabbia si fermò, mi rialzai con fatica, sentendo però ancora l'adrenalina pulsare nelle mie vene.
Mi guardai intorno, osservando il deserto tranquillo sotto la luce della luna,ma l'oscurità minacciosa sembrava ancora avvolgere ogni angolo. Un brivido gelido mi corse lungo la schiena mentre mi accorsi di essere osservato. Voltandomi lentamente, vidi due occhi luminosi che mi fissavano dal buio, brillando come brace ardente nella notte.
Senza esitare, iniziai a correre attraverso il deserto, il suono dei miei passi soffocati dal frastuono della tempesta di sabbia che si era ravvivata con rinnovata furia. La creatura incappucciata mi inseguiva con passo silenzioso ma determinato, la sua presenza avvolta in un'aura di terrore incuteva paura anche nella più coraggiosa delle anime.
Sentivo il cuore battere all'impazzata nel petto, il respiro affannoso mescolato al sibilo del vento. Ogni tanto gettavo fugaci occhiate dietro di me, vedendo la creatura che si avvicinava sempre di più, le sue lunga dita affilate pronte a colpire.
All'improvviso, inciampai su una roccia e caddi pesantemente a terra. Mi voltai e vidi l'essere avvicinarsi lentamente, il suo volto sempre nascosto dall'oscurità del cappuccio ma gli occhi luminosi di rosso fissi su di me con una malvagità inquietante.
<Sono la tua unica speranza.> esclamò la creatura con voce che gelò il sangue nelle mie vene. <La tua resistenza alimenta la mia sete di potere. La mia uscita.>
Con un grido di terrore, mi alzai in fretta e ripresi la fuga attraverso il deserto, il suono della tempesta di sabbia e il respiro della creatura che mi seguiva da vicino, avvicinandomi sempre di più alla fine della mia resistenza, mentre l'orrore dell'incubo continuava a stringere la presa su di me.
Correvo attraverso il deserto, il terrore serrato nella gola mentre l'essere incappucciato mi inseguiva implacabile. La tempesta mi avvolgeva, ostacolando la mia fuga con raffiche di vento e nuvole di polvere che offuscavano tutto.
Senza preavviso, sentii una strana sensazione di debolezza diffondersi nel mio corpo. Una sgradevole sensazione di formicolio si diffuse lungo le mie braccia e le mie gambe, rallentando i miei movimenti mentre cercavo disperatamente di liberarmi dall'influenza di quella strana malattia improvvisa.
Nel buio della notte, vidi la creatura muoversi veloce tra le dune di sabbia. Un grido di paura si stappò dalla mia gola quando mi resi conto che era troppo tardi.
La creatura si avvicinò. <La tua resistenza sta svanendo.> disse con una voce che echeggiò nell'aria come un lamento funesto. <E presto sarai totalmente mio.>
Tremavo di terrore, incapace di comprendere cosa stesse accadendo. Sentii una mano gelida posarsi sulla mia spalla, girandomi con un sobbalzo convulso per affrontare qualsiasi cosa.
Ma quello che vidi mi fece rabbrividire fino alle ossa. La creatura che poco fasi trovava davanti a me, in quel momento comparve alle mie spalle, rivelando il suo vero viso. Rivelando un volto contorto dalla disperazione di me stesso.
<Tu sei la creatura.> mormorai, la mia voce soffocata dal terrore. La creatura annuì lentamente, un sorriso malvagio distorto sul volto.<Io e te siamo la stessa cosa.> disse. <Tu devi liberarti. Sei tu il tuo peggior nemico, Alex.>

Con un grido disperato, mi risvegliai di soprassalto nella stanza del laboratorio, il sudore freddo che mi ricopriva la fronte mentre cercavo di riprendere fiato. La simulazione era finita, ma il terrore che avevo provato sembrava ancora avvolgermi come un'ombra oscura.

2.

Io ed Esther ripercorremmo in silenzio la strada verso la mia cella. Svoltammo a sinistra e vedemmo un gruppo di persone in fondo al corridoio, un soldato la teneva stretta per le braccia e un altro le puntava la pistola alla nuca.
Victoria, con il sangue che le colava sul viso e gli macchiava di rosso la maglietta bianca.
Esther mi afferrò, tenendomi fermo.
<Victoria...> mormorai, ed era una specie di rantolo.
Il soldato con la pistola la spinse nella nostra direzione. Anche Esther cercava di spingermi in avanti, ma i miei piedi erano incollati a terra. Ero venuto qui perchè nessun altro doveva morire. E tenevo alla salvezza di Victora più che a quella di chiunque altro. A quale scopo allora, se è venuta anche lei?
<Che hai fatto?> biascico.
Lei era a pochi passi da me, mentre passava accanto stendette la mano, afferrò la mia e la strinse... per poi lasciarla andare.
<NO!> l'esclamazione mi uscì dalla gola come un ringhio. Mi lanciai verso di lei, lottando contro la presa di Esther, anche se le sue mani mi scorticavano la pelle.
<Perchè lo hai fatto?> gridai.
<Non potevo... non adesso, non più... Se muori tu, muoio anch'io.> Victoria si voltò indietro per guardarmi. <Ti avevo chiesto di non farlo. Me lo avevi promesso... Tu hai deciso, per questo ho dovuto scegliere anch'io di doverlo fare.>
Scomparve dietro l'angolo. L'ultima cosa che vidi di lei e dei soldati che la scortavano era il luccichio della canna della pistola dietro la sua nuca, e i suoi capelli biondi imbrattati di sangue.
Non appena scomparve mi sentii venir meno tutta l'energia vitale. Smisi di lottare e lasciai che Esther mi spingesse verso la cella.
Mi accasciai a terra non appena entrai, in attesa che Esther chiudesse la porta, ma quest'ultima non si chiuse.
<Ora non so cosa accadrà, ma ho un debito da ripagare.> mi disse lei.
Le lanciai un'occhiata. <Un debito?>
<Sì.>
Appoggiai la testa contro il muro. <Con chi?>
<Non è importante, ma tu devi uscire da qui!>
<Non credo.>
<Cosa?> domandò confusa.
<Non me ne andrò senza Victoria e mia madre. Non questa volta.>
<Stai per morire. Se non te ne vai adesso, non salverai nessuno. Morirai.>
<Così sia allora.>
<Sei un'idiota!> esclamò. Le sue scarpe scricchiolarono quando si voltò per andarsene.
<Aspetta!> Sollevai gli occhi sulla sua sagoma. <Che cosa le faranno?>
<Non lo so. Per ora niente credo.>
<Puoi scoprirlo?> domandai frustrato.
<Non posso...>

Un momento dopo sentii la porta chiudersi.

MORTAL VIRUS: LA GENESIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora