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Gli ci vollero due giorni a Castor e Celeste per guarire completamente. Quei due giorni li passarono in camera a guardare film su film francesi, che non capivano assolutamente, però gli facevano compagnia. Pollux ne approfittò per recuperare un po' di studio, senza mai privarsi del divertimento con Castor e Celeste. Difatti per intrattenerli aveva comprato loro il Twister, e in realtà lo aveva acquistato anche per se stesso. Così la sera, quando Pollux tornava dalle lezioni si mettevano a giocare, slogando i loro corpi, cadendo e ridendo ad alata voce. Effettivamente erano molto buffe le cadute mentre si contorcevano per raggiungere con mani e piedi i pallini colorati.

Il terzo giorno però, decisero di uscire, comprendoni bene stavolta. Dopotutto mancavano due giorni al Natale, e secondo Celeste non esisteva miglior festeggiamento se non quello di andare a pattinare sul ghiaccio. Castor accolse con gioia l'idea dell'amica, mentre Pollux fu piuttosto riluttante. Ma Celeste insistette talmente tanto che alla fine Pollux cedette per sfinimento.

<<In piedi, veloci>> aveva sussurrato Pollux per svegliare Castor e Celeste ancora dormienti, mentre li scuoteva bruscamente e loro brontolavano. Non avevano tutti i torti dato che era l'alba. Ma erano ben consapevoli del fatto che se avessero voluto pattinare, sarebbero dovuti andare in un orario in cui non ci sarebbe stato nessuno. E l'alba era perfetta.

Ancora con il segno del cuscino disegnato sulle guance, Celeste e Castor si alzarono e a turno andarono in bagno a lavarsi e a cambiarsi. Entrambi optarono per dei bei pantaloni di tuta pesanti, indossarono due magliette, una felpa calda e il giacchetto sopra. Celeste si sentiva goffa con tutti quei vestiti addosso, anche perché erano tutti di Pollux, perciò erano il doppio di lei.

In silenzio assoluto attraversarono il corridoio fino a raggiungere la porta che dava sulle scale d'emergenza. Scesero veloci, poi davanti al cancello, Pollux mostrò il suo badge allo scanner ed il cancello si aprì.

Camminarono lentamente, godendosi l'atmosfera, le strade in piena pace, l'odore del pane e dei dolci appena sfornati quando passavano davanti i forni e le pasticcerie. Guardavano meravigliati le decorazioni per strada, come se fossero stati dei bambini in un negozio di caramelle.

Dopo venti minuti di camminata raggiunsero la pista di pattinaggio sul ghiaccio. Era stupenda, circondata dal verde degli alberi e con le lucine sospese su di essa e avvolte attorno alla recensione.

Pollux si avvicinò guardingo al piccolo chiosco che affittava i pattini, chiuso da una serranda con un lucchetto.

<<Castor, il maestro qui sei tu>>.

Castor e Celeste si avvicinarono a lui.

<<Est, dammi una forcina>> ordinò Castor continuando a guardare intensamente il lucchetto.

Celeste se ne sfilò una dai capelli e la passò all'amico, che subito la inserì nella fessura del lucchetto e cominciò a girare finché la chiusura non scattò.

<<Detto, fatto>> disse Castor, tirando su la serranda.

Pollux scavalcò il bancone con un balzo.

<<Allora, un quarantadue per me, un quarantadue per Castor e...per la principessa che taglia?>> chiese ironico Pollux.

<<Trentasei>>.

Pollux rise. <<Abbiamo il piedino da fata>>.

Celeste gli fece una linguaccia, prese i pattini e si andò a sedere su una panchina per infilarseli, e fecero lo stesso i gemelli.

Una volta che tutti e tre se li misero ai piedi, si alzarono e Celeste e Castor entrarono immediatamente in pista, cominciando a prendere il giusto ritmo e a trovare l'equilibrio.

COME UNA STELLA CADENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora