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Stranamente c'era il sole, ma sapevo che non sarebbe durato a lungo. La mia famiglia molto probabilmente si era rifugiata in casa, in attesa che le nuvole oscurassero di nuovo il sole.

Stavo tornando a casa dopo aver sostenuto un altro test che speravo di aver superato a pieni voti. "Studentessa di medicina" ero orgogliosa di essere chiamata così. Ancora un po' e sarei stata proprio come nonno. Sarei stata in grado di aiutare le persone, guarirle, togliere gran parte del loro dolore e molto altro. Fin da piccola mi piaceva ascoltare il nonno raccontare alcuni dei pazienti più particolari che gli fossero capitati. Gli capitó più volte di dover estrarre una penna da una mano, alcuni invece si erano pinzati accidentalmente le dita al tavolo. C'erano anche però storie tristi, come la donna di qualche mese prima che aveva avuto un aborto spontaneo. Quel accaduto mi fece pensare subito a Jezebel.

La sua bambina aveva due anni ed era davvero adorabile. Aveva il naso alla francese di Jezebel e gli occhi azzurri di Luke. E pensare che dopo la nascita stava pensando di dare in adozione la piccola Emily...
Le parlai a lungo e alla fine la convinsi a tenere sua figlia con sé.
Quindi, lei e Luke ormai conviveveno e i suoi genitori si godevano la loro nipotina, ovviamente in due case separate.

"Sono a casa!" Avertii entrando dalla porta di ingresso e lasciando le chiavi sul mobiletto apposito. Non sapevo perché lo dissi dato che tutti erano in grado di sentire la mia macchina a un miglio di distanza. Tuttavia, la casa era mortalmente silenziosa e mi fece sospettare che zio Emmett avesse organizzato di nuovo uno scherzo. Cosa molto improbabile, ma con lo zio non si poteva mai essere sicuri.

"Papà? Mamma?" Chiamai di nuovo.
"Demetri?"

Nessuna risposta. Poi vidi la porta sul retro spalancata, il che era insolito. Non saranno mica usciti? Non al sole. Anche il giardino era deserto.

"Zio Jasper? Zia Rose?" Riprovai.

In quel momento, i miei occhi catturarono le luci che erano state agrovigliate attorno a uno degli alberi che conduceva alla foresta. Non erano appese quando ero uscita quella mattina. Misi la borsa a tracolla e gli appunti dell'esame in veranda e decisi di seguire le luci.

Le piccole lanterne erano state attaccate a degli alberi sempre più in profondità nella foresta, il cammino sembrava non finire mai.
Dieci minuti dopo l'inizio della ricerca della mia famiglia, mi imbattei in un cesto in mezzo al mio cammino, con in cima un biglietto con su scritto che avrei dovuto portarlo con me. Le luci continuarono. Le seguii per altri cinque minuti attraverso una parte di bosco che non avevo mai visto prima. Credetemi, io e Demetri esplorammo in lungo e largo e più volte quei boschi ed ero quasi sicura di conoscerli come le mie tasche.

All'improvviso, le luci finirono in una piccola radura. Non c'era niente da vedere lì, a parte uno stretto ruscello e...

Mi accigliai quando vidi una tenda fatta a mano sotto un albero a pochi metri da dove mi trovavo. Fondamentalmente erano solo coperte e lenzuola gettate su una corda che era legata ai due tronchi ai lati. Dentro c'erano più coperte e cuscini che sembravano incredibilmente invitanti e comodi.
I miei piedi camminarono in automatico verso la tenda quando la ciliegina sulla torta emerse da dietro.

"Ci hai messo abbastanza per arrivare qui." Demetri mi sorride e si avvicinò lentamente. "Sono quasi uscito per rintracciarti, nel cosa ti fossi persa."

"L'hai fatto tu?" Chiesi in soggezione e rubai un altro sguardo all'atmosfera che aveva creato.

"Vedi qualcun altro qui, principessa?" Mi prese gentilmente il cesto dalle mani e lo mise all'interno della sua composizione.
"Beh, ho fatto tutto tranne questo. Tua madre ha pensato alla parte del cibo."

Mi lasciò lì senza parole, così lo seguii dentro e mi sedetti sul cuscino più vicino. Demetri si sistemò dietro di me e io ero eccessivamente consapevole delle sue mani fredde sulle mie spalle, che massaggiavano i miei muscoli tesi. Era una gioia totale, ma si stava comportando in modo strano e questo mi infastidii. Era troppo silenzio e troppo attento. Non mi aveva nemmeno salutato con il suo solito bacio sulla fronte.

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