Rachele
Uno sparo, un rumore assordante che porta il silenzio. Un rumore che la prima volta che lo sentii avevo poco più di dieci anni quando lo zio Dylan mi aveva insegnato a sparare. Un rumore simile ad un boato che però all'età di sedici anni mi traumatizzò quando avevano sparto a papà sotto il mio sguardo. Un rumore che penetra l'udito, che spaventa perché porta solo violenza e dolore. Un dolore che io in questo momento non sento ma in compenso vedo sul viso delle persone che amo la paura mentre sento come chiunque urla il mio nome in preda al panico.
<<Io...>> sussurro appena, incapace di dire altro quando sento come in modo brusco la persona che era alle mie spalle molla la presa su di me, sentendo in seguito come il suo corpo precipita a terra.
<<Rachele!>> sento la voce Thomas chiamarmi per poi sentire la caloria di due braccia stringermi in modo disperato e per quanto vorrei dirgli che sto bene dalla mia bocca non esce alcuna parola se non il suono del mio pianto.
<<Sono qui amore mio>> il timbro caldo di Thomas riscalda il mio udito mentre i battiti del suo cuore seppur accelerati sono in grado di calmare il mio cuore.
<<Dimmi che stai bene, ti prego>> mi supplica con la voce tremante e per quanto vorrei risponderli non trovo la forza perché se solo lo facessi mentirei.
<<Starai bene>> sussurra in seguito a bassa voce, come se avessi già capito i miei pensieri mentre mi prende fra le sue braccia. La mia testa si appoggia tra la sua spalla e il suo collo mentre con una mano mi aggrappo alla sua maglietta, stringendola come se fosse la mia ancora di salvezza.
<<Ti prometto che starai bene>> sussurra nuovamente come se stessi cercando di convincere anche me di queste sue parole.
******
Una volta saliti in macchina Thomas ha guidato fino a casa mia dove si sono presentati tutti, chiedendomi di come stessi o di come mi sentivo, e apprezzo davvero tanto l'affetto dei miei amici e anche quello dei miei parenti ma in quel momento, e anche oggi che sono passati ormai due giorni non me la sento di parlare, non con loro, per questo mi sono rifugiata nell'unico posto che in questo momento mi da un po' di pace, ossia fra le braccia di Tommy.
Nonostante la paura che vidi nel suo sguardo quando mi rifiutati categoricamente di parlare lui in modo calmo e tenero disse ai miei genitori che si sarebbe presso cura di me, portandomi in seguito via da quella casa, dalla mia casa. Magari per i miei genitori la mia reazione è stata esagerata ma in quel momento non riuscivo a guardagli negli occhi. Scoprire che sono stata mentita non solo negli ultimi quattro anni ma praticamente da quando sono nata per me è stato un altro colpo da incassare. Ho pensato tanto e ho provato a capire del perché tutti intorno a me mi hanno mentita, arrivando di conseguenza ad una motivazione, ossia la vita che aveva mio padre prima, eppure per me come scusa non è abbastanza. Sicuramente per lui, per la zia Tessa o per la mamma non è stato facile avere una vita così movimentata e piena di pericolo ma...
<<Sento il rumore dei tuoi pensieri da qui. Perché non metti la mente un po' in pausa?>> domanda Tommy mentre prende posto accanto a me nel divano.
<<Perché non c'è la faccio. Gli avvenimenti che sono successi non mi danno pace>> confesso a bassa voce mentre faccio scivolare il mio corpo, appoggiando la testa sulle sue gambe e come ormai da abitudine la sua mano passa in mezzo ai capelli, giocandoci con le ciocche. Prima questo ero un gesto che io facevo con lui quando aveva bisogno di calmarsi e adesso i ruoli si sono invertiti. Da quando Thoams mi ha portato via da quel capannone non si è separato da me neanche per un attimo, tenendomi sempre sotto la sua osservazione e nonostante il suo attaccamento possa sembrare morboso a me non da fastidio per il semplice motivo che ho paura, paura di restare da sola, nonostante Lacroix è morto.
Quando ho sentito il rumore di uno sparo in pochi secondi ho pensato al peggio, solo che per fortuna quei brutti pensieri sono rimasti tali visto che quello ferito è stato proprio quel signore, perdendo la sua vita per mano di Adrien. Il suo gesto seppur eroico è stato fatto sicuramente per rabbia, per vendicare la morte di suo padre, perché e questo quello che porta la cattiveria, la violenza.
<<Prima o poi il dolore svanisce, basta saperlo sostituire>>
<<Non è la prima volta che mi dici questa frase>> constato l'ovvio, pensando a quei momenti di qualche settimana fa quando pensavo che tra di noi non ci sarebbe stato più niente, eppure da allora sono cambiate così tante cose.
<<Perché anche in questo caso sono del parere che nonostante resteranno i ricordi brutti il dolore lo puoi allontanare...>>
<<Sostituendolo con l'amore>> concludo la sua frase mentre sollevo leggermente la testa le guardarlo, notando che lui lo stava già facendo.
<<Lo so che sei triste, confusa e magari anche arrabbiata ma tu hai l'animo buono Rachele e dovresti permettere all'amore di infiltrarsi nuovamente nel tuo cuore>>
<<Ma io...>>
<<Lo so ragazzina ma non parlo dell'amore che provi per me ma dell'amore che provi per i tuoi, per tuo padre. Quel amore che avevi sotterrato per via del dolore. Penso che è arrivata l'ora di non soffocarlo più>>
<<Ho paura Tommy>> sussurro piano mentre mi metto seduta.
<<Paura di cosa Rachele? Non pensi che sia un bene che lui in realtà è vivo?>>
<<Ho paura che prima o poi lui se n'è andrà di nuovo, e questa volta sul serio>> dico a bassa voce mentre le lacrime inevitabilmente iniziano a scendere sulle guance.
Scoprire che fosse vivo chiaramente è stato uno shock e nonostante la rabbia iniziale una parte di me era felice, anche se non ho avuto modo di gioire, e sono cosciente che adesso sto prendendo del tempo prezioso che potrei passare insieme a lui ma ho paura di aprire il mio cuore a mio padre. Ho paura che un giorno lo perderò di nuovamente e sul serio.
<<Avere paura è normale Rachele ma non dovresti permetterle di impedirti di vivere. So che è difficile ma dovresti non pensare più a cosa è successo, e dovresti dare più attenzione a quello che hai adesso perché se perdi altro tempo senza amare più avanti te ne pentirai>> dice con la voce tenere mentre asciuga le mie lacrime.
<<E se adesso lui non mi vuole più parlare? L'ho ferito, di questo ne sono sicura>>
<<Pensi veramente che io posso avercela con te?>>
<<Papà>> sussurro piano, quasi incredula quando spostando lo sguardo lo trovo appoggiato alla porta che da sulla veranda. I suoi occhi castani sono puntanti sulla mia figura mentre le sue labbra a differenza di quello che pensavo sono curvate in un tenero sorriso.
<<So di aver sbagliato, così come sono cosciente del fatto di averti causato fin troppo dolore e non sai quanto mi dispiace ma farei qualsiasi cosa per saperti al sicuro>> ammette, cercando di sfoggiare un timbro di voce determinato ma il tremolio che percepisco lo smaschera. Vedo i suoi piedi incamminarsi verso di me, provocando al mio cuore uno strano battito e senza più resistere scendo dal divano, correndo da lui, buttandomi fra le sue braccia che mi afferrano all'istante, stringendomi in un modo così forte e intenso che sembra come se stessi cercando di farsi perdonare per tutti quei abbracci che entrambi ci siamo persi.
<<Non te ne andare mai più>> dico con le lacrime agli occhi mentre lascio che la caloria del suo abbraccio riscaldi quella parte del mio cuore che per troppo tempo avevo trascurato.
<<Sono qui principessa, sono sempre stato qui>>
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Infiltrata nel cuore
ChickLit"Penso che le persone che accettiamo intorno a noi contribuiscono a formarci come persona. A volte abbiamo la fortuna di incontrare persone dalle quali possiamo imparare molto ma siamo noi a decidere chi tenere nella nostra vita e chi lasciare andar...