<<A Parigi?!>> urlò Celeste a gran voce.
<<Shh, non urlare!>> gridò Castor.
<<Stai urlando anche tu!>> fece notare la ragazza, stavolta bisbigliando, poi continuò.
<<A Parigi?! Sei completamente impazzito?>>.
Il ragazzo si alzò in piedi e la guardò con espressione seria. Eppure Celeste più lo guardava, più sentiva nascere del divertimento: era così buffo con i capelli bianchi, tutti dritti dritti per colpa del vento, come se avesse messo una mano in una spina della corrente.
<<Senti, mio fratello vive a Parigi: potremmo andare da lui>>.
<<Ho capito, Castor, ma come diamine facciamo a raggiungere la Francia, e soprattutto Parigi? Con quali soldi, poi?>>.
Un diabolico sorriso si fece spazio sull'espressione furba di Castor. La fossetta sinistra comparve sul suo volto. Si mise una mano nella tasca del giubbino tirando fuori un bel mezzo di soldi.
<<Con questi>>.
<<Ma cosa... oh mio Dio... Castor! Hai rubato i soldi agli infermieri!>> urlò nuovamente Celeste.
Se il loro piano includeva anche il non essere trovati, non sarebbero riusciti ad andare molto lontano con le loro grida.
<<"Rubare" ha un significato troppo esagerato... li ho presi in prestito>> fece spallucce lui, da finto innocente.
<<E non urlare, o ci sentiranno>>.
Un sospiro esasperato uscì dalla bocca di Celeste.
<<Quindi, tu avresti intenzione di partire da qui, da Torino, andare a Parigi e... poi fare cosa?
<<E poi vivere>> rispose sorridente. <<Celeste, avremmo un aiuto lì, e ci divertiremo. Pochi giorni, poi torniamo qui>>.
<<Mi sembra un'assurdità, Castor>>.
<<Sei stata tu a dire di fuggire via>>.
<<Cosa? No!>> rispose indignata lei.
<<Ma mi hai dato l'idea! Non mentire! E comunque sei ancora in tempo, l'ospedale è a venti minuti da qui, ricordi? Puoi sempre tornare indietro>>.
Si notava che era arrabbiato, era palese.
Celeste voleva vivere. L'unica cosa che non capiva era perché andare così lontani? Era troppo pericoloso.
Poi un lampo di genio le attraversò la mente.
Mentre Castor attaccava il caricabatterie del suo telefono ad una presa, lei lo guardò e le chiese:<< Ti manca tanto tuo fratello, vero?>>.
Il ragazzo multicolore si alzò e la osservò. Negli occhi aveva onde calme e pacifiche, e foglie verdi cullate dalla tristezza.
Aveva capito tutto.
<<Vuoi andare a Parigi perché lì c'è tuo fratello, non è così?>>.
Castor poi rispose:<< Si, mi manca. E si, voglio andare lì perché c'è lui. E' l'unica persona che ho, Celeste. L'unica. Non posso vivere senza di lui. Mio padre mi ha buttato in psichiatria senza farsi troppe domande, e mi ha portato via mio fratello. Voglio rivederlo, prima che arrivi la fine>>.
Celeste abbassò il capo.
"Prima che arrivi la fine". Quindi era ufficiale.
<<Va bene, andiamo>>.
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COME UNA STELLA CADENTE
General Fiction[IN REVISIONE] Celeste ha tentato il suicidio a soli 17 anni. Quando viene ricoverata in ospedale psichiatrico incontra Castor, ragazzo che sveglia la curiosità di Celeste. I due diventano in fretta amici, accumunati dal motivo per cui si trovano in...