L'indomani mattina i tre si svegliarono con umori differenti, tanto che quello convivenza forzata cominciò subito a vacillare.
<<Ho detto di no!>>. Pollux continuava ad inveire contro Celeste, che testarda, voleva assolutamente andare con lui al Louvre. Intanto Castor li guardava sbadigliando e ridendo, ancora un po' stordito dal sonno.
<<Castor, dille qualcosa!>> urlò Pollux al fratello.
<<In realtà...l'idea di Est non è male>>. Celeste mostrò uno sguardo di sfida a Pollux.
<<Siete pazzi, fuori di testa...>> sussurrò Pollux prendendo dei vestiti dall'armadio e chiudendosi in bagno.
I due amici si guardarono a scoppiarono a ridere. Poi Celeste si sedette sul letto soffermandosi a pensare alla fame che le stringeva lo stomaco in quel momento.
<<Effettivamente anche io ho fame>> disse Castor.
Si scambiarono un'occhiata complice ed entrambi capirono all'istante. Balzarono in piedi e facendo il più piano possibile e molta attenzione aprirono la porta. In corridoio non girava ancora nessuno.
<<Secondo te dove si trova la mensa?>>.
<<Presumo al piano terra>> pensò lui.
Con cautela scesero tutte le rampe di scale, nascondendosi ogni tanto quando incrociavano professori o studenti mattinieri.
Quando finalmente giunsero alla mensa, aprirono le porte sempre in silenzio e controllando che non vi fosse nessuno all'interno. Era così. Nessuno studente e nessun inserviente, ma un'abbondante colazione pronta a sfamare centinaia di studenti era stata preparata su tavolini e banconi. I due avanzarono sentendo il rimbombo dei loro passi nella grande sala. Era molto accogliente, a differenza dell'intero edificio. Si avvicinarono al bancone che ospitava i dolci: torte a cioccolato, muffin alla vaniglia, crepes, croissant al miele, erano stati messi ben in vista. I due amici presero subito un vassoio che iniziarono a riempire, assaggiando qua e la quelle prelibatezze.
Ma erano così presi da tutto quel ben di Dio che non si accorsero della signora che spuntò dalla cucina adiacente.
<<Que faites-vous ici? S'en aller! Ce n'est pas encore l'heure du petit déjeuner!>>.
Celeste non capì minimamente ciò che disse quella buffa signora dal rossetto rosso e la cuffietta verde, ma sentì la vergogna impossessarsi del suo corpo e colorarle le guance di rosa acceso per averla beccata con mezzo cornetto in bocca.
I due amici fuggirono subito dalla mensa, portandosi dietro il cibo che avevano preso.
Nel momento in cui rientrarono in camera, sempre ridendo, Pollux uscì dal bagno e vedendo quel vassoio di cibo strabuzzò gli occhi.
<<Cosa vi ho detto ieri! Potete rimanere qui solo se non vi fate beccare>>.
<<E infatti nessuno ci ha visto>> disse Casto, mentre Celeste allungò un muffin ai mirtilli a Pollux.
<<Grazie>> rispose lui incerto, poi aggiunse <<comunque, fra un po' esco per la gita e voi rimanete qui senza fiatare, chiaro?>>.
<<Chiaro>> risposero i due, troppo concentrati a mangiare.
<<E non mangiate sul mio letto!>> disse Pollux, tirandogli un cuscino.
Dopo di ché, vestito con la sua divisa e profumato, uscì dalla stanza, diretto in giardino, luogo dell'appuntamento per partire e andare al Louvre.
<<Noi non rimarremo qui dentro, vero?>> si accertò la ragazza guardando l'amico.
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COME UNA STELLA CADENTE
General Fiction[IN REVISIONE] Celeste ha tentato il suicidio a soli 17 anni. Quando viene ricoverata in ospedale psichiatrico incontra Castor, ragazzo che sveglia la curiosità di Celeste. I due diventano in fretta amici, accumunati dal motivo per cui si trovano in...