16. Liti e Fughe

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Mi alzo e di prima mattina sento dei rumori provenire dal piano di sotto, quindi mi infilo le pantofole e scendo pian piano le scale.

«Gin, ti prego. Parliamone.»
«No, Tancredi. Lasciami, ti sei solo approfittato di me.»

Il mio cuore si stringe nel sentire i miei amici litigare in questo modo. Sopratutto considerando il fatto che io posso sentire oltre le parole. Dietro esse c'è un mondo. Da parte di lui: sincerità e malinconia. Da lei: ferite e voglio di rimediare.

Mi avvicino ancora un po' in modo da vederli chiaramente. Ginny ha già addosso il vestito elegante e nero con qualche pizzo qui e là per le nozze di Bill e Fleur e lui pure. Ha una giacca dai motivi fantasiosi applicati su un tessuto blu notte che gli sta davvero bene e una camicia bianca sotto, pantaloni blu.

«Dimmi una cosa. Ti è mai importato qualcosa di me?»
«Ginny. Tu non hai...idea di quante volte io...» si fa più vicino per sfiorarle i capelli. Lei si calma e is guardano un momento negli occhi.

Sento dei passi alle mie spalle e un attimo dopo Harry raggiungermi per andare a far colazione. lo fermo con un braccio, intimandogli di far silenzio.
Lui vede i due, capisce e torna di sopra.

Io allora riporto l'attenzione a Ginny e Tancredi che ora si stanno scambiando un dolce bacio che perdona ogni giorno di distacco di lui. Faccio per andare in cucina, ma involteramente vado addosso a un basso, distraendoli.
«Scusate...»

Lei si stacca e guarda con riproverò. «Eri dietro la parete ad oregliare vero?»
Mi porto una mano dietro la nuca, imbarazza. «Beh, si...forse..più o meno.»
Incrocia le braccia e alza una sopracciglio. Io allora mi arrendo alzando le mani. «Ok, mi dispiace. D'accordo?»

«Devi imparare a farti gli affari tuoi, Ester.»
«Gin, lo sai che non riesco a trattenermi.»
«Provaci!»

Se ne va e Tancredi viene verso di me. «Le parlerò. Vedrai che le passerà.»
«Penso sia la prima volta che mi grida contro in questo modo...» mi sento male, davvero. Io e Ginny non abbiamo mai litigato, neanche per la mia abilità. Tuttavia, credo che quelle parole fossero intrappolate da qualche parte dentro di lei da tanto tempo.

Tan mi poggia una mano sulla spalla e sorride incoraggiante per poi allontanarsi un passo. Il mio cuore comincia a battere e quando mi giro vedo Ron venire verso di noi.
Saluta con un cenno e invita Caloi a seguirlo. «Papà vuole che lo aiutiamo con il capanno.»

L'altro annuisce e fa come dice mentre io mi ritrovo a guardalo un po' confusa. Non mi neanche dato un bacio sulla guancia...forse si vergogna di me?
Pensavo che avessimo superato quell'ostacolo ormai, dopo l'ultima volta nella Stanza delle Necessità.

Mi prendo una tazza di latte e ne bevo un sorso, bevendone un po'. Guardo fuori con aria assente mentre gli uomini innalzano il tendone per il ricevimento del matrimonio.

«Buongiorno Ester.»
Mi volto verso Tonks che mi sorride, sedendosi a tavola. «Ciao.» dico con un gesto della mano.
Mi invita a unirsi a lei. «Sai, aspetto un bambino.»

«Davvero?» chiedo commossa. Sorride, dando la conferma e io mi sento al settimo cielo per lei e Lupin.
Quest'ultimo entra nella stanza, interrompendoci e si prepara un caffè mentre Tonks ci lascia per andare fuori.

«'Giorno. Quando partite?»
«Non lo so. Probabilmente appena finito il matrimonio.»
«Ok. Io verrò con voi.»

Sbarro gli occhi e serro i pugni contro il tavolo. «Remus, non puoi. Devi stare con Tonks e tuo figlio.»
«No, io devo proteggervi.»
«Ce la caveremo. Non puoi abbandonare la tua famiglia.»
«Anche tu e Harry lo siete!»
«Tuo figlio è più importante. Se vieni con noi rischi di non tornare e cosa vuoi? Lasciare un bambino orfano?» sto per piangere quando entra Harry, avvicinandosi a me.

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