«Ti va di dirci qualcosa di te? Di che cosa hai fatto di bello in questi anni?» disse mio padre dal sedile anteriore, sporgendosi per guardarmi.
Io sorrisi imbarazzata e abbassai subito lo sguardo.
«Se non ne hai voglia fa lo stesso, Rosaspina. Avremo tanto tempo per conoscerci!» rispose mia madre, con l'emozione nella voce.
«Solo "Rose"» la corressi.
«Va bene» rispose lei, stringendo le labbra in una linea sottile.
«Comunque, non ho fatto nulla di troppo speciale. Come già sapete sto facendo il liceo artistico, e non so ancora che cosa farò quando finirò gli studi. Ma voglio andare a lavorare per poi andare ad abitare da sola, o con Riven. Per il momento non ho in mente iscrivermi all'università» risposi tenendo lo sguardo fisso fuori dal finestrino, più recitando i miei pensieri ad alta voce che raccontando loro delle mie idee.
Ci fu un attimo di silenzio, e mi resi conto che stavo fantasticando sul mio futuro con le persone sbagliate. Quell'atmosfera di tensione mi fece capire che entrambi si aspettavano che io rimanessi con loro non solo per qualche mese, ma per anni, e che le mie idee erano totalmente fuori di testa per il modo di vivere che avevano.
E io che cosa mi aspettavo? Ora ero insieme a loro, e non potevo di certo biasimarli: avevano riavuto la loro figlia dopo un decennio, ed ero stata io ad acconsentire a partire, era normale che volessero che io restassi con loro per più tempo possibile.
Ma io avevo salutato la mia quotidianità senza sapere se sarebbe stato un addio, e non avevo minimamente pensato a come sarebbe stata la mia vita in un futuro prossimo. Avevo scelto di dare una svolta alla mia esistenza, accecata dall'idea di poter vivere con i miei genitori, e non avevo nemmeno preso in considerazione il fatto che le idee che avevo sul mio futuro, già incerte e non ben definite, sarebbe potute crollare in mille pezzi. E lo stavano già facendo, si stavano sgretolando in tante piccole bricioline.
La mia mente venne presa d'assalto da un turbinio intricato di pensieri e tormenti. Mi venne la tachicardia, sentii un ronzio e il pulsare del mio battito accelerato nelle orecchie, e il mio respiro si fece più pesante e veloce. Mentre tutto in me vorticava come una giostra impazzita, il tempo attorno a me sembrava rallentare sempre di più, fino a bloccarsi lasciando tutto quanto in un limbo.
Non avrei più abitato a Dawnguard, ma avrei abitato da qualche parte nel mondo non ben definita.
Non sarei più andata a scuola, ma avrei fatto le lezioni online senza vedere più in faccia i miei amici e i miei compagni di classe.
Non avrei più avuto una casa fatta da quattro pareti, ma solo un van con quattro ruote, o qualche ostello, o chissà cos'altro.
Non avrei avuto un lavoro fisso, ma un lavoretto di qualche mese per potermi permettere di vivere alla giornata abbastanza a lungo, prima di trovarne un altro in un altro paese.
«Stai bene?» chiese mia madre in tono preoccupato, appoggiandomi una mano sulla spalla.
Non risposi, perché sapevo che se avessi parlato mi avrebbe tremato la voce.
Che cosa avevo fatto? Avevo dato in pasto ai cani la mia vita che tanto amavo. Volevo scappare, buttarmi fuori dal taxi e correre via.
"Ce la fai" disse la voce di Riven, rimbombando nella mia testa.
"Ce la faccio" dissi a me stessa.
Feci un respiro profondo, cercando di ricordare il ritmo di quelli di Riven, e piano piano riuscii a calmarmi.
«Si, sto bene. Sono solo un po' agitata» risposi, e il ronzio nelle mie orecchie si fermò, e il tempo sembrò tornare a scorrere normalmente.
«Non ti preoccupare, stiamo andando in un bel posto» disse mio padre con voce rassicurante, voltandosi all'indietro e mettendomi una mano sul ginocchio.
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Petali e Spine
Romance❤️🥀 COMPLETATA 🥀❤️ Rosaspina ha da poco compiuto diciott'anni, e sta per affrontare l'ultimo anno del liceo artistico della città di Dawnguard, dove abita da anni con la zia Iris. Lei, con un nome così particolare, è la rosa amata da tutti per la...