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Isabel POV
Il mio ultimo esame sarebbe stato tra poco meno di un anno e il tempo per studiare stava finendo. Con me ancora nella fase neonatale, la mia famiglia era impegnata a tenere lontano da casa ogni essere vivente con del sangue nelle vene.

Jamie chiamò e mi scrisse senza sosta, cercando un modo di farmi uscire. Odiavo mentirle sul fatto di non poter uscire, perché ero piena di studio o ero fuori città o stavo male. Le mie scuse stavano iniziando a scarseggiare, come le sacche di sangue nel frigo. Nel mio primo mese da vampira mi rifiutai di cacciare sia essere umani sia animali. Avrei vissuto per sempre nel rimpianto sapendo che la mia sete era la causa della morte di qualcuno. Demetri e discutemmo molto sul fatto che se mi fossi rifiutata ancora di cacciare, sarei impazzita per la sete e avrei iniziato una uccisione di massa, uccidendo tutto quello che mi si sarebbe parato davanti. La mia tesi era che mi sarei nutrita di sacche di sangue di donatori. Sangue preso con il permesso.

"Carlisle non può continuare a rubare sangue all'ospedale in cui lavora, prima o poi se ne accorgeranno." Disse. "Siamo vampiri, Isa. Sanguisughe, esseri freddi. Sopravviviamo grazie al sangue delle nostre vittime, quelle a cui diamo la caccia. Se non caccerai, non sarai all'altezza del tuo nuovo titolo."

"Quale? Isabel vampira o Isabel Volturi?!" Domandai subito acida.

"Sai che non è quello che intendo." Demetri cercò di farmi ragione. "Voglio solo quello che è meglio per te."

"Allora smettila di farmi la predica sulla mia dieta! Dovresti essere contento che bevo dalle sacche, almeno mi nutro! Se fosse per me non berrei affatto."

Dopo mi lasciò da sola. Per la frustrazione mi passai le dita fra i capelli, odiavo litigare con lui, ma lui... Ugh! Zia Rose e zio Emmett litigavano tutto il tempo. Erano normali i litigi in una coppia, giusto? Aprii l'anta del frigo per prendere una sacca, solo per scoprire che era vuoto. Tutto quello c'era erano verdure, carne, formaggi e frutta per Jake e Renesme, niente sangue per Isabel. Bene, avrei aspettato che nonno fosse tornato da lavoro con una scorta di una settimana.

Un rumore proveniente dal giardino attirò la mia attenzione. Guardando fuori dalla finestra e nell'oscurità della foresta, vidi due occhi luccicanti di un cervo, le sue orecchie appuntite e il suo corpo rilassato mentre pascolava. Mi iniziò immediatamente a bruciare la gola. Lo sentii fin dalla cucina. Sangue caldo e trasudante. Sangue dolce e prezioso. Le mie zanne incontrarono il mio labbro inferiore. Aprii la porta sul retro e uscii in veranda. Il profumo mi colpì più forte, rendendo ancora più difficile controllarmi. I miei piedi mi trascinarono fino al fitto bosco. Il cervo continuò a pascolare in pace. A pochi metri, la sete stava per prendere il sopravvento. Quando abbassò nuovamente la testa per prendere altra erba, vidi il suo collo lungo e spesso con minuscole vene sporgenti sotto la sua pelle coperta di peli.

Improvvisamente si scatenò l'inferno. Mi lanciai in avanti e attaccai l'animale, trascinandolo a terra. Lottó per liberarsi, gli occhi pieni di paura mentre emise acuti rumori che probabilmente erano segnali di aiuto. La mia presa si ammorbidì leggermente, permettendogli di respirare. Non potevo ucciderlo. Guardandolo negli occhi, vidi troppe emozioni, la paura che prese il sopravvento. Il suo cuore martelló contro il mio fianco, e ogni battito accelerato creò in me sia un vuoto tale che un terremoto. Invece di affondare le mie zanne in lui, gli mormorai delle scuse accarezzandogli in modo confortevole la testa. Mentre si prese del tempo per riprendersi, lo lasciai e feci un passo indietro. Nel momento in cui si rese conto di essere libero, si precipitò verso l'interno della foresta, ma prima mi osservò quasi con uno sguardo di ringraziamento.

La mia gola era ancora in fiamme. Non riuscii più ad aspettare, nel timore di attaccare qualcun altro. Così, nel tardo pomeriggio, feci una corsetta nel bosco in direzione dell'ospedale in cui nonno lavorava. Dovevo prendere almeno una sacca di sangue. Dovevo bere. Nel momento in cui raggiunsi il limite delineato dagli alberi, l'odore travolgente del sangue umano mi ofuscó la vista per un secondo. Quell'odore... Era troppo. Stavo per perdere tutto il controllo che avevo imbottigliato prima di partire.

a piccoli passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora