13.

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La mattina seguente Celeste si svegliò per prima. Quando aprì gli occhi rimase ancora sdraiata nel letto, assaporando il tepore caldo delle coperte, e rannicchiandosi cercando di trovare più calore. Quella mattina faceva particolarmente freddo.

Dopo dieci minuti passati a fissare il soffitto e la finestra, decise di alzarsi. In punta di piedi scese dal letto e si infilò le ciabatte nere pelose di Pollux ed andò in bagno. Mentre si guardava allo specchio la pervase una strana sensazione. Non sarebbe riuscita a spiegarlo bene, ma Celeste in quel momento percepì un'energia ambigua, negativa in quel bel bagno azzurro. Si sentì soffocare, una morsa allo stomaco la attanagliò, tanto che dovette sostenersi al lavandino. Presa da un improvviso capogiro uscì dal bagno e finalmente tornò a respirare per bene.

Il suo stomaco brontolò: aveva fame, doveva mangiare. Controllò l'orario sull'orologio appeso vicino alla scrivania. Erano le sette, quasi ora di colazione. Con una bella dose di coraggio decise che la sarebbe andata a prendere per tutti e tre, sperando in nessuna discussione con Pollux.


Mentre Celeste si trovava fuori dalla stanza, Castor e Pollux si svegliarono insieme di soprassalto, a causa di un allarme partito nel quartiere.

<<Buongiorno>> sussurrò Castor, tirandosi a sedere sul letto, stiracchiandosi e sbadigliando.

<<Buongiorno>> rispose il fratello, alzandosi da terra e raccogliendo le coperte.

<<Celeste?>> chiese subito Pollux, preoccupato per l'assenza della ragazza.

<<Sarà in bagno>> rispose Castor, alzandosi piano piano dal letto, facendo attenzione a non fare movimenti troppo bruschi per evitare di sentire dolore nell'interno coscia. Pollux se ne rese immediatamente conto.

<<Castor...>> iniziò Pollux, <<che hai fatto ieri sera?>>.

<<Che intendi dire?>>. Tutti i nervi di Castor si drizzarono, i muscoli si tesero ed irrigidirono, gli occhi vagavano nella stanza, evitando lo sguardo del fratello, mentre le mani erano occupate a sistemare il letto.

<<Ti sei fatto del male, vero?>>. Il tono di Pollux era calmo e rilassato.

<<No, non dire sciocchezze>>.

<<Lo so che ti sei bruciato>> disse poi schietto.

A quel punto, Castor smise di prestare attenzione al letto, si tirò in piedi guardando dritto negli occhi il fratello.

<<Come lo sai?>> domandò poi, ormai scoraggiato e arreso.

<<Questo non ha importanza. Dimmi, perché l'hai fatto?>>.

In quel momento, Castor si sentì le gambe cedere. Percepì il panico farsi largo tra lo stomaco, le costole, i polmoni ed infine il cuore. Lo sentì prendersi tutto e divorare la calma, capì che stava precipitando, che stava per essere inghiottito da un vortice di terrore. Si rannicchiò per terra, con la schiena appoggiata al letto. Con le ginocchia al petto e circondate dalle braccia cominciò a dondolare su se stesso. Avanti e indietro. Avanti e indietro, con il tentativo di placare quel mostro che si stava divorando tutto di lui. Tutto.

Pollux si inginocchiò davanti a lui, gli toccò la schiena con la mano, gliela accarezzò.

<<Dimmi, Castor. Parlami. Cosa c'è che non va?>>.

<<Ma tu sai cosa significa soffrire di depressione a 17 anni?!>>, sussurrò con voce rotta.

<<Dimmelo, lo sai? Certo che no. Tutti credono che sia un capriccio, che io voglia attirare l'attenzione di qualcuno. Sono arrivato addirittura al punto di credere a queste persone, di pensare che tutto ciò che mi stava succedendo fosse solo il niente, una farsa che stessi recitando. Non sapevo cosa avessi. Mesi e mesi senza capire niente di te stesso. Riesci a comprenderlo? Soffrire di depressione significa passare le notti in bianco, perché nonostante l'infinita stanchezza, lei non molla e non ti fa chiudere occhio. Significa non riuscire a fare nulla in molte giornate: passare la vita in un letto, fissando il vuoto. Significa isolarsi, non andare a scuola. Significa perdere interesse per tutto ciò che ami fare. Significa litigare con i genitori, con tutti gli amici. Significa convivere con una tristezza assurda, talmente tanta che la senti anche a livello fisico, ti opprime, ti schiaccia, non ti lascia respirare.

COME UNA STELLA CADENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora