6. Tragedia

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Busso alla porta di mio fratello e lui mi apre pochi minuti dopo.
«Sei elegante per farmi solo da accompagnatrice, sorellina.» mi saluta scherzosamente. In effetti, non so perché mi sono messa un vestito lungo fino al ginocchio, celeste che per quanto semplice, è anche elegante e adatto per una cena.
«Volevo essere all'altezza per scortare il famoso Harry James Potter.» mi giustifico con un sorriso sulle labbra.
Anche lui sorride divertito e mi offre il braccio. «Sono sicuro che lo sarai, madame.»
Mi aggrappo e usciamo. Tutti i compagni ci guardano come se fossimo la coppia dell'anno e sinceramente, lo trovo piuttosto divertente.

Imbocchiamo il corridoio e ci dirigiamo verso il luogo dell'incontro. Hermione viene più tardi, doveva ancora finire di prepararsi quindi ha detto che ci avrebbe raggiunti dopo.
«Hai parlato con Ron?»
«Perché dovrei? È tornato a ignorarmi.»
Un groppo mi si forma in gola al solo pensiero e per un attimo desidero che ci sia Zabini, qui con me. Non riesco a darmi una spiegazione, ma quando c'è non penso più a nulla ed è quello che mi servirebbe ora.

Harry scuote la testa. «Guarda che lo so che stavi origliando, quella sera. Ti ho sentita.» dichiara con disinvoltura, accensando un sorrisetto.
Sbianco in un primo secondo, poi mi riprendo. «Non vuol dire nulla. Mi ha baciata e...» mi fermo, tappandomi la bocca. Mi è scappata una parola di troppo. Proprio quella proibita, che lui non doveva scoprire in questo modo.
«Aspetta. Che ha fatto?!» cambia espressione e si fa sospettoso, alzando un sopracciglio. Io nego «Niente. Assolutamente niente.» ribatto continuando la marcia, sembrando il più naturale possibile.
Lui però non sembra voler sorvolare e come dargli torto...

Mi afferra il braccio, bloccandomi.
«Ester, ripeti. Ho sentito bene? Baciata?» domanda rigido, non l'avevo mai visto così prima e quasi mi inquieta, ma sinceramente non c'è nulla da stupirsi.
«Si...» confermo, arrendevole. Mi allontano un po' sottraendomi alla sua presa e mi siede sul davanzale della finestra più vicina, con la testa basta e un macigno sul cuore che rischia di schiacciarlo. La consapevolezza di aver sbagliato.
«E quando pensavi di dirmelo?»
Tiro su sol naso e lo guardo per un secondo. «Ma...io te l'ho detto. Credevo avessi capito quando ti ho spiegato il motivo per cui non ci parlavamo più.» dico poi in mia difesa, riabbassando gli occhi. Non riesco a guardarlo in questo momento. Il suo tono è troppo crudele e freddo perché io possa sopportarlo.

A questo punto, si mette le mani sui capelli e sbuffa rumorosamente. Nervoso e completamente sconcertato «Ma no, neanche lontanamente. Avevo capito che ti aveva sfiorata mezzo secondo, non toccata.» risponde voltandosi, dandomi le spalle.
Si sfrega il mento, esasperato e per un po' non diciamo più nulla lasciando che un telo nero cali su di noi e ci avvolge in uno stato di angoscia insopportabile.

«Che intendi fare adesso?»
Ho la voce che trama, ma non m'importa. Devo sapere cosa gli sta passando per la testa, senza esplorarla. Voglio sentirlo.
Si volta, l'espressione meno dura, ma pur sempre vigile. «Suonargliele. Non si può permettere di avvicinarsi tanto a te, neanche se è il mio migliore amico.»
Ecco, questa è la risposta che temevo e che mi fa crollare. Qualcosa dentro di me di spezza e non solo perché il mio pensiero vola a Ron.
«Ma Harry...» tento, ma lui mi blocca con un'occhiata di fuoco.
«Niente 'Ma'. Ha sbagliato e non voglio capiti mai più. Ti ha fatta soffrire troppo a lungo.» dichiara per poi ricominciare a camminare. «Adesso andiamo a questa cena e poi mi sente.»

Annuisco, anche se non mi vede, ne importa che cosa sto provando in questi minuti e sapevo che prima o poi questa storia sarebbe saltata fuori e che su di lui non avrebbe avuto un buon effetto. Fino ad ora l'ha avuto, ma perché quando ci siamo confidati, non ho detto proprio tutta la storia. Ho omesso il particolare più importante perché sapevo avrebbe reagito così. Ron è il suo amico più caro, ma non riesce ad accettare che mi abbia toccata in quel modo.

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