29. La Profezia Nascosta

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«Eccola qui, mio signore.»
«Molto bene.» La voce di Lord Voldemort riecheggia intorno a me, ma non riesco a distinguere se sia lontana o vicino.

Tuttavia, non ho nemmeno il tempo di esaminar la situazione. All'improvviso sento un formicolio percorrermi l'intera schiena e un attimo dopo mi sento diversa.

"Ora possiamo compiere il fato" penso tra me, maligna. Mi pietrifico.
Che sta succedendo? Non sono io questa sta parlando.

Tremo, ma resto forte e comincio a camminare come se tirata da un filo invisibile che nemmeno so dove conduce. MI sfrego le mani, distendo gli abiti alla bel e meglio e proseguo indisturbata fino a quello che sembra essere un bosco.

Dove diamine mi trovo?
Perché sento di non essere più me?

La mia vista è un po' annebbiata e il paesaggio intorno a me appare sui toni dei grigio e del verde salvia, tutto molto cupo e quasi agghiacciante.

Il filo però continua a farmi andare avanti e così ben presto mi ritrovo nel mezzo della foresta, circondata da alberi sottili e alti chilometri. Allora, vedo avvicinarsi una figura.

È un ragazzo simile a me. Sembra avere la mia stessa età, un taglio di capelli corto e color cioccolato, due occhi azzurro cielo. Indossa dei pantaloni scuri, una maglietta blu notte e una giacca color caramello molto chiaro. Porta degli occhiali rotondi e ha una cicatrice sulla fronte, a forme di saetta.

Harry Potter

Al pensiero qualcosa dentro di me scatta e afferra la bacchetta, attaccando senza preavviso il ragazzo che si arma a sua volta.

«Ester! Ester!» urla un nome che non riconosco e mi blocca il braccio, l'uno a pochi centimetri dall'altra. «Sorellina, sono io.»

«Spostati, maiale.» La mia mente torna lucina per un secondo e mi rendo conto di ciò che ho detto, ma ne il motivo ne a chi esattamente. Quindi, la cattiveria riprende il sopravvento.

Vai, cara, è il momento che stavo aspettando

Da oggi esisterai solamente tu

Addio a Saint Potter

Solo tu, l'unica degna

Una voce viscida mi ronza nella testa, ma non riesco comunque a distinguerla. Percepisco però ce è dentro di me e sta logorando ogni pezzo della mia anima.

Uccidilo!

Ti ha sempre messo in ombra

Si è preso il merito delle tue imprese

«Stupeficium!» grida il ragazzo.
«Bombarda.» Lo faccio roteare all'indietro di qualche metro. Lui si rialza e riparte, anche se un po' più indebolito.
«Wingardium Leviosa.»

La mia bacchetta si divincola, ma io non la mollo. Anzi, attacco fiondandomi verso di lui. Ci ritroviamo a terra, tra le foglie secche che stanno su un letto di fango secco.

Ci capovolgiamo un paio di volte e io alla fine lo fermo stando su di lui. Le gambe ai lati dei suoi fianchi e il legno magico contro la sua tempia.
«Av- »

Il ragazzo ingoia un po' di saliva a vuoto e mi guarda tristemente. «Sorellina, combattilo» dice sicuro prendendomi per le spalle.
«Zitto ragazzino.»
«No, questa non sei tu. Non vuoi davvero farlo.»

Indica con un'occhiata la bacchetta e la luce verde che sta per uscirne. Sbatto le palpebre e sposto gli occhi da lui alla magia un paio di volte.

Quindi mi rendo conto di ciò che stavo per fare e mi allontano, terrorizzata da me stessa. Torno in me e mi guardo le mani. Rabbrividisco.

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