Quando riconobbi la curva del quartiere di casa mia, mi svegliai dal mio sonno tranquillo e sollevato con uno sbadiglio. Non mi ero nemmeno resa conto di essermi addormentata.
La notte era già scesa da parecchio a giudicare dall'oscurità del cielo, e le stelle sembravano non essere tanto luminose quanto quelle che avevo osservato per tutte le notti precedenti passate a Redwood.
Finalmente un'altra tremenda estate era terminata, e io avrei ritrovato la pace di casa mia e di Dawnguard, la mia amata città.
Zia Iris parcheggiò l'auto sul vialetto, e io mi lasciai scappare un sospiro di sollievo.
«Forza Rose, scarica i tuo bagagli. È già tardi, e domani ti aspetta un grande inizio!» trillò zia Iris, scendendo dalla macchina e saltellando euforicamente, battendo le mani.
Scesi dall'auto anche io, e non riuscii a trattenermi dall'alzare gli occhi al cielo. Ma zia Iris, alla quale solo poche cose sfuggivano, mi vide con quell'espressione infastidita.
«Dai Rose! Non sei emozionata? Agitata? Spaventata? Domani inizia il tuo ultimo anno di liceo! Sei cresciuta così in fretta, bambina mia!».
Misi un dito davanti alla bocca per farle segno di abbassare la voce, e sperai che la sua incontrollabile agitazione non svegliasse tutto il vicinato. Di sicuro ai nostri vicini la voce squillante ed esageratamente agitata di zia Iris non era mancata.
Con passo trottante fece il giro dell'auto, e venne verso di me per stritolarmi in uno dei suoi soliti soffocanti, ma teneri e affettuosi abbracci.
«Zia... non... respiro...» sibilai, mentre lei mi stringeva sempre di più. Era una donna minuta, ma quando si trattava di abbracci tirava fuori una forza spaventosa.
«Scusa, scusa!» esclamò staccandosi da me e stampandomi un bacio sulla guancia. «È che sono troppo emozionata! E incredula...», e poi d'un tratto si fece più seria. «Sei cresciuta così in fretta... Ogni estate vola, e tu diventi sempre più grande... Mi sembra ieri che i tuoi genitori ti hanno portata qui da me». Sospirò con uno sguardo dolce, abbandonando le braccia sui fianchi.
D'improvviso, una sensazione di struggente vuoto si fece largo nel mio petto, e sentii il mio cuore affondarci dentro.
«Zia Iris, ti prego, lo sai che non mi piace parlarne» dissi, cercando di mantenere una voce calma e pacata, ma che uscì fin troppo dura.
«Scusami Rose, hai ragione. Portiamo dentro le nostre cose?» chiese lei con un sorriso, sperando di riuscire a spostare la mia attenzione su altro.
Lei era sempre in grado di ascoltarmi, anche quando non parlavo. Riusciva sempre a capire quando il dolore e la sofferenza si impadronivano del mio cuore e della mia mente, e sapeva che la cosa giusta da fare era distrarmi e farmi concentrare su altro.
«Certo. Hai le chiavi?» le domandai in amichevole tono di sfida, sperando che mi desse una risposta affermativa. Magari fosse stata attenta alle sue cose tanto quanto lo era per qualsiasi cosa riguardasse gli altri.
«Oh, le chiavi... Chiavi...» farfugliò toccandosi le tasche dei jeans e iniziando a frugare nella borsa, ridacchiando imbarazzata. «Eccole!» esclamò, facendo dondolare sulle dita il mazzo con appeso il suo grande portachiavi a pon-pon rosa.
Scossi la testa con fare rassegnato ma divertito, e aprii il baule per tirare fuori le mie borse. Non portavo mai troppe cose in vacanza, a Redwood non c'era molto da fare e non c'erano persone con cui uscire, quindi bastava avere qualche vestito comodo, dei bei libri da leggere, un vecchio mp3 con musica scaricata, e un album con qualche matita e pennarello. Portare il cellulare, il computer portatile, o qualsiasi altro apparecchio tecnologico sarebbe stato inutile, dato che non c'era segnale fino alla fine del bosco, dal quale ci allontanavamo molto raramente.
STAI LEGGENDO
Petali e Spine
Romance❤️🥀 COMPLETATA 🥀❤️ Rosaspina ha da poco compiuto diciott'anni, e sta per affrontare l'ultimo anno del liceo artistico della città di Dawnguard, dove abita da anni con la zia Iris. Lei, con un nome così particolare, è la rosa amata da tutti per la...